Calci mondiali

di Stefano Ferrio Il tifo non ha più frontiere Calci mondiali Nel campionato che si giocherà in Brasile fra giugno e luglio mol...

di Stefano Ferrio

Il tifo non ha più frontiere
Calci mondiali
Nel campionato che si giocherà in Brasile fra giugno
e luglio molti cuori non palpiteranno solo per l’Italia
di Prandelli, ma anche per la Colombia che fa spettacolo di ogni partita. E per quelle nazionali africane che possono donare gioia
a terre perseguitate dalle sofferenze.



 Mentre sul calendario si riducono i giorni che ci separano dalla partita inaugurale, Brasile-Croazia, in programma il 12 giugno allo stadio Corinthians di San Paolo (ore 21 italiane), la ventesima edizione del campionato mondiale di calcio, la Copa do Mundo FIFA de 2014 organizzati dal Brasile, ha già espresso “una” sua favorita. È la Colombia che molti appassionati vorrebbero vedere incoronata la sera della finalissima, in programma il 13 luglio al Maracanà di Rio de Janeiro.
Sì, le virgolette sottolineano che è solo “una” delle possibili favorite di cui parlare alla vigilia dell’evento sportivo più importante dell’anno. Sottolineando subito che non lo è certo dal punto di vista dei pronostici ufficiali, concordi nello spartirsi gli stessi tre nomi: Brasile padrone di casa, Spagna campione in carica, e Argentina squadra di carismatici talenti, a cominciare dal fantastico Leo Messi.
E se proprio se ne vuole aggiungere un quarto, ecco comparire l’immancabile Germania, per la quale parla una costanza di rendimento resa proverbiale da tre titoli vinti e dal record di partecipazione alle semifinali, disputate per ben dodici volte, più di ogni altra nazionale.
Sì, tutto chiaro e indiscutibile. Ma, proprio per questo, c’è chi si appresta a seguire il mondiale con un altro nome stampato nella propria fantasia. Per l’appunto, Colombia. Non fosse altro perché nella nazionale dei Los Cafeteros, dalla caratteristica divisa gialla con bordature rossoblu, gioca quell’autentica meraviglia che risponde al nome di Radamel Falcao.
Ventisette anni, longilineo, ambidestro, tecnicamente superbo, dotato di una vocazione al gol che lo porta a segnare da qualsiasi posizione e in tutti i modi possibili, magari con pallonetti inventati per freddare i portieri avversari, Falcao è attualmente in forza al club francese del Monaco. Un grave infortunio al ginocchio, occorsogli lo scorso gennaio in una partita di Coppa di Francia, potrebbe pregiudicarne la presenza in Brasile.
Ciò nonostante, l’alone carismatico della sua presenza basta a fare amare ancora di più una Colombia che lungo la linea d’attacco schiera campioni fatti per incantare qualsiasi platea, soprattutto in Italia, vista la familiarità che hanno con il pubblico della serie A giocatori della classe di un Juan Cuadrado, talentuoso fantasista della Fiorentina, Freddy Guarin, potente centrocampista in forza all’Inter, e Pablo Armero, le cui devastanti progressioni sull’out sinistro hanno incantato per due stagioni i tifosi dell’Udinese.
Passato al Napoli, Armero gioca attualmente in prestito al club londinese del West Ham, mentre tuttora in forza al Milan e all’Atalanta sono i difensori Cristian Zapata e Mario Yepes. Quest’ultimo è il capitano della nazionale affidata a un ct, l’argentino José Pekerman, noto per valorizzare i giovani talenti, e prediligere un calcio-spettacolo di cui centinaia di milioni di appassionati sentono una discreta nostalgia.

Divertimento e fantasia
Il punto è proprio questo, e si chiama divertimento. La crescente importanza del fattore atletico, nonché un certo appiattimento generale dal punto di vista tattico, ha portato al calcio attuale, dove molto si corre, poco si pensa e quasi nulla si inventa. Con conseguenze sotto gli occhi di tutti.
A cominciare dall’attuale leadership della Spagna campione del mondo e d’Europa grazie all’applicazione dei sonnolenti schemi del Barcellona, basati su un ossessivo possesso palla, finalizzato a improvvise incursioni in zona d’attacco, con il concreto rischio di far trascorrere anche venti minuti di nulla assoluto fra un blitz e l’altro.
Alle Furie Rosse trascinate a centrocampo dal fuego per ora inestinguibile della coppia Xavi-Iniesta proverà a opporsi soprattutto il Brasile, dato tra i favoriti per il fatto di giocare in casa più che per una rosa poverella di fuoriclasse, dove risplendono comunque due assi come Neymar in attacco, e Thiago Silva in difesa. Qualcosa in più, all’interno della “rosa”, possiedono di sicuro l’Argentina di Leo Messi e la Germania di Ozil, Muller, Podolski e Klose.

Italia a dita incrociate
E l’Italia? Non sia mai che si tifi per la Colombia o l’Argentina, prima ancora che per gli azzurri allenati da Cesare Prandelli. Ma, proprio per l’innegabile trasporto suscitato dalla “nostra” nazionale, va rammentato che, come la storia insegna, meno si parla dell’Italia alla vigilia di un mondiale, e meglio è.
Ce lo ricordano i campioni del mondo di Spagna ’82, partiti dal nostro Paese tra i fischi dei tifosi, e quelli di Germania 2006, saliti sul trono mentre in patria impazzava l’ennesimo scandalo di calcio-scommesse.
Altro fattore paradossalmente a favore dell’Italia è il difficile girone in cui sarà inserita, assieme a due altre grandi come l’Inghilterra del bomber Wayne Rooney e l’Uruguay trascinato in attacco dal genio di un Luis Suarez e di un Diego Forlan. Come se non bastasse, a fare da quarto e quinto incomodo del gruppo saranno un’imprevedibile outsider come il Costarica, nazionale potenzialmente ostica per qualsiasi avversaria, e il caldo infernale in cui si giocherà dentro stadi come quelli di Manaus, Recife e Natal. Ma – anche questo è noto – sono proprio le cosiddette “partite facili” a far scivolare l’Italia, propensa a dare del suo meglio quando le difficoltà aumentano.
Detto questo, occorre precisare che la squadra a disposizione di Prandelli non risplende per fuoriclasse. Tolti due “senatori” ultra-trentenni come Buffon in porta e Pirlo a centrocampo, per il resto si può parlare di talenti ancora da verificare come Mario Balotelli in attacco e Antonio Candreva a centrocampo. Classe purissima è di sicuro quella di una punta come Pepito Rossi, goleador della Fiorentina, sulla cui presenza aleggiano però i dubbi causati dall’infortunio occorsogli in campionato nello scorso mese di gennaio durante il derby con il Livorno.

Clima torrido e stanchezza
Torrido clima equatoriale e usura di giocatori stressati da stagioni troppo fitte di impegni, sono le due incognite in grado di condizionare soprattutto le nazionali i cui giocatori stazionano più degli altri sotto i riflettori che contano.
Potrebbero approfittarne squadre attualmente meno sovraesposte come il Portogallo del Pallone d’Oro Cristiano Ronaldo, la Francia della pericolosa coppia Ribery-Benzema, l’Olanda vicecampione del mondo, il Cile illuminato in attacco dal genio di Alexis Sanchez, e perfino un Belgio fatto, come sempre, più da oscuri portatori d’acqua che da stelle di prima grandezza.
Se, sportivamente, si può chiudere solo con un olimpico “vinca il migliore”, l’augurio è che, per lo meno fra le quattro nazionali destinate a giocarsi le semifinali ce ne sia una fra Algeria, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana e Nigeria.
Il calcio africano merita da tempo questo traguardo.

Non fosse altro per il suo pubblico che, notoriamente, non ha fame solo di calcio. <

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