Lungo la strada del sole

musica di Claudio Facchetti   Intervista ai The Sun Lungo la strada del sole Si erano fatti un nome nel circuito alternativo de...

musica
di Claudio Facchetti
 
Intervista ai The Sun
Lungo la strada
del sole
Si erano fatti un nome nel circuito alternativo del rock,
ma stavano andando a sbattere contro un muro.
Sono riusciti a cambiare grazie all’incontro con il Signore.

   «Come si cambia per non morire...». La frase del noto brano di Fiorella Mannoia Come si cambia rispecchia bene l’avventura dei The Sun, rock band vicentina dalla storia tumultuosa, almeno nella prima parte della loro vita.
In azione dal 1997, Francesco Lorenzi (voce e chitarra), Gianluca Menegozzo (chitarra), Matteo Reghelin (basso) e Riccardo Rossi (batteria) si fanno conoscere nella scena nostrana e internazionale con il nome di Sun Eats Hours. Eseguono un punk rock energico, cantano in inglese e si creano un largo seguito grazie a quattro album autoprodotti e facendo da supporter a gruppi importanti come The Cure, Muse, The Offspring.
I quattro, insomma, viaggiano a vele spiegate e infatti ottengono il riconoscimento al M.E.I. (Meeting Etichette Indipendenti) come “miglior punk rock band italiana nel mondo” e la firma del contratto per una major, la Sony Music.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Nonostante il vento favorevole soffi dalle loro parti, tra i quattro c’è aria di tempesta. La vecchia amicizia sembra sgretolarsi perché ognuno è su strade sbagliate: alcol, droghe, sesso. Una vita a cento all’ora, che fa sbattere il gruppo contro il muro delle incomprensioni e dello scioglimento.

Tutto finito, dunque? Non proprio. Francesco scopre che c’è un’altra via da percorrere, indicata da Gesù: quella della spiritualità. Decide di seguirla e la sua vita ha un profondo cambiamento: basta eccessi, spazio ai valori sani. Lo rivela anche ai suoi vecchi amici, che lo prendono in parola.
L’avventura musicale ricomincia. Diventano The Sun e negli occhi ora hanno altri orizzonti da raggiungere. Lo si comprende bene ascoltando i due album scaturiti dopo la svolta, Spiriti del Sole (2010) e Luce (2012): su un coinvolgente impianto rock la band tocca temi profondi e importanti sullo sfondo della fede ritrovata.
Una vicenda bella, che oggi Francesco, autore di tutti i brani della band, ha voluto mettere in un intenso libro, La strada del sole (Rizzoli). L’occasione per farci raccontare dalla sua viva voce le tappe significative della storia dei The Sun.

Cosa ti ha portato a prendere in mano una chitarra?
Quando ero ragazzino, a casa di un amico, ho ascoltato un nostro coetaneo che aveva con sé una chitarra elettrica e un piccolo amplificatore. È stata una rivelazione: lì ho capito che volevo anch’io suonare. Ho affittato una “sei corde” e un amplificatore, ricordo ancora a 30 mila lire al mese, e ho incominciato a strimpellare da autodidatta con grande impegno, diventando un discreto chitarrista. Un giorno, il mio vicino di casa, che aveva un suo gruppo, mi ha invitato a suonare con loro: la cosa ha funzionato e sono nati i Sun Eats Hours.

Quanti ostacoli avete dovuto superare per affermarvi?
Tantissimi. Fare musica in Italia è durissimo, ieri come oggi. A farci andare avanti è stata l’assoluta convinzione a correre dietro a questo sogno. Ci vuole impegno, perseveranza, capacità. Per anni, tutti abbiamo fatto anche altri lavori per riuscire a tirare avanti.

Avete attraversato un periodo buio, poi è tornato il sereno con l’incontro con la fede. Com’è accaduto?
I valori che oggi esprimiamo c’erano anche prima, ricevuti in modo forte dalle nostre famiglie. Facendo i musicisti in giro per il mondo li abbiamo persi di vista. Nel 2006, nel nostro ambiente eravamo piuttosto conosciuti e ci siamo imbarcati in un tour internazionale di 100 date. Alla musica abbiamo incominciato ad abbinare droghe, alcol, sesso, senza capire quali esiti negativi avrebbe portato questo tipo di comportamento. E infatti, alla fine del tour, la nostra amicizia è andata in frantumi: si era creata una frattura tra noi e dentro ognuno di noi.

Cosa hai fatto in quel  momento?
Mi sono posto delle domande, mi sono chiesto perché nonostante facessi il mestiere che avevo sempre desiderato fare, che altri miei coetanei mi invidiavano, non fossi realmente felice. Dovevo scrivere un nuovo disco, ma non ci riuscivo: non volevo continuare su quella falsariga che aveva portato tanti problemi. Era una situazione difficile da gestire: davanti avevo una strada sicura da seguire, costruita in tanti anni di sacrifici, che però sapevo ci avrebbe portati al disastro.

In quale modo sei uscito dall’impasse?
Un giorno mia mamma mi ha suggerito di frequentare un corso di evangelizzazione in parrocchia. Qui, ho incontrato dei ragazzi come me, delle persone semplici, genuine, con la luce negli occhi, che mi hanno fatto “sentire” la presenza del Signore. Ho così iniziato un percorso di fede molto impegnativo e profondo che mi ha condotto all’incontro con Dio. Un percorso che mi ha aiutato a tracciare la linea tra il bene e il male, a capire dove avevo sbagliato.


Da quel momento hai iniziato a scrivere in modo diverso?
Sì, ero abituato a comporre in inglese, ma quello che usciva non mi convinceva, mentre in italiano riuscivo a esprimere davvero ciò che sentivo dentro di me. Ho fatto sentire i pezzi al mio produttore, Maurizio Baggio, e mi ha incoraggiato a proseguire. Sapevo che il cambiamento avrebbe spiazzato il vecchio pubblico e che sarebbe stato un suicidio discografico, ma era quello che volevo fare.

Come hai riallacciato i contatti con i tuoi amici?
Li ho incontrati uno a uno, spiegando loro cosa mi era accaduto e quale sarebbe stata la strada giusta da seguire. Non è stato facile allontanare le ombre scure che ognuno aveva dentro di sé, ma con l’aiuto del Signore, è rinata un’amicizia sana. E con essa, una band rinnovata nello spirito e nei contenuti: The Sun.

È stato come ricominciare  da capo?
Per certi versi, sì. Il circuito dove suonavamo prima aveva una buona dose di professionalità. Accettando di esibirci in oratori, parrocchie, feste giovanili ci siamo ritrovati ad affrontare situazioni di improvvisazione totale, ma in cambio abbiamo ricevuto un’ondata di positività, di comunione e di partecipazione impagabili. E con il passaparola, oggi possiamo dire di aver raggiunto davvero tanta gente con il nostro messaggio.

Un messaggio sorretto sempre da un rock grintoso che tiene conto però della melodia.
Una buona canzone, per essere tale, deve potersi suonare con la chitarra e la voce senza che perda in efficacia. Se reggono la melodia e l’armonia con le parole, dopo si può mettere il vestito che si desidera al pezzo.

Adesso c’è questo libro.  Perché lo hai scritto?
Per raccontare in ogni sfumatura la nostra storia, che non è solo la vicenda del gruppo ma un’esperienza che abbraccia tante cose diverse e importanti, che non si ferma solo alle canzoni. Lo dimostra il nostro impegno anche in altre attività, ultima il pellegrinaggio in Terra Santa dello scorso aprile, che ha coinvolto centinaia di ragazzi ed è stata una meravigliosa occasione per far incontrare la spiritualità con la musica.
 
Meglio scrivere un libro o una canzone?
Una canzone è un processo piuttosto veloce, il libro mi ha decisamente più coinvolto. È la cosa più musicale che abbia mai fatto in vita mia. <


Dal buio alla luce
Nati nel 1997 come Sun Eats Hours, si impongono nel sottobosco alternativo con quattro album autoprodotti che li fa conoscere in Italia e all’estero, tanto che ottengono nel 2004 il riconoscimento all’importante manifestazione del M.E.I. (Meeting Etichette Indipendenti) di “miglior punk rock band italiana nel mondo”.
Tuttavia, il gruppo entra in crisi. Dopo un periodo di silenzio, nel 2008 il quartetto ritorna sulle scene, ma tutto è cambiato: ora si chiamano The Sun, fanno un rock energico ma attento alle linee melodiche e testimoniano nelle canzoni la ritrovata spiritualità. Insomma, se fossero in America, sarebbero tra le migliori formazioni del cosiddetto Christian Rock.

A oggi hanno prodotto due ottimi cd, Spiriti del Sole e Luce, e preso parte a innumerevoli manifestazioni, eventi e meeting nel nostro Paese e all’estero. È uscito da poco il libro La strada del sole, scritto dal leader Francesco Lorenzi, che racconta la particolare e intensa avventura della band.

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