Intervista a Verdiana

Filo diretto con la cantante Nel centro di Verdiana Dopo due validi Ep, l’artista approda al debutto su cd. E propone brani di po...


Filo diretto con la cantante
Nel centro
di Verdiana
Dopo due validi Ep, l’artista approda al debutto su cd.
E propone brani di pop raffinato che esaltano la sua ugola d’oro.

Era solo alta così quando Verdiana si è trovata per la prima volta un microfono davanti alla bocca e, a 4 anni, quello poteva sembrare solo un bel gioco. Ma crescendo, quel gioco, si è fatto via via più serio, prendendo i contorni di un possibile mestiere.
Partecipa a varie trasmissioni tv per giovani talenti e a 12 anni incide già un paio di singoli. La tappa successiva è Sanremo, nel 2003, dove si presenta con il brano Chi sei non lo so, classificandosi al quarto posto. La carriera ha così un nuovo slancio, che porta Verdiana ad aprire i concerti di molte star, a girare per l’Italia con un suo show dedicato a Mia Martini e poi ad affiancare il comico Gabriele Cirilli in un applaudito spettacolo teatrale, Donna Gabriella e i suoi figli.
Tanto daffare, però, non sortisce ancora il risultato sperato, a dispetto della bravura di Verdiana: ritagliarsi un posto al sole nel nostro panorama. Ci vuole qualcosa d’altro, e quell’“altro” è Amici, cui l’artista approda l’anno scorso. Arriva in finale e pur non vincendo ottiene comunque il contratto discografico perché un’ugola come la sua non passa inosservata.
Esce così l’Ep Lontano dagli occhi, che riscuote subito un ottimo successo, e qualche mese dopo un altro Ep, Io, dal vivo, dove Verdiana entra nel suo elemento preferito, la musica, con una performance senza rete e senza trucchi, di grande personalità.
La stessa personalità che ora esce in maniera più incisiva con il suo debutto su cd, Nel centro del caos, undici brani di raffinata qualità pop.
Hai iniziato a cantare da piccina. Una predestinata?
Non so se sia predestinazione, certo in famiglia le sette note sono sempre scorse a fiumi. Il nonno, ai suoi tempi, aveva messo in piedi una radio libera, e mio papà suonava e cantava. Dischi e strumenti non sono mai mancati in casa e la musica è stata fin da piccola il mio gioco preferito. Crescendo, è poi diventata una cosa più seria, una scelta di vita cui ho dedicato tutte le mie energie.

Hai collezionato parecchie esperienze importanti. Eppure c’è voluto un talent per farti emergere...
Ho fatto tanta gavetta e ogni episodio mi ha insegnato qualcosa per fare al meglio questo mestiere. È vero, il mio percorso sembrava indirizzato verso direzioni diverse rispetto a un talent, ma non ho mai avuto pregiudizi verso nulla in campo artistico, tanto meno per questo tipo di programmi. In un ambiente in cui è difficile farsi notare, è una bella opportunità per i giovani.

Cosa ti ha dato Amici?
La possibilità di farmi conoscere facendo un percorso bello tosto, perché il talent non è una passeggiata. Ti misuri con brani diversi tra loro e ti devi mettere alla prova. È un bel trampolino di lancio, da cui puoi gettare delle basi per sviluppare in seguito la tua personalità artistica.

In tal senso, il tuo dopo talent è stato singolare: un Ep di studio seguito da un altro inciso dal vivo. Perché?
In verità, quello registrato in concerto, Io, dal vivo, è più vero di Lontano dagli occhi, nel senso che mi fotografa nella mia abituale dimensione musicale, una dimensione che avevo già proposto durante un tour dedicato a Mia Martini, che reputo tra le più grandi cantanti italiane. Intendiamoci, il primo Ep è stato un passo importante e ho avuto la fortuna di cantare brani firmati da autori di prestigio come Federica Camba o Roberto Casalino, tuttavia sentivo l’esigenza di mostrarmi per come sono, di tornare nella mia “famiglia musicale” dove sono a mio agio. Insomma, c’è stato un antipasto, poi un primo piatto e adesso la portata principale con Nel centro del caos.

Come hai voluto... “condirla”?
Con la spezia della condivisione. È un album scaturito dallo scambio collaborativo tra chi ha composto, suonato e arrangiato le canzoni. Tutte queste persone, una diversa dell’altra, mi hanno regalato e insegnato qualcosa, mi hanno dato anche chiavi di lettura differenti dei pezzi, compresi quelli scritti da me. È dunque un lavoro che sento davvero mio.

Con quale approccio ti sei avvicinata a questi brani?
Molte volte si preparano gli album a tavolino, ma è un modo di lavorare che non mi appartiene. Ho scritto, ascoltato e scelto i pezzi... con la pancia perché penso che nella musica non si devono assecondare i gusti degli altri. Se non si è sinceri, il pubblico lo sente: non posso fingere di cantare dei brani in cui non credo. In questo cd ci sono io, sperando di piacere a più gente possibile.

Il linguaggio sonoro scelto è quello del pop raffinato, come emerge nel primo singolo Aria.
L’album è stato suonato tutto dallo stesso gruppo di musicisti e questo ha dato coesione ai brani, pur nella loro atmosfera diversa. Per Aria, l’ho composta pensando a un certo tipo di sound oltreoceano e sono contenta che sia stata il singolo apripista perché è un po’ la carta d’identità del cd.

A quale tipo di caos vuole fare riferimento l’album?
Il cd è anche la foto della mia generazione che non ha certezze. Fino a quindici anni fa si poteva ancora pensare di costruirsi una vita normale dopo gli studi, mettere su una famiglia, pianificare in qualche modo il tuo domani, oggi invece un giovane si trova di fronte a un buco nero. Pensavi magari di fare un mestiere e ti ritrovi, se sei fortunato, a farne uno completamente diverso. E intorno a te t’imbatti in persone che sembrano avere le risposte giuste per te, che vogliono indicarti la direzione da seguire, e tutto questo genera ancora più caos.
Come superarlo?
Nell’album rivolgo un augurio: che ognuno trovi la sua stella danzante, come ha suggerito Nietzsche, uno dei miei filosofi preferiti, cioè qualcosa di inconsueto che strabordi di umanità, dove si riesca a costruire qualcosa lontano dalla staticità in cui ci troviamo in questo momento.

In tal senso, il brano Apocalisse punta il dito contro un mondo che sembra aver smarrito buoni valori...
Viviamo in una società che continua a correre dietro all’effimero. Siamo tutti sempre sui social network, io per prima, e talvolta questo crea dipendenza o aspettative esagerate. Poi si dà importanza ai soldi, alla vittoria, alla corsa verso i numeri, ai computer, oppure non ci si arrende al tempo che passa, si vuol rimanere giovani a ogni costo... Per non parlare delle droghe, che si prendono per provare un brivido o un momento di esaltazione senza capire che non ti restituiscono nulla di buono. Invece, l’unica cosa che non ti lascia mai a casa, come dico nel brano, è l’amore universale, verso qualcuno, verso ciò che fai o in cui credi.

Qual è stata la tua stella danzante?

Sono due: la musica e l’amore, cui accennavo prima. Credo che la mia ricerca sia andata a buon fine, anche se non bisogna mai smettere di cercare. <


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