Il ladro sulla croce

Il ladro sulla croce  «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose Gesù: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel ...

Il ladro sulla croce 

«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose Gesù: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Lc 23, 39-43)


Non poteva finire peggio l’avventura di questo chiacchierato Gesù. Predicatore ascoltatissimo, polemista invincibile, sapeva tenere testa agli intellettuali della Legge e a tutti i politici del tempo. La gente non veniva trattata con populismo, ma sempre amata e sferzata, spinta a uscire dalle maschere che sempre si faceva. 
Quando erano caduti quei sassi dalle mani dei lapidatori, qualcosa si era mosso nella vita dei benpensanti, quando aveva buttato all’aria le bancarelle del tempio si era inimicato il popolo dei commercianti. Qualche reazione se l’aspettavano i suoi discepoli e Gesù ne era consapevole, ma l’essere messo in croce assieme a delinquenti comuni era un disprezzo e una scelta del Sinedrio di grande malvagità e calcolo. 
Ma anche questa compagnia per Gesù è compimento della sua missione. Crocefissi tutti e tre, tutti e tre vittime dei colpi dei soldati, tutti e tre levavano lamenti e si comunicavano grida lancinanti di dolore. 
Ciascuno ha sentito lo strazio provocato dai chiodi nell’altro e si era creata subito una sorta di solidarietà. In uno si è cambiata in pretesa, in scherno, in commiserazione quasi compiaciuta. «Non ci tiri fuori da questa fine imminente e lancinante? T’ho sentito quando ingannavi la gente, mentre io mi davo ai miei furti e rapine; non dicevi che potevi vincere chiunque, che non ti poteva fare niente nessuno perché tu sei di altra razza? Non sei il Cristo?». 
Dall’altra parte, il secondo intuisce qualcosa: quegli occhi, quel volto, quel respiro è di chi regna solo se l’uomo riconosce di dover essere perdonato, lo rimproverava: «Taci, noi tutto sommato ne abbiamo combinate di storture, ne abbiamo fatto di male a persone innocenti e inconsapevoli; ma lui era buono, l’ho sentito spesso parlare e consolare, proteggere e pagare per gli altri. 
Tu Gesù, che sei buono, della cui bontà ho tanta nostalgia. Quanto l’ho desiderata per la mia ingannevole vita! Non ti dico che merito il bene che sei, ma almeno solo ricordati di me nella tua compagnia d’amore!». 
E Gesù gli dà appuntamento tra le braccia del Padre. Infatti anche per quelli che lo ammazzano dice: «Padre ti faccio un’ultima preghiera: in queste tue braccia fa che siano accolti anche questi che mi ammazzano, che mi vogliono spegnere ideali e speranza, che hanno la pretesa di spegnere il tuo stesso grande disegno. Con loro accogli anche tutti quegli uomini e donne che continuano ad aumentare la cattiveria nel mondo. Perdona loro. Non ho nessun dubbio e nessun ripensamento; il chicco di grano che sono, voglio che marcisca non in una terra fredda, ma nelle tue braccia e così anche la loro vita accoglila fra le tue braccia».

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