Incontrarsi raccontando

persone di Tullia Chionetti Dare voce a chi non ne ha Incontrarsi raccontando Da dieci anni c’è un concorso letterario per...



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di Tullia Chionetti


Dare voce a chi non ne ha
Incontrarsi raccontando
Da dieci anni c’è un concorso letterario per far scrivere in italiano donne straniere, che nel dramma dell’immigrazione sono sovente discriminate due volte. Ne parliamo con Daniela Finocchi, l’ideatrice di Lingua Madre.

            Uno spazio per dare voce alle donne straniere in Italia, dove possano raccontare le loro storie, trovando nella relazione con altre donne un significativo punto di incontro e scambio. È il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, nato nel 2005 da un’idea di Daniela Finocchi, giornalista e da sempre interessata ai temi inerenti il pensiero femminile.
«Se l’emigrazione è solitudine, distacco, rottura, – spiega – per tutte le donne straniere importante punto di incontro e di scambio rimangono le altre donne. Proprio in quest’ottica si pone il Concorso, che esalta il valore della relazione, della condivisione, dello scambio, della complicità fra donne incoraggiando la collaborazione nel raccontare e scrivere le proprie storie».

Daniela Finocchi, in che cosa consiste il Concorso?
Possono partecipare tutte le donne straniere, anche di seconda o terza generazione, residenti in Italia, componendo un racconto in italiano, con cui vogliano approfondire il rapporto tra identità, radici e il mondo “altro”. Ogni concorrente può partecipare da sola, in coppia o in gruppo. È consentita, anzi incoraggiata, la collaborazione tra donne straniere e donne italiane nel caso l’uso della lingua italiana scritta presenti delle difficoltà.
Una sezione speciale è dedicata alle donne italiane che vogliano raccontare storie di donne straniere che hanno conosciuto, amato, incontrato e che hanno saputo trasmettere loro “altre” identità. Il 1° gennaio 2016 si è aperta la nuova edizione 2016/2017 del Concorso e le opere selezionate saranno pubblicate in un libro che verrà presentato nell’edizione 2017 del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Come è nata questa idea?
Mi sono da sempre interessata ai temi inerenti il pensiero femminile. La frequentazione dei gruppi femministi – ma anche semplicemente femminili – mi proiettava in un ambiente noto, che riconoscevo come profondamente mio.
In ambito femminista, ho partecipato al Coordinamento Giornaliste del Piemonte, al Bollettino delle Donne, alla Casa delle Donne di Torino. Ho concorso a fondare il Coordinamento contro la Violenza, il Telefono Rosa di Torino, il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile.
Quando nel 2005 la vicedirettrice di Grazia, periodico per il quale seguivo, come inviata, il Salone del Libro di Torino, mi chiese di ideare un concorso da destinare alle lettrici e in collaborazione col Salone, tra le varie proposte che portai al giornale, ci fu subito quella del Concorso Lingua Madre. La rivista scelse poi di realizzare un concorso sul tema del “sogno” (tema conduttore del Salone 2005), ma io continuavo a pensare alla ricchezza rappresentata dai possibili racconti delle donne straniere.
Dunque ha continuato a portare avanti il progetto...
Sì, dal punto di vista professionale mi sembrava importante dare voce a chi non è concesso intervenire in prima persona, a chi subisce sempre un filtro, una “traduzione”, un “esperto” che spiega il suo pensiero arrogandosene il diritto.
Uno dei tratti principali della “seconda metamorfosi” italiana è costituito dalla presenza numerosa e attiva di nuovi cittadini che hanno assunto ruoli, comportamenti e percorsi di vita non dissimili da quelli degli Italiani. Il termine “straniero” diventa sempre meno idoneo a qualificare una presenza così radicata e crescente.
Decisi quindi di realizzare il progetto in autonomia e lo proposi a quelli che sono ancora i partner principali del Concorso. Il Salone Internazionale del Libro accettò subito la sfida e a questo seguì la Regione Piemonte con il Settore Biblioteche dell’Assessorato alla Cultura.

Ci sono delle attenzioni particolari per i giovani?
Il Concorso non pone limiti, non viene assegnato un tema e si può partecipare da sole, in coppia o in gruppo e a qualsiasi età e condizione: che si sia una bambina delle elementari o una donna detenuta.

Le giovani che partecipano sono sempre di più.
Tante le attività rivolte ai e alle giovani, nelle scuole, nelle biblioteche, nelle università. Organizziamo incontri con le autrici, letture dalle antologie Lingua Madre, laboratori di narrazione e scrittura.
Le antologie che raccolgono i racconti – edite da Seb27 – sono il prezioso materiale da cui si parte e si trae spunto.

La premiazione avviene nella giornata di chiusura del Salone del Libro e quest’anno il concorso ha avuto un importante riconoscimento...
Sì, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha assegnato al Concorso letterario nazionale Lingua Madre, in occasione dei suoi 10 anni, e alla sottoscritta, il Premio Targa del Presidente della Repubblica Italiana: un importante riconoscimento che va ad aggiungersi ai patrocini ottenuti in precedenza.

Può farci qualche esempio delle tante attività che si sono sviluppate attorno al Concorso?
Il bando viene distribuito in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, nelle carceri, nei tanti enti e associazioni che seguono e sostengono il progetto e conta centinaia di partecipanti ogni edizione.
I racconti selezionati sono raccolti in un’antologia e in eBook tematici, le fotografie sono esposte in una mostra. Dai racconti sono stati tratti spettacoli teatrali, sceneggiature cinematografiche, tutorial video e booktrailer. Durante l’anno in tutta Italia vi sono incontri, laboratori, convegni, spettacoli teatrali, video, mostre fotografiche, volumi di approfondimento sui temi della migrazione, partecipazioni ai più importanti festival letterari con programmazioni dedicate.

C’è anche un Gruppo di studio formato da docenti italiane e straniere nato nell’ambito di Lingua Madre...
Il Gruppo di studio ha lavorato per oltre due anni su tutto il grande materiale arrivato al Concorso in questi dieci anni. Sono infatti oltre 3 mila le donne che si sono rivolte al Concorso e, se si considerano il sito, il blog e i social – dove il confronto e il dibattito continuano tutto l’anno – i numeri si triplicano.
Ne è nato il volume di saggi L’alterità che ci abita – Donne migranti e percorsi di cambiamento (Ed. Seb27). Una raccolta per riflettere sul tema della migrazione, attraverso la lettura “situata” di tante voci di donne, destinato soprattutto alle giovani e alle insegnanti.
La sfida del nostro presente è condividere il mondo. Condividerlo perché nessuno può dirsi padrone, neppure della propria patria; perché tutte e tutti abbiamo bisogno d’essere riconosciute/i per esistere; perché siamo bisognose e bisognosi di amore; perché il mondo è globale, interconnesso e interdipendente. Esistono, certo, lingue nazionali e patrie, ma esiste oggi, più di sempre, una lingua e una terra madre. Di tutte e tutti. Accoglienza, interazione, scambio, narrazione, ascolto, condivisione sono solo alcuni dei nomi di questa lingua materna. <

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