Aprite le porte della Misericordia

di Giovanni Godio Verso il Giubileo Aprite le porte  della Misericordia Il senso e il significato profondo dell’Anno santo indetto  ...

di Giovanni Godio

Verso il Giubileo

Aprite le porte della Misericordia

Il senso e il significato profondo dell’Anno santo indetto da papa Francesco. A colloquio con mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione e coordinatore per la Santa Sede del Giubileo.


  8 dicembre 2015, ore 9.30: con l’apertura della Porta santa di San Pietro, papa Francesco darà inizio al Giubileo straordinario della Misericordia. Un rito e una tradizione secolari nei quali però, ancora una volta, papa Francesco ha portato un vento di novità. Ne parliamo con mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione e coordinatore per la Santa Sede del Giubileo, che abbiamo raggiunto in Vaticano.


Mons. Fisichella, l’Anno santo affonda le radici in una vertiginosa tradizione biblica, il Giubileo del riscatto delle proprietà perdute, della liberazione degli schiavi, della remissione dei debiti. Ma fu utopia o fu realtà per gli ebrei dell’Antico Testamento?
Non abbiamo documenti che attestano la realizzazione dell’Anno Giubilare come proposto dall’Antico Testamento. Questo fa pensare che probabilmente non venne mai celebrato. Di fatto il riferimento al Giubileo biblico non è neppure presente nel primo Giubileo indetto nel 1300. Tutto quindi lascia pensare che il recupero concreto del Giubileo come lo si trova nel 25° capitolo del Levitico sia un’interpretazione cristiana.

Papa Francesco per il Giubileo ha chiesto di aprire una porta santa in ogni diocesi del mondo. Ha dato la facoltà di assolvere il peccato d’aborto a tutti i preti. Sono gesti che si aggiungono ai suoi inviti a lottare contro la “cultura dello scarto”, all’accoglienza dei migranti, all’attenzione ai problemi che vivono concretamente le famiglie. E sembrano comunicare un desiderio di “apertura attiva” senza precedenti da parte della Chiesa. Lei come li vede?
Papa Francesco ci ha abituato a segni e gesti che certamente parlano più di tante parole. Del resto questo è il periodo dei segni, in cui si comunica per immagini e anche per slogan. Il pontefice lo ha compreso bene e, ogni volta, non si stanca di annunciare il Vangelo attraverso gesti concreti.
I gesti e le parole a cui lei fa riferimento non fanno altro che esplicitare l’idea che, da sempre, il Santo Padre ha voluto delineare della Chiesa, cioè quella di essere sempre “in uscita”: la sua icona è il Buon Pastore che abbandona le 99 pecore per recuperare quella smarrita. Quest’Anno santo dovrebbe essere l’occa-sione, anche come cristiani, per essere più accoglienti verso tutti, sull’esempio del Padre, proprio come ci ricorda il motto che è stato scelto, “Misericordiosi come il Padre”.

Ma come traduciamo la parola “misericordia” nella lingua di oggi? Non è più di uso comune.
Gli studi sul linguaggio spesso scattano una buona fotografia della cultura e delle abitudini del tempo. La prima cosa da dire è che la parola misericordia non è più d’uso comune perché la si pratica sempre meno: spesso si assiste al fatto che non si è più capaci di perdono…

Dimmi come (non) parli e ti dirò chi sei...
Per capirne meglio il significato io mi rifarei al termine ebraico con cui la misericordia è espressa, rahamîm. Questo indica «il luogo tenero di un essere umano», esprime l’unità profonda con un’altra persona: si diventa una cosa sola con la persona amata.
L’immagine più conosciuta, che rende plastico il significato di rahamîm, indica le viscere della madre che si commuove per il proprio figlio. Il testo del profeta Isaia è certamente il più eloquente in proposito: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Ecco, con il Giubileo della Misericordia siamo tutti invitati a sentire quell’amore viscerale di Dio verso di noi.

I “missionari della Misericordia”: riceveranno il mandato a febbraio, ma chi e quanti saranno, come sarà possibile raggiungerli?
I missionari della Misericordia sono una delle novità di questo Anno santo. Saranno circa mille sacerdoti da tutte le parti del mondo. Il Santo Padre, il mercoledì delle ceneri, darà loro il mandato per essere in ogni Paese segno tangibile della misericordia di Dio.
I loro nomi saranno a disposizione dei vescovi diocesani, che li potranno chiamare nelle proprie diocesi per confessare e predicare. Il Santo Padre conferirà ai missionari la facoltà di assolvere anche i peccati riservati alla Sede Apostolica. Stabiliti dal Codice di diritto canonico, sono quei peccati che portano chi li compie a incorrere immediatamente nella scomunica latae sententiae.

Cioè?
Chiunque li commetta è scomunicato nel momento stesso del peccato, senza bisogno di un processo canonico. Ad esempio si pensi alla profanazione delle specie eucaristiche o alla violazione del segreto confessionale. Il fatto che papa Francesco abbia voluto che i missionari possano assolvere questi peccati è un altro segno del suo desiderio di far giungere la misericordia di Dio veramente a quante più persone possibili.

Anno santo e giovani: come possono vivere al meglio la “sfida” di questo evento per certi aspetti molto... tradizionale?
Anzitutto a Cracovia, dal 26 al 31 luglio 2016, si svolgerà la GMG, la Giornata mondiale della gioventù. Questo evento sarà un momento importante per ritrovarsi, insieme a giovani di tutto il mondo, intorno a papa Francesco per celebrare insieme con lui la misericordia del Signore.
Oltre a questo, direi che il tema della misericordia è un argomento che non può non stare a cuore ai giovani. Il momento che stiamo vivendo, purtroppo, per molti di loro è drammatico. Dalle tante incertezze legate all’età, alla crisi della famiglia, alla mancanza di lavoro. Spesso questa situazione porta anche a fare errori e il senso di colpa, talvolta, sembra essere un tunnel senza via di uscita.
Questo Anno santo sia per tutti, ma in particolare per loro, una preziosa occasione di incontro con il Padre che, come nella parabola “del padre misericordioso”, non giudica ma perdona e accoglie senza riserve.

Il Papa ha affidato al suo dicastero l’organizzazione dell’Anno santo. Ma quanti collaboratori ha? E... come è cambiata la sua giornata in questi mesi?
Anzitutto il fatto che il Santo Padre abbia affidato l’organizzazione del Giubileo al Pontificio Consiglio indica la sua intenzione che esso sia, per tutta la Chiesa, un vero cammino di “nuova evangelizzazione”. Concretamente il Pontificio Consiglio, rispetto ad altri dicasteri, è formato da un piccolo gruppo di persone, siamo circa 15. Altre sono in arrivo per le questioni di ordine tecnico, ma il gruppo non si ingrandirà molto. Le mie giornate? Hanno visto moltiplicarsi gli appuntamenti: la grande variazione è che se prima il ministero della nuova evangelizzazione mi portava a girare varie parti del mondo, ora il Giubileo mi obbliga a restare a Roma per curare da vicino l’organizzazione.<

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