Cosa bolle in pentola?

di Ilaria Beretta Tra Cucine da incubo e MasterChef Cosa bolle in pentola? Sempre più presenti in televisione i programmi dedi...

di Ilaria Beretta


Tra Cucine da incubo e MasterChef
Cosa bolle
in pentola?
Sempre più presenti in televisione i programmi dedicati alla cucina e alle gare gastronomiche. Tra le tante proposte di qualità non manca però anche qualche rischio.

 Facendo zapping col telecomando, è difficile non trovare qualcuno con le mani in pasta. Sarà che gli italiani sono un popolo di buongustai e sarà pure che una delizia tira l’altra, ma l’esercito dei cuochi in tv sembra proprio inarrestabile. E ce n’è per tutti i gusti: si va dalla preparazione di ricette, ai consigli culinari  fin’anche alle gare gastronomiche.
Così capita di imbattersi in casi di torte multistrato decorate al millimetro, in chef autori di raffinatezze per palati delicati oppure in appassionati di cucina etnica... Ma che siano cucine da incubo oppure da veri masterchef  la zuppa non cambia: i fornelli fanno audience e i programmi culinari spopolano.

L'esercito dei cuochi
Tutto è cominciato una decina di anni fa con Gambero Rosso Channel, il primo canale tematico di cucina in Europa, che ha subito introdotto una rubrica di ricette firmata Laura Ravaioli, un po’ più di una buona massaia che ha lavorato in mezzo mondo per gli alberghi più prestigiosi del globo. Inutile dire che è stato un successone e che il programma è stato mandato in onda per ben undici anni consecutivi.
Poi è stata la volta de La prova del cuoco di Antonella Clerici strategicamente piazzato all’ora di pranzo per far venire l’acquolina in bocca al pubblico attratto dalla sfida tra le due squadre rosso o verde peperone. Spadellare davanti a una telecamera fa gola a tanti perché è un ottimo trampolino di lancio: la giornalista Benedetta Parodi ha scalato le classifiche in libreria solo grazie alla rubrica Cotto e Mangiato trasmessa dopo il telegiornale.
Ovviamente non mancano programmi pensati per i piccoli in cui mini-chef apprendono l’arte della buona cucina. E assaporando un po’ da un canale e un po’ da un altro si rischia di passare dalla padella alla brace. Come nel caso di MasterChef dove tre giudici non di rado buttano via il piatto del concorrente se è bruciacchiato, chiamandolo quando va bene “un mangiare da cane”.
Le nonne, vere autorità nel campo delle porzioni abbondanti – e del «se anche la pasta è stracotta, si mangia lo stesso» – sicuramente avrebbero qualcosa da dire davanti a pesci tagliati a fettine invisibili e presentati perfetti su piatti bianchissimi di design.

Chef-mania
Eppure la mania si diffonde a macchia d’olio. Tanto che le iscrizioni dei ragazzi all’istituto alberghiero – proprio in questi ultimi dieci anni – sono aumentate moltissimo, col risultato che le cucine delle scuole per fare esercitazione esplodono e molti presidi non sanno più che pesci pigliare.
Ovviamente poi nei ristoranti cinque stelle degli chef televisivi è praticamente impossibile fare una prenotazione. E oltre al fatto che la cena dura quattro ore e non puoi scegliere cosa mangiare, il conto costa pure un occhio della testa. Meglio dunque lasciarli cuocere un po’ nel loro brodo...

Guarda cosa ti cucino
Intanto lontano dai riflettori qualcuno tenta i clienti nei modi più disparati. Ci sono, per esempio, cuochi che lavorano in strada, precisamente a bordo di camioncini attrezzati che si spostano di qua e di là sfornando specialità. È il caso del “Camion che fuma” di Kristin Frederick, californiana ma titolare di un diploma da chef in Francia, davanti al quale ogni giorno si trovano decine e decine di parigini in coda per un hamburger. Panino e patatine in strada sono un abbinamento semplice e molto americano: ma forse è proprio perché qui sembra un po’ strano che piace ai francesi. Ogni giorno Kristin dalla sua pagina Facebook e dal suo profilo Twitter dà appuntamento in un luogo diverso della città e ogni volta è in buona compagnia.
A Berlino invece professionisti di alta cucina si sono nascosti tra le bancarelle del tradizionale mercato di Kreuzberg per sfornare piatti e stuzzichini di alta qualità, ma rigorosamente take away. Infine attirano i locali dello slow food, dove tutto viene cucinato in una padella che sul fuoco non supera i 95° allungando moltissimo i tempi di cottura ma anche esaltando i sapori.

Siamo alla frutta
A fare le spese della novità a tutti i costi sono senz’altro le cose normali. E c’è anche chi lancia l’allarme: intere categorie di prodotti che non piacciono agli chef rischiano di scomparire dai ristoranti! In cima alla lista nera, anche se di solito si mangia per ultima, è la frutta che anche nei menu cede il passo alla lista dei dolci. E non è solo perché una mela può sfigurare davanti a un gelato al cioccolato... piuttosto è un’abitudine persa da quando in pieno inverno mangiamo frutti di bosco, che però non sanno di niente e quindi non ci invogliano a ingoiarli. Colpevole è anche il galateo che impone di sbucciare con le posate persino una pesca quando si è fuori a cena, il che è una faticaccia oltre che una possibile figuraccia.

La Coca sgasata
Ma fragole e mandarini non sono gli unici ad essere alla frutta. Infatti rischia di passare di moda persino la bevanda culto di una generazione, la mitica Coca-Cola. Si vende così poco in Italia che ha chiuso persino uno degli stabilimenti nazionali (quello di Gaglianico, vicino a Biella) che si occupa dell’imbottigliamento della bibita.
Sicuramente gli stipendi bassi e la disoccupazione tolgono dal carrello i prodotti non fondamentali. Ma c’è dell’altro: l’attenzione al mangiar sano e la nascita di nuovi drink energetici mettono in croce la Cola-Cola. Guarda caso l’unico prodotto del marchio che continua ad andare forte è la Coca-Cola Zero, a basso contenuto di zuccheri. In più ci si è messa la concorrenza, con la scoperta in Thailandia, da parte di un signore austriaco, della ricetta magica di quella che oggi è la Red Bull. La Coca-Cola ce la sta mettendo tutta: recentemente ha pure cambiato per un periodo la veste della celebre lattina ispirandosi alla moda dei decenni passati con pois e fiocchetti. Ma il declino sembra inarrestabile.
 
Sbagliando si mangia

E se anche la celeberrima Cola-Cola rischia di sgasarsi, forse pure tutto lo spadellare chic e poco pratico degli chef in tv o nei ristoranti di gran classe non è altro che una moda del momento. In molti l’hanno già capito e gioiscono dei loro errori ai fornelli. Tanto che – bando alla vergogna – postano il disastro del momento sul social network Pinterest. Così si trovano salatini con wurstel esplosi, pasta agglomerata e torte sbriciolate... L’obiettivo ovviamente è di guadagnarsi un posto tra le ricette peggiori. Perché poi non è detto che dallo sbaglio di un cuoco non salti fuori un capolavoro. <

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