Il regno di Amazon

Speciale di Lorenzo Corvi C’è posta per te Il regno di  È uno dei più potenti siti di e-commerce del mondo,  creato da Jeff Bezos, ...

Speciale
di Lorenzo Corvi

C’è posta per te

Il regno di 

È uno dei più potenti siti di e-commerce del mondo, creato da Jeff Bezos, inventore anche del Kindle. Ma lavorare nella sua azienda non è proprio una passeggiata.


  Ha da poco spento le 51 candeline ed è già destinato a entrare nella Hall of Fame del web. Lui è Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon, nonché inventore del Kindle, l’e-reader che ha rivoluzionato le abitudini di lettura di un’intera generazione.

Il commercio in rete
Il successo di Bezos parte da lontano: una laurea in ingegneria e informatica a Princeton nel 1986, quindi una lunga esperienza a Wall Street (la Borsa di New York) dove Jeff studia il mercato alla ricerca del business del futuro. È in questi anni che la sua attenzione si concentra su un articolo che descrive i nuovi scenari economici che verranno a crearsi con l’e-commerce, il commercio elettronico.
Libri, film, musica e molto altro potranno essere venduti via Internet eliminando così i costi legati al negozio e ai dipendenti che lo gestiscono. Bezos rimane affascinato da questo articolo e decide che deve assolutamente far parte di questa rivoluzione. Durante le notti rubate al sonno, butta giù una lista dei venti prodotti che possono essere venduti tramite un sito web e tra questi sceglie i 5 più promettenti: CD, software, hardware, videocassette e libri. Con questo piano apparentemente strampalato in testa, nel 1995 Bezos abbandona il suo posto di vice presidente alla D.E. Shaw di New York e si trasferisce sulla costa orientale degli Stati Uniti, a Bellevue, Stato di Washington.

La scelta del nome
A Bellevue, Jeff compra casa e nel garage, luogo simbolo della nuova imprenditoria americana, stabilisce la prima sede ufficiale di Amazon. La scelta del nome viene meditata a lungo. Inizialmente Bezos aveva pensato a cadabra.com. Nome magico senza dubbio ma che troppo spesso veniva erroneamente trascritto in cadaver.com: non proprio di buon auspicio!
Jeff si mette nuovamente alla ricerca del nome giusto. Dovrà essere una parola conosciuta da tutti (Amazon River o Rio delle Amazzoni è universalmente noto come il fiume più lungo del mondo) e, al tempo stesso, dovrà evocare potenza e grandezza.
Ma l’elemento imprescindibile è che la parola inizi per “A”, occupando così i primi posti nei motori di ricerca! Il 16 luglio 1995 la decisione è presa, e il sito di Amazon.com va on line, vendendo il primo libro: un saggio di scienze dal titolo Concetti fluidi e analogie creative.
Inizialmente i clienti di Amazon sono in prevalenza soldati americani di stanza all’estero che acquistano libri per rendere meno pesanti i lunghi periodi di trasferta. Cominciano ad arrivare anche i primi commenti entusiastici come quello di Robert dell’Ohio. Lui abita a cinquanta miglia dalla libreria più vicina e definisce Amazon.com “un dono del cielo”. Lettere come queste convincono Bezos di essere sulla buona strada.

Rapidità e prezzi convenienti

Gli affari crescono: l’idea di poter ordinare un libro utilizzando la Rete comincia a piacere ad un numero sempre maggiore di utenti. La procedura d’acquisto è semplice, intuitiva e il costo del libro è spesso più basso del prezzo di copertina. Il segreto? Acquistare dai grossisti la merce richiesta dai clienti e recapitarla entro 24/48 ore. Una procedura snella ed efficiente che consente a Bezos di praticare sconti fino al 30% sui prezzi di listino.
La combinazione di un catalogo vastissimo e prezzi contenuti trasformano Bezos e la sua Amazon in un fenomeno del web. Ma Bezos non si accontenta. Pochi mesi dopo l’apertura del sito, viene data agli utenti la possibilità di lasciare la propria opinione sui libri che acquistano. Amazon, da semplice sito di e-commerce si trasforma in una vera e propria comunità del web dove condividere recensioni sui libri.
Nel 1997 Amazon sbarca in borsa e, contemporaneamente, allarga il suo giro d’affari, aggiungendo al catalogo CD e film, seguiti l’anno successivo da software, elettronica di consumo, videogiochi e utensili per la casa. La crescita di Amazon sembra inarrestabile e vengono aperte nuove sedi nel Regno Unito e in Germania. Nel 1999 Bezos finisce sulla copertina della rivista Time: è l’uomo dell’anno per i suoi meriti nella diffusione dell’e-commerce.

La rivoluzione della lettura
Nel 2001 la crescita di Amazon si arresta. Strategie sbagliate e investimenti non redditizi costringono Bezos a licenziare, nel giro di pochi mesi, oltre 1.000 dipendenti. Amazon è sull’orlo del fallimento ma Jeff ha la pelle dura e decide di non mollare. Continua la sua avventura con nuove acquisizioni ed espansioni, intanto nella sua testa prende corpo un nuovo progetto: creare un lettore elettronico di libri digitali.
Dopo diverse prove e test su campioni ristretti di utenti, il 19 novembre 2007 viene messo in vendita negli Stati Uniti il Kindle 1. Esteticamente non bellissimo, il primo e-reader di casa Amazon misura 19 x 13,5 centimetri, con uno spessore di circa 1 centimetro e un display da 6 pollici con risoluzione 600x800. In abbinamento al Kindle viene offerta una libreria digitale di 88.000 titoli. Un’inezia rispetto ai numeri attuali, ma per il 2007 è una cifra impressionante.
Anche questa volta si tratta di un successo: il Kindle e l’idea rivoluzionaria di lettura che porta con sé piace e Amazon riprende a correre sui mercati. Oggi è considerata un esempio di imprenditoria vincente con le sue circa 150mila persone impiegate e un valore stimato di oltre 250 miliardi di dollari.
Il posto di lavoro ideale dunque? Sembrerebbe di no, almeno stando a una lunga inchiesta pubblicata sul New York Times e realizzata ascoltando oltre 100 persone che lavorano o hanno lavorato in Amazon. 

Un brutto posto in cui lavorare?
Il celebre quotidiano statunitense ha raccontato di un quadro tutt’altro che edificante sulle condizioni di lavoro dei dipendenti del colosso del commercio elettronico, riportando le dichiarazioni dell’ex responsabile marketing Bo Holsen: «A Seattle c’era chi lavorava anche 80 ore a settimana, venivano praticamente costretti. Alla fine tutti lo facevano per ottenere una promozione ma non di rado si verificavano crisi di pianto, con dipendenti disperati sulle loro scrivanie».
Prosegue Holsen: «A tutti i nuovi assunti veniva detto: “Dimenticate tutte le brutte abitudini consolidate con i vostri precedenti lavori”. Non so cosa intendessero per “brutte abitudini”, ma i dipendenti venivano controllati anche quando andavano in bagno». I dipendenti e i dirigenti di Amazon sono incoraggiati a non avere un orario di lavoro fisso, finendo quindi per lavorare spesso anche di notte e nei weekend.
Leggendo queste testimonianze tornano alla mente le parole, troppo spesso inascoltate, di Papa Francesco: «Ci sono milioni di uomini e donne schiavi del lavoro! Questo è contro Dio e contro la dignità della persona umana. Quando il lavoro è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvilimento dell’anima contamina tutto».<

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