UN'ALTRA SONHORA STORIA

Con l'ultimo cd, Luca e Diego hanno mostrato i muscoli del rock, mettendo un po' da parte il pop. Un cambio di marcia che ha conv...

Con l'ultimo cd, Luca e Diego
hanno mostrato i muscoli del rock,
mettendo un po' da parte il pop.
Un cambio di marcia che ha convinto.



È tempo di una... Sonohra svolta nei paraggi di Luca e Diego Fainello, “titolari” del nome di una delle realtà musicali più apprezzate degli ultimi anni del nostro panorama musicale. Un cambio di marcia coinciso con l'uscita lo scorso maggio del loro ultimo cd, La storia parte da qui, che ha ridisegnato il loro sound in chiave energetica: più rock e meno pop, invertendo quei termini che li avevano accompagnati fino allora durante la carriera.
Luca e Diego, d'altra parte, hanno il rock e il blues nel proprio Dna, essendo cresciuti suonando quei generi nei tanti locali intorno a Verona, dove sono nati, quando ancora diventare musicisti a tempo pieno e di successo era per i due fratelli un sogno.
Poi, nel 2008, è passato dalle loro parti un treno che non si sono lasciati sfuggire. Andava al Festival di Sanremo e sul palco dell'Ariston i Sonohra si sono imposti sulla concorrenza nella sezione “Giovani” con il brano L'amore, il cui video su YouTube ha raggiunto oltre cinque milioni di visualizzazioni. Subito dopo è arrivato il cd di debutto, Liberi da sempre, che ha scalato le classifiche non solo nostrane, ma anche di molti Paesi dell'America Latina nella versione spagnola intitolata Libres.
Insomma, un esordio con i fiocchi dai sostanziali contorni pop che i due fratelli rilanciano brillantemente nel 2010 con la seconda prova, Metà, e un applaudito ritorno a Sanremo con la canzone Baby, stavolta però tra i “Big”. A riprova della bontà del loro progetto e della vocazione internazionale, alla fine dello stesso anno esce l'EP A place for us, con la versione in inglese di alcuni dei loro principali successi e l'inedito There's a place for us, brano guida del film Le Cronache di Narnia 3 - Il viaggio del veliero.
Adesso, come accennato, è giunta la volta della... svolta con La storia parte da qui, con i Sonohra che rafforzano le belle frasi melodiche dei pezzi con una buona dose di energia rock, con l'aiuto qui e là di qualche ospite d'eccezione, come il virtuoso di cornamusa Hevia e le felici penne di Eugenio Finardi ed Enrico Ruggeri. Valori aggiunti che rendono solo più godibile questo interessante e convincente cambio di direzione, come i due fratelli hanno dimostrato durante il tour estivo, che li ha visti protagonisti della calda stagione. Ne abbiamo parlato con Luca.

Come è stato accolto dal pubblico dei concerti il vostro cambio di marcia?
Molto bene. Siamo soddisfatti della risposta ottenuta, sempre entusiastica, che ci ha confermato che la direzione presa con l'ultimo album è quella giusta. Ovviamente, noi ne eravamo convinti, ma ottenere dei riscontri fa sempre piacere.

Quando è maturata la svolta?
Proprio alla fine del tour del 2011. Era arrivato il momento di cambiare qualcosa, un'esigenza forte che sentivamo dentro di noi. In sala prove, abbiamo incominciato a sperimentare soluzioni diverse rispetto al passato, provando a unire una maggiore aggressività nei suoni insieme a basi elettroniche. La contaminazione ci è piaciuta: il rock classico si sposava bene con le sonorità contemporanee e su quella strada è proseguito il lavoro. Per la prima volta, siamo davvero felici del risultato ottenuto.

Cosa c'era in passato che non vi convinceva?
In questi anni, ogni lavoro è stato frutto di alcuni compromessi che, pur lasciandoci spazio per esprimerci, non fotografava mai pienamente le nostre idee. Questo cd, invece, rappresenta davvero quello che oggi sono i Sonohra, e non a caso lo abbiamo anche prodotto.

L'album ha la pasta del rock potente, sulla falsariga di Train o Collective Soul. È quella la direzione che state prendendo?
Per certi versi sì. Ci piacciono band come i Nickelback o i Green Day, che fanno rock attuale ma usano un suono analogico che dà calore e colore ai brani. La nostra idea era di fondere insieme le sonorità degli anni '70 con qualcosa di attuale. Ecco perché siamo andati a New York a masterizzare il cd, per lavorare con Ted Jensen, uno dei migliori ingegneri del suono del pianeta.

Si apre dunque un nuovo capitolo della vostra storia...
Sì, è una piccola, ma significativa rivoluzione che contempla la musica e anche i temi affrontati nelle canzoni, che toccano spesso l'attualità oltre ad aspetti personali.

Il richiamo alla “libertà” del primo singolo non è quindi casuale.
La vita è un viaggio e la musica, nostra compagna fedele, le dà forma. Il brano Si chiama libertà vuole esprimere l'ondata di nuovo che arriva come bisogno di cambiamento. La crescita prevede tutto questo: nuovi orizzonti, la scoperta di nuove città, di nuove visioni e la conquista della libertà nel senso ampio del termine.

Tra i brani più interessanti del cd c'è Il re del nulla, molto critico verso  i talent show. Perché?
In questi programmi ci sono in genere concorrenti bravi, dotati di ottima tecnica vocale, ma il problema è un altro. Il talent sforna un artista che è solo un bene di consumo: è spremuto fino all'ultima goccia per poi, quasi sempre, sparire dalla circolazione, pronto a essere sostituito da qualcun altro nella nuova edizione del talent.

Una specie di catena di montaggio...
È proprio così. Nascono prodotti in serie, senza alcuna specifica ricerca musicale, cd realizzati nel giro di una settimana che sono imbarazzanti. Oltre tutto, uccidono anche il cantautorato, visto che la maggior parte dei partecipanti ai talent sono degli interpreti, non compongono loro i brani. Tutto questo fa male alla musica.

Quando avete vinto a Sanremo, siete stati bollati subito come dei teen-idol. Vi ha infastidito la definizione?
Il Festival ci ha senza dubbio aiutato tantissimo nella nostra carriera. Fino a qualche giorno prima suonavamo blues in posti assurdi e dopo l'Ariston eravamo al centro dell'attenzione, non solo in Italia ma anche all'estero. Chi ci ha appiccicato l'etichetta di teen-idol, più che Sanremo, è stata MTV e altri media che hanno veicolato la nostra giovane immagine in quella direzione. Niente di grave, intendiamoci, perché ha dato ai Sonohra una grossa spinta, ma chi ci veniva a vedere in concerto si accorgeva che di teen c'era ben poco.

Quei panni vi andavano stretti?
Sì, perché abbiamo sempre badato alla musica. Ancora oggi capita che qualcuno ci domandi se siamo fidanzati o quali colori ci piacciono, ed è abbastanza imbarazzante. Si passa un anno in studio a lavorare sulle canzoni, a cercare soluzioni sonore e sarebbe bello parlare di ciò che è stato fatto piuttosto che di sciocchezze.

In quale modo nascono i vostri pezzi?
Mio fratello lavora parecchio sulla musica, tra sperimentazioni e arrangiamenti, e sulle sue basi io scrivo i testi, sollecitato dalle sensazioni che mi provoca la melodia. È un approccio in sostanza quasi visivo, m'immagino spesso i brani come dei brevi film e non è la prima volta che si trasformano poi in video clip.

A proposito di clip, per Si chiama libertà avete scelto la sobrietà, in contro tendenza all'uso sempre più massiccio di effetti speciali...
È volutamente un video semplice, che esalta l'atmosfera del pezzo e la terra in cui è stato girato, a Matera, in una location naturale spesse volte usata per tanti film, per esempio L'ultima tentazione di Cristo o Nativity.

Nel cd ci sono ospiti importanti, come Hevia, Ruggeri e Finardi. Come sono nate queste collaborazioni?
Tutte molto spontaneamente. Hevia è considerato il più bravo suonatore di cornamusa del mondo e al momento di realizzare il singolo, c'era una parte che sembrava perfetta per il suo strumento. Gli abbiamo inviato il brano senza conoscerlo, a lui è piaciuto e lo ha inciso. Non ci sembrava vero.

E con i nostri cantautori?
Enrico Ruggeri lo conosciamo per la frequentazione con la Nazionale Cantanti, gli abbiamo chiesto se ci scriveva un pezzo e ci ha dato L'amante di Lady Chat, mentre con Eugenio Finardi c'è stato un incontro dove gli abbiamo fatto ascoltare la base di La storia parte da qui e lui ha accettato di collaborare mettendoci il testo. È stato un onore averli nel nostro cd, oltre tutto entrambi hanno una grande passione per il rock-blues proprio come noi.

Claudio Facchetti

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