Italians made in England

di Nicola Di Mauro Verso Londra e dintorni Italians “made in England” Aumenta sempre più il numero di giovani che si iscrivono ne...

di Nicola Di Mauro

Verso Londra e dintorni

Italians “made in England”

Aumenta sempre più il numero di giovani che si iscrivono nelle Università inglesi, per poi trovarsi unlavoro in Gran Bretagna. Perché lì la meritocrazia è un valore.


  Sono sempre di più i ragazzi che dall’Italia decidono di fare i bagagli e andare a studiare in Gran Bretagna. La meta più ambita: Londra e dintorni, ma anche Manchester e Birmingham, le rinomate Università di Oxford  e Cambridge, e anche i college di Scozia, a Edimburgo, per esempio. È un dato di fatto assodato: i giovani italiani sono i primi tra i coetanei europei ad approdare in qualità di matricole negli atenei inglesi.
Requisito obbligatorio: conoscere bene la lingua, poi è richiesto un punteggio elevato conseguito alla maturità e un’egregia predisposizione alla comunicazione e ai rapporti umani.

Traslochi Oltremanica

L’agenzia statistica nazionale dell’istruzione universitaria della Gran Bretagna nel 2014 ha registrato un numero di presenze italiane nelle proprie accademie pari a 11.685 studenti. Dopo i nostri giovani connazionali l’ingresso nelle università inglesi vede accaparrarselo come secondi i polacchi, seguono gli spagnoli e i tedeschi.
La stessa agenzia anglosassone ha verificato che un aereo ogni due giorni arriva a Londra con passeggeri, quasi tutti giovani, provenienti dalla nostra penisola che hanno eletto praticamente l’Inghilterra come loro nuova patria. Secondo le stime attuali fornite dall’Ambasciata Italiana a Londra, sono circa poco più di mezzo milione gli immigrati italiani, under 35 o anche over 40, che hanno fatto scalo sotto il Big Ben e paraggi e vivono oggi regolarmente nel Regno Unito.

Abitazioni a buon mercato

Questo inserimento di immigrati italiani presso le sedi universitarie del Regno Unito ha favorito il mercato immobiliare anglosassone, gli affitti si sono incrementati in proporzioni tali che i quartieri universitari a Londra risulterebbero sovraffollati.
Anche le località dove sono situati i college scozzesi sono diventate oggetto di un’attenzione maggiore da parte dei giovani italiani che cercano una camera o un alloggio dove dormire e studiare, per via dei canoni di affitto molto economici e convenienti. Gli studenti europei, infatti, sono più favoriti nel trovare un’abitazione a buon mercato. A differenza dei loro coetanei americani o asiatici, per i quali i canoni d’affitto sono, invece, elevati, se non proibitivi.

Più brillanti

Cambridge e Oxford sono tra le Università più prestigiose della Gran Bretagna
Una qualità o dote intellettuale che gli studenti italiani dimostrano di possedere nelle Università inglesi è che si rivelano più brillanti dei loro colleghi cinesi, americani o provenienti da altri Paesi europei. Se la preparazione di uno studente cinese, per esempio, per accedere a un’università britannica richiede alcuni anni, anche più di due o tre, gli italiani se la cavano senza problemi, al massimo, in un anno e mezzo.
Ma l’eccellenza nello studio non è l’unico requisito richiesto: conseguire voti alti non basta. Oltre a un elevato profitto scolastico, occorre saper praticare uno sport competitivo, sapersi relazionare con gli altri, dimostrando apertura mentale e anche capacità di leadership, e naturalmente avere una padronanza della lingua inglese al top. 

Italofobia?

Il Primo Ministro inglese David Cameron, in una seduta parlamentare tenuta il 27 novembre del 2014, aveva fatto presente, però, che teme questa presenza di stranieri nelle università britanniche, dichiarando: «Siamo vittime del nostro stesso successo, stiamo attirando persone dalle economie che crescono meno di noi, e non si tratta di bulgari o rumeni, ma soprattutto di italiani…».
Cameron si è fatto interprete di una buona parte dei cittadini inglesi che non vedono di buon occhio i tanti giovani italiani che girano per le strade di Londra. Quasi si trattasse di una vera e propria italofobia. Secondo un’indagine interna all’isola d’Oltre Manica il 36% degli inglesi percepisce come un pericolo per il Paese l’immigrazione straniera.
E se prima si parlava dell’invasione nel Regno Unito di “idraulici polacchi”, adesso lo spauracchio sono gli studenti italiani, futuri economisti, architetti, designer, tecnici informatici, ingegneri, medici, biologici, ecc. Fanno eccezione le 20.000 aziende fondate da giovani intraprendenti imprenditori italiani che in Inghilterra sono, invece, ben viste e accolte a braccia aperte, perché danno lavoro e uno stipendio sicuro anche ai cittadini inglesi.


Progetto “Primo Approdo” 

Allo scopo di soccorrere i giovani connazionali a operare con maggiore coscienza ed efficacia nella realtà inglese, anche nella prospettiva che dopo possano fare rientro in Italia e trarre profitto al meglio dal patrimonio umano e professionale acquisito, il Consolato italiano a Londra, per iniziativa personale dell’Ambasciatore Pasquale Terracciano, ha concepito e posto in essere un progetto informativo soprannominato “Primo Approdo”.
Il progetto, dedicato alla memoria di Joele Leotta, il giovane italiano ucciso nel Kent il 20 ottobre 2014, prevede un ciclo di tre incontri al mese, gratuiti, su temi legali, fiscali, medici e accademici. Si tratta del primo progetto del genere organizzato da un’ambasciata italiana all’estero. È previsto un massimo di cinquanta persone a incontro. Per avere informazioni si può scrivere una e-mail a: londra.primoapprodo@esteri.it.
sono stati circa dodicimila i giovani che l'anno scorso si sono
iscritti nei college inglesi.
Secondo le stime effettuate dal Consolato italiano a Londra, nel Registro degli italiani residenti all’estero (Aire), sono 220mila i connazionali che vivono nel Regno Unito, di cui 85mila abitano a Londra. Si tratta di registrazioni ufficiali di connazionali residenti sul suolo inglese, ma sono anche in tanti gli italiani che vivono in Gran Bretagna, e a Londra in particolare, non iscritti a questo Registro del Consolato. Pertanto si sono calcolati approssimativamente oltre mezzo milione di espatriati in Inghilterra.
Tale numero esorbitante ha fatto sì che Consolato e Ambasciata italiani a Londra abbiano organizzato e realizzato una rete di assistenza per i loro connazionali, soprattutto giovani, per coadiuvarli nelle prime fasi della loro permanenza nel Regno Unito. Perciò è sorto ed è già operativo questo utilissimo Progetto.

Lavapiatti e qualificati

Il più delle volte è documentata una presenza in Gran Bretagna di giovani con un’educazione maturata nelle migliori università d’Italia, con esperienze di vita all’estero e la conoscenza di un’altra lingua, oltre all’inglese. Si tratta dunque di una immigrazione molto qualificata, che può portare all’Inghilterra, nonostante le ubbie dei conservatori, benefici certi in termini di Pil, posti di lavoro e incremento economico.
Tra gli studenti italiani che vanno nelle università inglesi, molti per mantenersi agli studi e pagare l’affitto, cercano lavoro come lavapiatti o camerieri. Nel ramo della ristorazione in Inghilterra baristi e inservienti nei locali sono per la maggior parte provenienti dalla nostra penisola. Ma anche nei call center i giovani centralinisti sono in maggioranza anche immigrati italiani, che dimostrano di parlare a beneficio di tutti un inglese fluente.

Perché si sceglie Londra

La ragione per la quale i ragazzi italiani sono più propensi a venire a studiare in Inghilterra, con l’intenzione di restarci anche a lavorare, è determinata dal fatto, secondo l’obiettiva valutazione del Consolato italiano nella capitale britannica, che nel Regno Unito vi è maggiore meritocrazia e maggiore linearità nei rapporti, e un più consapevole senso civico, e i ragazzi italiani, riguardo a questo punto – afferma orgoglioso l’ambasciatore italiano a Londra – dimostrano in modo lodevole di saper rispettare le regole del vivere civile. «Anzi – aggiunge –, in una società ben strutturata si trovano molto bene e danno il meglio».<

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