Mad Max - Un ritorno esplosivo

di Paolo Morelli Tom Hardy dovrà far dimenticare Mel Gibson Un ritorno esplosivo Trent’anni fa si fermava una delle saghe più popola...

di Paolo Morelli



Tom Hardy dovrà far dimenticare Mel Gibson

Un ritorno esplosivo

Trent’anni fa si fermava una delle saghe più popolari del genere post-apocalittico. Oggi Mad Max torna in azione.



    Il 14 maggio, al Festival del cinema di Cannes, Mad Max: Fury Road sarà proiettato in anteprima mondiale. Un palcoscenico di classe e di qualità accoglierà dunque la prima di questa pellicola d’azione e fantascienza che poco, forse, ha a che vedere con la passerella glamour del festival francese ma che, per il pubblico, ha sicuramente un grande appeal. Il giorno dopo Cannes, il film uscirà al cinema.

Ma cos’è Fury Road? Si tratta del quarto capitolo della saga di Mad Max, che arriva a distanza di ben 30 anni dal terzo episodio. In Italia, la prima pellicola ebbe il titolo di Interceptor, curiosa traduzione che cambiò il volto dei film, travisandone il significato originale. Il titolo riprende il nome del veicolo utilizzato dal protagonista, il celebre V8 Interceptor.

Era il 1979 e un giovanissimo Mel Gibson, alle prime apparizioni sul grande schermo, interpretava l’agente scelto Max Rockatansky, elemento centrale della squadra di sicurezza Main Force Patrol.

Ambientato in Australia, in un futuro non troppo lontano da noi, Mad Max mette in scena una realtà distopica, che non si colloca in un luogo preciso, caratterizzata da un’ambientazione decadente e sull’orlo di una nuova minaccia bellica.

Già alla nascita, Mad Max stabilì un record che lo fece entrare di diritto nel Guinness dei Primati. Realizzato con soli 300.000 dollari australiani, ai botteghini incassò oltre 100 milioni, mettendo a bilancio un guadagno pazzesco e senza precedenti nella storia del cinema. Chissà se il successo della trilogia, ideata da George Miller, si ripeterà con il quarto capitolo, realizzato dopo un trentennio.

Questa volta, però, il budget è stato ben diverso, perché i 100 milioni di dollari sono stati solo l’investimento iniziale. Il problema è che non ci sarà Mel Gibson. Sono circa vent’anni che George Miller pensa a questo quarto episodio, ma per innumerevoli difficoltà la produzione è ripartita soltanto nel 2012.

Il primo, storico, attore protagonista ha “resistito” fino al 2000, quando era ancora dell’idea di interpretare per la quarta volta Mad Max. «Stavamo per fare un nuovo Mad Max – ha spiegato George Miller all’Huffington Post – e lo stavamo per realizzare con Mel. Poi c’è stato l’11 settembre e il dollaro americano ha perso terreno rispetto a quello australiano e il budget previsto è cresciuto a dismisura. Per quanto Fury Road fosse pronto a partire, Mel aveva svariati problemi. Poi la storia non era sullo stile de Gli Spietati, dove si raccontava la vicenda di un personaggio ormai invecchiato. Era nettamente lo stesso Max, quello giovane».



Giovane, bravo e carismatico

Alla luce di queste difficoltà, il posto di Mel Gibson è stato preso da Tom Hardy, un altro “duro” del cinema hollywoodiano, molto più giovane (è nato nel 1977, due anni prima dell’uscita del primo Mad Max) ma già sul set di pellicole di successo, forse non tutti propriamente di spessore ma comunque di buon incasso ai botteghini. Da Black Hawk Dawn (2001) a Star Trek: La nemesi (2002), passando per Marie Antoinette (2006), Inception (2010) o Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno (2012).

Di Tom Hardy, George Miller ha detto, sempre all’Huffington Post, che «Tom aveva appena sei settimane di vita quando abbiamo girato il primo Mad Max. Mel ne aveva ventuno. Quando abbiamo fatto Il Guerriero della Strada, ventiquattro. Sembrava molto più uomo nonostante la giovane età. Durante il casting di Mad Max: Fury Road ho visto Tom in Bronson e in Stuart: A Life Backwards con Benedict Cumberbatch (strepitoso interprete di The Imitation Game nei panni di Alan Turing, ndr). Ho subito pensato che avesse tutto il range recitativo necessario. Viene dal teatro, proprio come Mel, dove ha recitato tutto Shakespeare. Ha carisma, e si tratta di una qualità necessaria per Mad Max. Anche da questo punto di vista mi ha ricordato molto Mel». Tom Hardy, prima di interpretare Mad Max, dovrà quindi…  interpretare Mel Gibson.

Al suo fianco, in Fury Road, c’è  Charlize Theron. Sudafricana, classe 1975, è nota per film come L’avvocato del diavolo (1997), The Italian Job (2003), Hancock (2008) e Biancaneve e il cacciatore (2012). Nel nuovo Mad Max è praticamente irriconoscibile, rasata e truccata, in pieno stile post-apocalittico come il film richiede.

Un’opera che, alle prime indiscrezioni, dovrebbe essere vietata ai minori di 17 anni negli USA non accompagnati dai genitori, operazione insolita per “blockbuster” come questi, rivolti al grande pubblico. Rispetto a 30 anni fa, probabilmente, sono cambiati anche i criteri con i quali si assegnano i “rating”. In ogni caso, avremo la conferma quando uscirà nei cinema italiani.



Verso la Terra Desolata

Mad Max, oltre ad aver coinvolto un pubblico amplissimo in tutto il mondo, ha influenzato una serie di produzioni successive, dal cinema ai fumetti, fino a coniare un vero e proprio genere. Quello del “post-apocalittico” è infatti un mondo ideale, collocato in un futuro ipotetico ambientato in luoghi aridi e desertici, devastati probabilmente da una guerra nucleare, nel quale vivono umani e subumani, banditi e cannibali, re e imperatori. Forse è una rappresentazione delle nostre paure.

L’umanità è allo sbando e sull’orlo della pazzia, impegnata in una dura lotta per la sopravvivenza. Dal punto di vista sociale, è tornata indietro di millenni, ai tempi in cui le tribù e le milizie si scontravano ogni giorno, mosse da feudatari più o meno legittimi, vessando, spesso, i contadini e i mezzadri.

Quello che cambia, nel post-apocalittico, è la presenza della tecnologia, soprattutto nei mezzi di trasporto e nelle armi. Una tecnologia che puzza terribilmente di vecchio. La guerra – nel film mai raccontata ma che si intuisce esserci stata – ha distrutto la società, lasciando degli esseri abbandonati a se stessi. In questo si ritrova il concetto di fuga e di Paradiso.

Charlize Theron, nei panni dell’imperatrice Furiosa, attraversa il deserto (straordinaria l’ambientazione australiana) portando con sé le “cinque spose”, un gruppo di ragazze liberate dalla schiavitù. L’obiettivo è raggiungere il luogo della propria infanzia, la Terra Desolata, in un ideale ricongiungimento con il passato perduto per trovare la salvezza dall’inferno in cui l’uomo si è costretto a vivere.

Perché nel post-apocalittico ogni cosa è artificiale, anche il deserto e la decadenza totale di ogni luogo è opera dell’uomo. Le persone che ci vivono subiscono gli errori dei propri antenati, che per ambizioni di guerra e di potere (e di soldi) hanno completamente distrutto l’ambiente.

La soluzione, allora, è lottare ogni giorno rincorrendo quel luogo – mai accuratamente definito, si sa solo che è lontano – nel quale si può trovare pace e ristoro. Un Paradiso terreno accessibile soltanto agli eletti: quelli che hanno forza e fede a sufficienza per superare le difficoltà, sconfiggere i nemici e – soprattutto – sopravvivere abbastanza per arrivarci. Un luogo che forse non esiste, ma che ogni giorno dà speranza.<

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