Olimpiadi a Sochi. Si tifa per la bellezza

sport di Stefano Ferrio Le Olimpiadi della neve a Sochi Si tifa per la Bellezza Solo le grandi imprese tecniche e artistich...

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di Stefano Ferrio

Le Olimpiadi della neve a Sochi

Si tifa per la Bellezza

Solo le grandi imprese tecniche e artistiche di un Ted Ligety e di una Tina Maze nello sci, o di una Carolina Kostner nel pattinaggio su ghiaccio, potranno almeno in parte cancellare gli sprechi finanziari e gli scempi ecologici compiuti per organizzare in Russia i Giochi di Sochi 2014.

La campionessa Carolina Kostner
Carolina Kostner, 26 anni, da Bolzano. Sui suoi pattini volteggia qualche speranza di una medaglia italiana alle ventiduesime Olimpiadi invernali, in programma dal 7 al 23 febbraio 2014 a Sochi, in Russia.
D’altra parte Carolina aspira a un posto importante fra le eredi dell’inarrivabile Sonia Henje, pattinatrice norvegese che fra gli anni Venti e Trenta, oltre a vincere tre ori olimpici, fece innamorare milioni di fan. Quelli incantati dai film che, sulla scia dei suoi successi, Sonja girò nella Hollywood degli anni ruggenti.













L’attesa per i campioni
Roland Clara, campione di fondo
Alla vigilia dei Giochi, la Bellezza evocata dalle imprese di Carolina ci ricorda che possiamo parlare di sport. Ad esempio dei pronostici riguardanti un gigante dello slittino come il tirolese Armin Zoeggeler, classe 1974, giustamente incoronato alfiere della rappresentativa italiana. O degli sciatori in grado di fronteggiare negli slalom campionissimi tipo l’austriaco Marcel Hirscher, o quell’incantevole ragazza slovena che risponde al nome di Tina Maze. O di come la Russia padrona di casa tenterà di aggiudicarsi l’oro nell’hockey su ghiaccio, superando le grandi rivali di sempre Canada, Usa e Repubblica Ceca.
Max Blardone è uno dei nostri migliori discesisti
Sembrano gli argomenti più facili del mondo, eppure sappiamo che ci può essere – e che quasi sempre c’è – dell’altro, quando si tratta di innalzare la bandiera con i cinque cerchi. Lo rammentano varie edizioni recenti delle Olimpiadi estive: Montreal 1976, disertata da molti Paesi africani per protestare contro l’Apartheid in Sudafrica; Mosca 1980, boicottata dagli americani a causa dell’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss; Los Angeles 1984, boicottata per reazione dagli Stati del cosiddetto “blocco sovietico”; Atlanta 1996, così fortemente voluta da una multinazionale delle bollicine, da far cancellare l’edizione del centenario ad Atene; nonché Pechino 2008, accompagnata da turbolente polemiche a causa della repressione politica esercitata dalla Cina sul Tibet.
Atmosfere lontanissime da quelle di novant’anni fa. Quando, nel 1924, le Olimpiadi invernali nascevano sulle immacolate nevi di Chamonix: nessuna gara di sci alpino, 258 partecipanti in tutto, boscaioli norvegesi che si prendono una vacanza per andare a vincere l’oro nello sci da fondo.

Il balletto delle grandi cifre
Manfred Moellg, Ted Ligety e Marcel Hirscher
Quasi un secolo dopo, i Giochi di Sochi 2014 sono, assieme ai Mondiali di calcio brasiliani, uno dei due grandi eventi sportivi del nuovo anno: 46 Paesi partecipanti, 15 discipline e 98 gare distribuite in impianti faraonici, serviti da un aeroporto nuovo di zecca e supportati da ben 53 centrali elettriche.
Un balletto di numeri che trova la sua apoteosi nei 50 miliardi di dollari di spesa prevista, secondo stime riprese dal settimanale Internazionale: è un budget mai toccato prima per l’organizzazione di giochi estivi e invernali.
Eppure, la sensazione dominante è che queste opulente Olimpiadi russe, fortemente volute dal presidente Putin, anche se saranno viste da centinaia di milioni di telespettatori (con qualche consueto dubbio per quelli italiani, visto che la Rai non pare intenzionata ad acquisirne i diritti), risulteranno meno “olimpiche” di molte edizioni precedenti, a cominciare proprio da quei giochi, quasi clandestini, svoltisi in Francia novant’anni fa.

Il massacro della Natura
Difficile pensare diversamente, considerando alcuni eclatanti effetti collaterali, a cominciare dalla poderosa cementificazione di vaste zone del Caucaso Occidentale. Questa regione, teoricamente “protetta” dall’Unesco in virtù dei suoi imponenti patrimoni naturali, è da anni in balia delle imprese incaricate di trasformare ettari di foresta negli impianti e negli indotti necessari per organizzare gare come le prove di sci alpino.
Con buona pace di chi aveva a cuore siti di incomparabile bellezza come la Radura degli abeti bianchi, sulle pendici del monte Psekhako, in parte disboscata affinché il colosso energetico russo Gazprom potesse erigere dal nulla un ciclopico centro turistico, destinato a fruttate profitti anche a Olimpiadi concluse.
Inutile precisare che, almeno sulla carta, il massacro della Natura non appare compatibile con lo Spirito dei Giochi, alla stregua peraltro di certi orientamenti intrapresi dal governo russo di Vladimir Putin, come le recenti leggi repressive nei confronti dei gay, già finite nel mirino di campioni sportivi del calibro dello sciatore americano Bode Miller. Ovvero un fuoriclasse che, dall’alto dei suoi 35 anni, con cinque medaglie olimpiche già in bacheca, può mettere sul piatto l’autorevolezza di un campione completo, sulle piste e fuori.
Se non prenderà il sopravvento un comprensibile desiderio di boicottare personalmente i Giochi, Miller si presenta a Sochi vestendo i panni dell’intramontabile outsider, capace di imprese personali grazie a cui dare sale a gare di sci alpino dove i nomi dei favoriti sono noti da tempo: oltre a Hirscher e Maze, l’americano Ted Ligety in slalom gigante, il colosso norvegese Aksel Svindal nella discesa libera, le americane Lindsay Vonn e Mikael Shiffrin in discesa e “speciale”.

Armin Zoeggeler sarà il portabandiera della Nazionale azzurra
Anche se, alla fine, il pronostico più importante riguarda lo Sport. Quello che resiste a ogni scandalo e a ogni abuso finché una Sonja e una Caroline riusciranno a volteggiare sui loro pattini. Su ghiacciate distese, dove la Bellezza sembra quasi sconfinare da questo mondo. <

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