E il nonnetto dove lo metto?

D group di Elena Giordano Il nonnetto dove lo metto? Come si combinano giovani e anziani, nella vita della parrocchia? Puntando sulla...

D group

di Elena Giordano

Il nonnetto dove lo metto?

Come si combinano giovani e anziani, nella vita della parrocchia?Puntando sulla competizione o sulla collaborazione?


    Scusate il titolo irriverente! Perdonate la goliardia, che in effetti non è rivolta ai nonni, bensì a noi giovani. Il tema è molto semplice: la relazione tra le generazioni
    Ogni parrocchia sperimenta questa problematica, che può essere affrontata in diversi modi:

  • anziani e giovani si ignorano, perché non hanno nulla a che spartire;
  • si “combattono”, per avere visibilità, organizzare eventi, dimostrare di essere attivi;
  • provano a collaborare, tra mille difficoltà.

   Il nostro “caso” è una via di mezzo tra queste tre opzioni. Il nostro gruppo, negli anni, ha sempre dimostrato di essere attivo, propositivo. Ci siamo però sempre dedicati con attenzione ai bambini più piccoli, perché le esigenze dell’animazione richiedevano persone giovani ad assistere e far divertire i bambini. Così, con molta naturalezza. Non ci siamo mai posti altri traguardi. Il calendario delle attività parrocchiali disegnato per trimestri mostrava gli impegni dei diversi gruppi, senza prevedere troppa interazione tra fasce di generazioni tra loro distanti.
    In questo autunno qualcosa è cambiato, perché nel gruppo della Terza Età si è inserito Zio Cecco, lo zio di Tommi… e di tutti noi. Dopo aver passato una vita in ferrovia, e dopo averci per anni deliziato con torte e pizze, Zio Cecco ha deciso di “accettare” di non essere più ventenne e di dare una mano al gruppo della Terza Età. Avendo un “infiltrato”, è stato subito ovvio provare a creare contatti tra noi “Gggiovani” e loro Nonnetti (guai a chiamarli così!). Bene, all’inizio sono state scintille, perché il Gruppo Terza Età era rigidamente ancorato a programmi ben definiti (Castagnata, Distribuzione cibo ai poveri, Pulizia chiesa…). Immaginare sinergie con una macchina straefficiente e rodata da secoli era assai complesso.
     Per fortuna la freschezza di Zio Cecco ci è venuta in aiuto. Come riuscire, ha pensato lui, a far comunicare generazioni diverse? Trovando un nuovo terreno comune, che fosse vergine per tutti. E che, per essere degnamente coltivato, necessitasse dell’impegno di giovani e meno giovani. Ecco così nascere la Festa d’Autunno, pensata “da noi per loro”. Nostri i canti, l’animazione, le scenette. Loro l’entusiasmo e il divertimento. Ma non è finita. In primavera, arriverà una nuova festa, e le parti saranno invertite: starà a loro far divertire noi. 

    Morale della favola? 
   A volte ragioniamo per pre-giudizi, e ci perdiamo le cose belle della vita. Gli anziani non sono rimbambiti rompiscatole, i giovani non sono maleducati e irrispettosi. Non siamo un peso gli uni per gli altri, ma una risorsa! 
   Anche questa è amicizia. 

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