Un Kolossale diluvio

di Paolo Morelli Emozioni raccontando la Bibbia Un Kolossale diluvio Ritorna sullo schermo la storia dell’Arca di Noè. Un cast ...

di Paolo Morelli

Emozioni raccontando la Bibbia
Un Kolossale diluvio

Ritorna sullo schermo la storia dell’Arca di Noè. Un cast stellare, effetti speciali al limite dell’esagerazione, un mondo intero ricostruito e distrutto, per un evento che ha influenzato l’immaginario collettivo dell’umanità.

Darren Aronofsky è un regista statunitense classe 1969 di origini russe e ucraine, nato in una famiglia ebraica. Noto per film di successo come Requiem for a Dream (2000) e Black Swan (2010), nonché per il videoclip The View, girato per i Metallica e il compianto Lou Reed nel 2011, ha dichiarato nel 2007, in un intervista al quotidiano britannico The Guardian, che la figura di Noè l’ha sempre affascinato sin da giovanissimo.
Sono passati sette anni da quell’intervista e sta per uscire il film Noah, adattamento cinematografico della storia di Noè diretto da Aronofsky e interpretato da Russell Crowe (Il gladiatore, I miserabili), che proprio durante quel dialogo con il giornalista Ryan Gilbey svelò per la prima volta l’intenzione di portare sul grande schermo la storia dell’Arca. In quel momento Aronofsky aveva tra le mani un soggetto appena abbozzato, oggi ha un’opera che promette di emozionare il pubblico raccontando una grande storia che non ha influenzato solo credenti e lettori della Bibbia, ma l’immaginario collettivo dell’umanità intera.
Cinque anni di lavoro tra sceneggiatura e riprese. Nel cast ci sono Jennifer Connelly (C’era una volta in America, Pollock, Hulk) nei panni di Naamah; il premio Oscar Anthony Hopkins (Il silenzio degli innocenti, Hannibal, Hitchcock) che interpreta Matusalemme; e Emma Watson (tutta la serie di Harry Potter nel ruolo di Hermione, Bling Ring) che sarà Ila. Il risultato è uno spettacolo emozionante che trascina lo spettatore in un mondo sull’orlo della catastrofe all’interno del quale Noè riesce a sopravvivere soltanto seguendo la parola di Dio.
L’amore per gli effetti speciali, tipico del cinema americano, ha forse preso il sopravvento in questa pellicola, che mostra con grande impatto i giorni del Diluvio Universale, dalla costruzione dell’Arca alla disperazione degli uomini lasciati fuori dalla Salvezza. Gli effetti speciali rischiano, in certi passaggi, di essere fini a loro stessi e distogliere lo spettatore dalla storia, già spettacolare di per sé, che rappresenta una metafora della vita umana.
Al di là delle considerazioni cinematografiche, l’opera è un vero kolossal soprattutto per il costo di realizzazione: 130 milioni di dollari. L’immenso dispendio di forze dal punto di vista di costumi e scenografia ha finito con il ricostruire un intero mondo, quello che ha partorito l’Arca, viziato dalla corruzione e in procinto di essere azzerato.
Nel film di Darren Aronofsky sono presenti riferimenti alle varie mitologie e teorie messe in campo per spiegare il diluvio, nel tentativo di ricondurle a un unico disegno divino. La pellicola è importante perché si inserisce nella grande tradizione americana dei kolossal biblici, ma come ogni lavoro di questo genere porta con sé alcune forzature che si colgono leggendo la Genesi.
Qualche mese fa The Hollywood Reporter aveva fatto trapelare la notizia che, a una prima proiezione “privata” su un pubblico campione, gli spettatori fossero rimasti perplessi sul taglio generale del film. Il regista avrebbe posto l’accento sul lato ambientalista di Noè, mostrato come paladino dei diritti della Natura, fino a far passere il concetto – tra le righe – che la vera soluzione dei problemi di sostenibilità che attraversano la Terra fosse l’estinzione dell’uomo. Questo avrebbe spinto la Paramount Pictures, che produce il film, a chiedere ad Aronofsky di tagliare alcune scene per attenersi maggiormente alla storia biblica. In effetti, guardando il trailer ufficiale, si può cogliere una sottile tendenza all’enfatizzazione, ma questo è lo stile hollywoodiano per eccellenza. Critiche avanzate da Vatican Insider ma che per ora non trovano conferma, l’unica soluzione è andare al cinema.
La cosa buona è che Noè torna sul grande schermo con una produzione mondiale e un cast stellare, rivolto al grande pubblico.
Non è la prima opera cinematografica dedicata a lui, anzi, nel corso della storia del cinema si sono sprecate le pellicole – ma anche le serie tv – che hanno raccontato l’Arca e il Diluvio Universale. Forse la prima opera cinematografica documentata che ha portato questa storia sul grande schermo è datata addirittura 1928, è Noahs Ark di Thomas W. Schwarz, un cortometraggio prodotto in Norvegia. «Cosa mi affascina di Noè?
La storia universale – ha dichiarato Aronofsky a Best Movie, che poi ha spiegato meglio –. È una delle parabole iconiche della nostra cultura. Non credo sia mai stata portata al cinema in tutta la sua forza. È la prima storia realmente apocalittica, la terza in assoluto dopo quelle di Adamo ed Eva e Caino e Abele: concettualmente si passa dalla creazione della vita alla sua distruzione».
Il regista ha poi risposto alle critiche sull’eccessivo uso di effetti speciali: «Ci sono ovviamente delle scene spettacolari, è vero, ma nell’anima Noah è un dramma familiare».
La scelta per il ruolo del protagonista è caduta su Russell Crowe per il suo carattere forte, quasi burbero, adatto a portare sullo schermo un personaggio in grado di rappresentare una vicenda di importanza fondamentale per la Bibbia. «Russell è molto intelligente – ha spiegato Aronofsky –, abbiamo parlato a lungo del suo Noè e ha suggerito miglioramenti alla definizione degli altri caratteri, oltre che del suo. Non c’è un istante in tutto il film in cui non è assolutamente credibile. La grandezza di Russell è che dipinge sul volto emozioni che ognuno può capire. È di gran lunga l’attore più professionale e talentuoso con cui abbia collaborato».
Il regista ha poi spiegato che per rappresentare l’Arca si è attenuto strettamente alla descrizione biblica: «Non era stata pensata per navigare, ma per proteggersi dalle acque», con la forma di un parallelepipedo più che di una vera nave. Il mondo creato per Noè è «un universo concluso come quello che si può ammirare ne Il Signore degli anelli», nel quale avvengono i miracoli e che costituisce una metafora del mondo in cui viviamo.

BOX
Film e fumetti per ispirarsi
La figura di Noè è parte integrante dell’immaginario collettivo di tutte le culture del mondo, ma ancor più di lui è largamente conosciuto il Diluvio Universale, così come le ragioni che hanno spinto Dio a inviarlo sulla Terra.
Nel corso della storia incontriamo moltissimi film che hanno raccontato l’epopea dell’Arca oppure che hanno tratto ispirazione da essa, dall’opera omnia The Bible di John Houston (USA, 1966) a The Ark of Noah di Bart La Rue (USA, 1975). Inutile elencare tutti i film, che sono circa un centinaio, molti dei quali non trattano della storia descritta nella Genesi ma raccontato storie che si ispirano a essa.
Prima di arrivare al film, però, Darren Aronofsky è passato, come spesso succede in casi simili, dal fumetto. Ecco che la figura di Noè ispira storie su mezzi di comunicazione radicalmente diversi tra loro. Scritto da Aronofsky e Ari Handel e disegnato da Nico Enrichon, Noah è una graphic novel di 72 pagine uscita in Italia nel 2011, edita da Le Lombard.
L’epopea dell’Arca attraversa la cultura e la vita non solo di un regista ma di tante altre persone.


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Un racconto presente in molte culture

Del Diluvio Universale esistono riferimenti in differenti culture oltre a quella cristiana: si va dalla storia Indù Puranica di Manu a quella di Deucalione nella mitologia greca, passando per Utnapishtim nell’Epopea di Gilgamesh (civiltà babilonese).
Esistono diverse teorie che avvalorano l’ipotesi del Diluvio non come avvenimento che coinvolse l’intero pianeta ma come calamità che coinvolse soltanto alcuni grandi territori come la Mesopotamia, in un periodo storico che potrebbe corrispondere agli avvenimenti biblici che narrano dell’Arca di Noè.
Si parla anche di tsunami nel Mar Egeo tra il 1630 e il 1600 a.C., avvenimenti che sono stati registrati perché toccavano in maniera importante le aree che, nei secoli prima della nascita di Cristo, erano al centro della cultura umana.
Ma si parla anche di un meteorite che tra il 3000 e il 2800 a.C. avrebbe colpito l’Oceano Indiano generando un cratere del diametro di 30km e giganteschi tsunami. Questo avrebbe influenzato la civiltà sumera e la conseguente Epopea di Gilgamesh.


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