IRENE GRANDI & STEFANO BOLLANI: COPPIA D'ASSI

Vent'anni di amicizia sfociano ora in un cd di raffinata qualità. Un dialogo voce e pianoforte tra divertimento, intensità, emozioni....

Vent'anni di amicizia sfociano ora
in un cd di raffinata qualità.
Un dialogo voce e pianoforte
tra divertimento, intensità, emozioni.

È una storia lunga e vecchia di vent'anni quella che coinvolge Irene Grandi e Stefano Bollani, artisti che fino a ieri sembravano stare su due sponde opposte del grande fiume della musica. Lei incasellata tra le prime donne del pop-rock, lui strepitoso pianista jazz con felici incursioni nella classica.
Oggi, per quei percorsi magici che solo la musica sa creare, s'incontrano in un album di elevata qualità, intitolato semplicemente con il loro nome e cognome, a compimento di una promessa che i due artisti si erano fatti da tempo.
Irene e Stefano, difatti, si conoscono da quando erano giovani di belle speranze e suonavano insieme in una band di Firenze, La Forma, in cui proponevano pezzi inediti alternati a cover. Poi le loro strade si sono divise, prendendo direzioni diverse e per entrambi ricche di soddisfazioni. Tuttavia, i due non si sono mai persi di vista, l'amicizia è rimasta intatta e spesso le loro traiettorie si sono intersecate con ospitate nei rispettivi dischi o nei concerti, rilanciando ogni volta l'idea di fare un album insieme ma rimandando sempre l'appuntamento per i rispettivi impegni.
Alla fine, Irene e Stefano il tempo se lo sono ritagliato e in dieci intensi giorni sono riusciti a incidere il loro cd per solo piano e voce. In scaletta, quasi tutti brani pescati dal repertorio altrui, che ci accompagnano nel Brasile amato da Bollani con Veloso, De Moraes e Chico Buarque, nel cantautorato italiano di Niccolò Fabi e Pino Daniele, negli standard americani, ma anche in riproposizioni curiose come Viva la pappa col pomodoro o No surprises dei Radiohead. In più, due pezzi inediti, uno scritto da Cristina Donà e l'altro da loro stessi.
Il risultato è di altissimo livello, raffinato, mai scontato né noioso. Bollani e Grandi si divertono e trasmettono emozioni, si sente che c'è complicità, come trapela in modo evidente anche nel tour teatrale che stanno portando in giro per l'Italia. Una ventata d'aria fresca in un panorama spesso incatenato alle sterili logiche del mercato che dimostra che la qualità paga.
Il vostro primo incontro vi vede giovani e in cerca di una direzione da seguire...
Bollani: Io e Irene facevamo parte dello stesso gruppo, La Forma, che agiva a Firenze. Eseguivamo cover di Aretha Franklin, Eurythmics, Sting, ma anche brani nostri. Abbiamo fatto anche un demo autoprodotto, numerosi concerti e persino un video clip terribile. Ho provato a cercare in rete se qualcuno aveva messo qualche reperto dell'epoca, ma per fortuna non c'è alcuna traccia. Credo che i nostri amici lo abbiano evitato per affetto nei nostri confronti. È stato comunque un periodo divertente.

Da quanto tempo pensavate a un disco insieme?
Grandi: Da circa dieci anni, ma non riuscivamo mai a trovare il momento buono per realizzarlo causa i nostri diversi impegni. Intanto, avevamo aperto un file nei nostri computer in cui inserivamo i brani che ci sarebbe piaciuto suonare insieme, una lista diventata infinita. Poi, come spesso accade in questi casi, la maggior parte di essi è rimasta fuori dall'incisione per privilegiarne altri dell'ultimo momento.

Come sono state scelte le canzoni?
Grandi: Con molta naturalezza e seguendo lo spirito del “buona la prima”. In studio, non sono mai mancate le idee e ci siamo lasciati condurre dal feeling che si creava di volta in volta durante l'esecuzione del brano. Se dopo qualche tentativo vedevamo che un pezzo non funzionava o non ci convinceva, lo lasciavamo perdere per passare ad un altro.
Bollani: La selezione è scaturita in maniera meno prevedibile di quel che si può pensare. Non tutti i brani pop sono stati suggeriti da Irene, così come i pezzi brasiliani o più bizzarri arrivano da mie proposte. Per esempio Viva la pappa col pomodoro l'ha voluta lei e anche l'arrangiamento è nato da una sua idea.

È un album che va controcorrente sotto tutti i punti di vista: solo per piano e voce, e inciso in pochi giorni.
Bollani: È un progetto voluto da noi due, un nostro completo investimento. Lo abbiamo inciso in dieci giorni, in un luogo tranquillo e senza pressioni. Nessuno ne sapeva nulla. Se fosse venuto male, non l'avremmo mai pubblicato. Solo a incisione conclusa, è stato ceduto in licenza a una casa discografica.
Grandi: In effetti, sul mercato non sono mai abbondati lavori come questo, ma per crescere bisogna anche osare e rischiare. Io non mi sono mai sentita legata a un solo genere e oggi, paradossalmente, la crisi discografica ti permette di sperimentare. In Italia, troppi artisti si aggrappano a una formula di successo per non mollarla più.
Bollani: Sono sempre stato convinto che Irene avesse delle potenzialità inespresse. Quando mi faceva sentire i suoi brani, come Bum Bum o Bruci la città, le dicevo che così sprecava il suo talento, poi però diventavano dei grossi successi. Non piacevano solo a me e a Pippo Baudo, che li bocciava per il Festival di Sanremo.

E se vi chiamassero per la manifestazione ligure?
Bollani: Nessuno finora lo ha proposto. E se qualcuno lo facesse, risponderei di no.
Grandi: La gara canora non mi mancherà. Sono completamente assorbita da questa nuova avventura, che sto affrontando con entusiasmo. Mi ha fatto riscoprire i tanti registri della mia voce: ironica, malinconica, ruvida, gioiosa...

Quali sorprese ha riservato la vostra collaborazione?
Bollani: Avevo timore che Irene, abituata a stare in studio per mesi, non si adattasse ai ritmi veloci del jazz in fase d'incisione. Invece, tutto è filato liscio, in modo rilassato e coinvolgente. È stato bello e semplicissimo.
Grandi: L'approccio si è basato sulla fiducia e sul divertimento che c'è sempre tra noi, e per me è stato senza dubbio un momento di crescita e una sfida. Le fasi più emozionanti sono scaturite quando cantavo sottovoce e Stefano accarezzava i tasti.

Irene, come hai affrontato i pezzi brasiliani?
Grandi: Mi è sempre piaciuta la musica brasiliana, conoscevo bene Veloso e Gil, meno Buarque, che mi ha fatto scoprire Stefano. Per coglierne meglio il feeling, mi sono fatta insegnare la pronuncia portoghese da un chitarrista brasiliano.

Nel cd trovano posto anche alcuni cantautori italiani. Perché?
Grandi: Ci sembrava giusto dare spazio ad autori nostri coetanei, visto che sono bravissimi. Costruire è un brano meno noto di Niccolò Fabi, ma che amo tantissimo perché fotografa la mia attuale fase di vita: fermarsi e costruire. L'inedito Come non mi hai visto mai mi è stato proposto da Saverio Lanza, mio vecchio amico, che lo ha composto con Cristina Donà: ci è piaciuto subito per la sua... “doppia personalità”, rock e lirica.
Bollani: A me me piace 'o blues di Pino Daniele è stato quasi inevitabile, visto che io e Irene lo facevamo già dal vivo tempo fa, rimanda alle nostre origini soul e pop.

Stefano, arrivi da un lavoro fatto con Riccardo Chailly. Cosa ti spinge a passare tra progetti così diversi tra loro?
Bollani: È un problema italiano, che si registra anche altrove. In Paesi come gli Stati Uniti o il Brasile, non esistono più steccati rigidi, si può lavorare su terreni diversi sempre con qualità. Inoltre, come ogni mia esperienza, anche questa nasce sotto il segno di un'affinità. Ci sono musicisti che ammiri, ma con cui è sufficiente salire sul palco una volta sola. Con altri, invece, si accende qualcosa di diverso, dove fare musica vuol dire condividere viaggi, cene, discussioni. Una situazione che posso vivere solo con persone con cui sto bene.

Irene, dopo un cd di questa levatura, ritornerai al pop?
Grandi: Non rinnego certo il mio passato, ma penso che questa esperienza mi porterà ad essere più esigente in futuro. Sto studiando la chitarra per ampliare le mie possibilità compositive, vorrei indirizzarmi verso un sound più acustico. Il pop attuale, soprattutto femminile, mi annoia, è troppo super prodotto, pieno zeppo di elettronica e di suoni di ogni tipo. Se c'è più spazio, la mia voce acquista altri timbri, si valorizza.

Stefano, quali saranno invece i tuoi progetti futuri?
Bollani: Al termine di questo tour con Irene, mi ritirerò per scrivere nuovi pezzi e prepararmi all'incisione di un cd che andrò a registrare a New York.

Claudio Facchetti

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