Pentìti e perdonati

speciale di Marta Cardini Il rancore non serve a nulla Pentìti e perdonati Dal pentimento al perdono:...


speciale
di Marta Cardini












Il rancore non serve a nulla
Pentìti
e perdonati
Dal pentimento al perdono: con diversi modi di chiedere scusa,
tra gli esseri umani il percorso non sempre ha esiti positivi.
Ma Dio perdona sempre, buoni e cattivi.


   Chiedete spesso scusa? E perché lo fate? Per ottenere dei vantaggi sociali o per chiedere perdono, in quanto vi sentite veramente pentiti? Sapete scusarvi davvero?
Chiedere scusa è un comportamento che varia da cultura a cultura. I giapponesi lo fanno per ottenere fiducia, sembrare più affidabili e ottenere dei vantaggi. In Europa e USA ci scusiamo più del necessario e le donne si scusano più degli uomini. I Canadesi hanno una legge che regola il chiedere scusa. I cinesi lo fanno per formalità, senza pensare al perdono.
Nel mondo del lavoro chiedere scusa potrebbe invece nuocere perché metterebbe in una posizione di sottomissione e potrebbe essere un freno alla carriera. In tutti gli altri ambiti c’è anche chi chiede scusa perché prova vero pentimento. Ma il perdono non sempre è garantito. Chi invece perdona sempre è Uno Solo...

Le scuse “sociali”
C’è chi chiede scusa senza essere veramente pentito e lo fa per ottenere fiducia o per ottenere dei vantaggi. Sono le cosiddette “scuse superflue” o “scuse sociali”, che servono per sembrare persone più affidabili e sensibili. Le usano molto i manager giapponesi, soprattutto per motivi di business che, ad esempio, si scusano per il malfunzionamento di un prodotto per riottenere la fiducia del pubblico. Sono scuse di convenienza, che servono per sembrare più affidabili, ridurre la tensione e riacquistare la stima dei clienti.
Uno studio della Harvard Business School mostra che funziona persino se le scuse sono legate a qualcosa che non dipende da noi. Si tratta di una sorta di rito sociale per ben disporsi nei confronti di chi abbiamo di fronte e ottenere dei benefici immediati. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Psycology, scusarsi è tanto più facile quanto meno è necessario. Sembra inoltre che si scusi più facilmente chi si sente in colpa per un danno che non voleva infliggere di chi fa danno intenzionalmente.

Scusarsi per vero pentimento
Nei Paesi anglosassoni, in Europa e negli USA le donne sembrano scusarsi di più degli uomini, forse a causa di una maggiore “sensibilità”. Scusarsi anche quando non serve però può essere sintomo di insicurezza e, a volte, può diventare un freno alla carriera, in quanto metterebbe in una posizione di sottomissione o svantaggio. Mentre nella cultura cinese la scusa è un atto dovuto, in cui il valore del perdono è del tutto assente.
Nella nostra cultura, italiana ed europea, invece chiedere scusa ha un significato più profondo, legato soprattutto alla tradizione cattolica. Si chiede scusa quando siamo veramente pentiti di qualcosa, quando ci sentiamo dispiaciuti e vogliamo in qualche modo liberarci da una colpa.
La parola “scusa” deriva dal latino ex-cusare, che significa “allontanare la cagione di qualcosa”. Nei Paesi anglofoni Sorry deriva dall’antico Sarig, che significa “pieno di colpa e dispiacere”.

Perdonare per i cristiani
Dall’altra parte c’è chi accetta o meno di perdonare. Perché le scuse si possono anche rifiutare. Nella nostra cultura il perdono è la cessazione dell’impulso di risentimento nei confronti di un’altra persona. Si tratta di un gesto umanitario con cui, vincendo il rancore, si rinuncia a ogni forma di rivalsa di punizione o di vendetta nei confronti di un offensore. Si vuole perdonare le difficoltà altrui con benevolenza.
Nel cristianesimo, in particolare, il perdono è anche la remissione dei peccati, l’assoluzione delle colpe che Dio accorda quando il peccatore pentito riconosce, confessa e abbandona il suo peccato. La parola perdono deriva dal latino medioevale, in cui il verbo “perdonare” equivale a “condonare”.
Nel Nuovo Testamento il concetto di perdono è indicato da due parole greche con significati particolari: la prima è aphiemi che in greco profano (Omero) è usato per indicare il mettere in libertà una persona o una cosa, sciogliere, abbandonare, permettere, concedere, rinunciare, condonare, lasciare andare ecc…; la seconda parola greca è hilaskomai che ha un significato particolare. Ha infatti valore di espiare, conciliare se stessi, placare il Dio irato, rendere benevolo e misericordioso.
Il perdono cristiano è strettamente legato alla penitenza, in greco metamelomai (avere rimorso rimpianto e pentimento, cambiare opinione e giudizio su qualcuno) e metanoeo (cambiare mentalità, mutare pensiero, convertirsi). Gesù invita al pentimento in Lc 13. <

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