Cemento alieno

A volte una parola in più serve Cemento alieno Un videogioco antico si colora di verde per sensibilizzare i giovani ad un problema mo...

A volte una parola in più serve

Cemento alieno

Un videogioco antico si colora di verde per sensibilizzare
i giovani ad un problema molto pericoloso e troppo sottaciuto:
il consumo eccessivo di suolo.


  A volte basta una parola per cambiare completamente prospettiva ed entrare in un mondo nuovo. Come è accaduto quando, di fronte al vecchio ma glorioso videogame Space invaders, a Carlo Mantovani, giorn-artista di Carpi (MO) (e collaboratore di DN, ndr), è venuta l’idea di aggiungere l’aggettivo “green”. Passando così, in un attimo, dagli anni ’80 alla strettissima attualità: in questa rivisitazione green del celebre arcade, infatti, gli invasori non sono gli alieni, ma gli scellerati edifici della cementificazione selvaggia; e a sparare non è un cannone, ma un albero, protetto da un muro di siepi. 

Non consumare e proteggere
È la potenza creativa e rinfrescante del pensiero divergente: che trasforma un obsoleto gioco sparatutto in un accattivante strumento educativo contro il consumo di suolo: Green space invaders. 
Un progetto di infotainment indirizzato alle scuole capace di parlare ai giovani coniugando due discipline fondamentali, al giorno d’oggi: la programmazione informatica, che serve a modificare il gioco originale e l’educazione ambientale, che illustra la drammatica realtà del consumo di suolo nel nostro Paese e la necessità di proteggere il paesaggio dalla cementificazione. 
Ma che cosa si intende, esattamente, per consumo di suolo? Si tratta del fenomeno che giorno dopo giorno registra la perdita, dovuta all’occupazione di aree originariamente naturali o votate all’agricoltura, di risorse ambientali fondamentali. 
Un impoverimento collegato al crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, ma anche alle attività estrattive, alle discariche, ai cantieri, a cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, alle serre e alle altre coperture permanenti; e non dimentichiamo aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, compresi i “virtuosissimi” pannelli fotovoltaici. 
Fortunatamente, nel nostro Paese, c’è anche qualcuno che non resta lì a guardare e si impegna in interventi di recupero: per aumentare le superfici agricole, naturali e seminaturali dovute ad interventi di demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro. I processi di rigenerazione dei suoli, tuttavia, sono rari e complessi, perché, per ripristinare le condizioni originarie del suolo, servono notevoli apporti energetici e tempi piuttosto lunghi.

Obiettivo: creare un’app
Il progetto, in virtù delle sue innegabili potenzialità, ha ottenuto l’immediato sostegno scientifico di alcuni autorevoli enti, come Ispra Ambiente (che, oltre ai dati aggiornati sul consumo di suolo, fornirebbe risalto mediatico e patrocinio) e Salviamo paesaggio (che si occuperebbe dell’aspetto didattico, organizzando conferenze e progetti con le scuole). Determinante, infine, l’adesione del Make in BO, il fab lab di Bologna, che ha messo a disposizione le sue competenze per l’elemento fondamentale del progetto: la realizzazione materiale del videogame. 
Green space invaders, l’avrete capito, non è un’operazione commerciale: ma quello che manca per raggiungere l’obiettivo finale (realizzare un’app scaricabile gratuitamente su tutte le piattaforme mobili) sono proprio i soldi. Un piccolo budget che permetta di pagare le spese organizzative e, soprattutto, lo sviluppo dell’app. Gli autori si stanno attivando facendo appello ad imprenditori, fondazioni e a chiunque altro voglia aiutarli e contribuire al successo del progetto: legando il proprio nome ad un’idea innovativa e di alto valore educativo-culturale. <

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