La classe è anche acqua

Intervista a Maurizia Cecconi, ex campionessa di nuoto sincronizzato La classe è anche acqua È lei ad allenare le “Sincronette”, l...

Intervista a Maurizia Cecconi,

ex campionessa di nuoto sincronizzato

La classe è anche acqua

È lei ad allenare le “Sincronette”, le “sirenette” dello spettacolo “O” del Cirque du Soleil, in scena da anni a Las Vegas.

E ci ha svelato tutti i segreti di uno show magico.



    Il Cirque du Soleil è un’istituzione nel mondo dello spettacolo. È di fatto un circo, perché porta in scena clown, mimi, acrobati e giocolieri, ma non ci sono animali negli spettacoli che allestisce; ogni show è un concentrato d’arte realizzato con scenografie, costumi, musica e una storia che si dipana sotto gli occhi degli spettatori. L’atmosfera che si crea è magica, spesso onirica, molto teatrale.

Maurizia Cicconi
Maurizia Cicconi
In più, oltre ad artisti che provengono dal mondo circense, tra i componenti del Cirque du Soleil ci sono moltissimi atleti che hanno concluso carriere di livello mondiale. È qui, tra questi grandi sportivi, che incontriamo Maurizia Cecconi, campionessa italiana di nuoto sincronizzato (con due Olimpiadi alle spalle, nel 1996 e nel 2000).

Una volta terminato il suo strepitoso percorso agonistico ha prima lavorato come artista per Cirque du Soleil e poi è diventata allenatrice delle Sincronette dello spettacolo “O”, di scena a Las Vegas da più di quindici anni. L’abbiamo incontrata, e lei ci ha svelato cosa sta dietro alla magia di uno spettacolo affascinante e di successo, ambientato in un mondo fatto d’acqua.



Maurizia, com’è iniziata la tua avventura nel circo più famoso del mondo?

Finita la mia carriera sportiva sono diventata allenatrice: ho viaggiato un po’ per l’Europa, ho insegnato nuoto sincronizzato a Modena, poi ho allenato la nazionale delle Sincronette (le atlete che praticano il nuoto sincronizzato, nda) di San Marino.

Il 23 dicembre 2004 ero qui, a Las Vegas: tutto era iniziato con un invito a un’audizione per il Cirque du Soleil, in particolare per lo spettacolo “Le Reve”. Mi aveva contattata la Fin (Federazione Italiana Nuoto, nda), che normalmente segnala queste possibilità ad atleti che hanno appena concluso la carriera agonistica.



Quindi è stato il tuo passato ad altissimo livello che ti ha portata a Las Vegas…

Sì, e infatti al Cirque du Soleil lavorano moltissimi atleti olimpionici. Mi sono trovata a fare questa audizione per lo spettacolo di Franco Dragone, creatore di tanti show del Cirque. Alla fine, hanno scelto proprio me, con mia grande emozione.



Dopo l’audizione cos’è accaduto?

Subito dopo essere stata scelta è arrivato il lavoro duro: abbiamo allestito lo spettacolo, per cinque mesi in Belgio e per altri cinque a Las Vegas. Ad aprile del 2005 lo show era pronto. Da allora fino al 2010 ho lavorato come artista per il Cirque, finché non mi è stato proposto di diventare allenatrice delle Sincronette di un altro spettacolo molto famoso, “O”.



Un bel cambiamento...

Senz’altro. Il mio è un lavoro quasi manageriale, la parte facile per me è l’allenamento puro: tutto il resto – e non è poco, lo assicuro – è più difficile dell’essere artista nello show. Anche se non è semplice nemmeno quel ruolo, ci vogliono molta costanza e dedizione.

Comunque, il mio compito principale è quello di mantenere alte le qualità tecniche delle atle-te, la motivazione e anche l’aspetto artistico dello spettacolo. Pensate quanto è facile sentire il peso della ripetitività di uno show che ha dieci repliche a settimana, in cui devi fare sempre ad altissimo livello la tua parte. Perché chi ci viene a vedere, ci vede per la prima volta, non possiamo abbassare gli standard.



Di quante artiste, delle vere sirenette, ti occupi?

Le Sincronette di “O” sono diciotto, il gruppo di atlete più grande dello show. Abbiamo degli allenamenti settimanali, ma teniamo anche un meeting ogni giorno per mantenere alte la concentrazione e la motivazione.



Quindi quando non alleni a bordo piscina, qual è praticamente il tuo lavoro?

Praticamente? Accendo il computer e controllo le rotazioni. Lo spettacolo è sempre lo stesso, ma ogni giorno gli artisti fanno una parte diversa, a rotazione. Le rotazioni vanno da A ad E, e sono io che devo organizzarle.

Tutto questo si fa per evitare infortuni: pensate cosa significa ripetere sempre gli stessi gesti, alle sollecitazioni a cui vengono sottoposte articolazioni e muscoli. È necessario cambiare. Lavorare al Cirque du Soleil è una scelta di vita, ma non puoi stressare il tuo fisico oltre certi limiti.



Ci racconti qualcosa in più delle “tue” Sincronette?

Sono atlete tra i 24 e i 42 anni, e le ho selezionate io. Ogni anno entrano nel gruppo un paio di artiste nuove; al momento vengono dal Giappone, dal Canada, dalla Francia… Sono donne che si sentono (e sono) una parte importante dello show: non è facile gestire tutto.



La loro vita di atlete cambia molto una volta scelte come artiste?

Rispetto a quando fai le gare, questi allenamenti non sono niente. In più, se hai un’ottima base, vivi di rendita. Ma è lo stress della continua ripetizione degli spettacoli che può danneggiare il fisico, come dicevo. Capita che si molli tutto.

Sicuramente la parte artistica, importante anche per le gare, per lo spettacolo diventa qualcosa in più: devi riuscire a comunicare emozioni al pubblico, devi trasmetterle con eleganza, in maniera chiara. Senz’altro è un aspetto molto affascinante di questo lavoro.

Quando si può iniziare a praticare il nuoto sincronizzato?

Io ho incominciato a 8 anni, ma si inizia anche a 6 o 7. Non importa che si abbia un tecnica di nuoto perfetta, mentre è fondamentale sentire che l’acqua è il proprio ambiente naturale. Devi muoverti completamente a tuo agio e con grazia.

È stato proprio l’aspetto artistico di questa disciplina che mi ha affascinata: la sfida di una Sincronette è conquistare i giudici durante le competizioni e il pubblico negli show.



Qual è la tua soddisfazione più grande?

Le due Olimpiadi che ho fatto, il lavoro immenso che mi ha portato lì, ore e ore di allenamenti dentro e fuori dall’acqua. Il nuoto sincronizzato è uno sport difficilissimo, ma devi far sembrare che non lo sia, sempre con il sorriso sulle labbra.



Lo spirito competitivo è alto?

Sì, prima c’era la sfida sportiva, poi la voglia di entrare negli show. Tante delle atlete che erano state mie rivali alle gare le ho ritrovate ai casting del Cirque du Soleil.



Cosa pensi di aver portato all’interno di “O” con il tuo arrivo?

Un soffio d’aria fresca. Lo spettacolo era fatto in maniera perfetta, un po’ troppo secondo me. Vedevo sete di novità, e penso che mi abbiano offerto questa opportunità proprio per le mie idee: sapevano che avrei modificato le coreografie, e l’ho fatto. È una soddisfazione enorme per me. In cambio, imparo ogni giorno qualcosa di nuovo.

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