Volontario, nuova forza
Il desiderio di rendersi utili, l’impegno per i diritti umani, la voglia di viaggiare e conoscere nuove culture spinge un sempre magg...
https://www.dimensioni.org/2013/10/volontario-nuova-forza.html?m=0
Il desiderio di rendersi utili, l’impegno
per i diritti umani, la voglia di viaggiare e conoscere nuove culture spinge un
sempre maggior numero di giovani a entrare nella cooperazione internazionale. Incontro
con Gianfranco Cattai, presidente della Focsiv.
Oggi più che mai è avvertito il
bisogno di “evadere”, di esplorare strade
alternative, di fuggire da una realtà economica, sociale e politica deprimente che frustra la
speranza di elevarsi, di esprimere i propri talenti e metterli al servizio
degli altri.
Il volontariato è un’opportunità per migliorare le proprie competenze; un modo, anche,
per allargare orizzonti che la crisi occupazionale ha reso in questi ultimi
anni particolarmente foschi.
La FOCSIV è la più grande federazione in Italia di organismi di
volontariato internazionale di ispirazione cristiana.
Al presidente Gianfranco Cattai
abbiamo rivolto alcune domande.
A fronte di una disoccupazione giovanile del 40%, la
cooperazione internazionale – e in particolare la Focsiv – si sta interrogando su come contribuire ad aumentare le prospettive di
lavoro? Se sì, quali strade è possibile percorrere?
Il problema della disoccupazione giovanile è la piaga che sta segnando questa momento
storico.
A fronte di numeri così scioccanti FOCSIV, con gli organismi soci,
sta concentrando sempre più la sua attenzione sui giovani. Direttamente non
possiamo rispondere alle esigenze lavorative di quel 40%, quello che però possiamo fare attraverso i diversi tipi di
progetto da noi avviati è cercare di ampliare le conoscenze tecnico-professionali.
L’obiettivo è valorizzare al meglio le capacità e conoscenze che i giovani posseggono e che
matureranno attraverso le esperienze che le ONG propongono, in prospettiva di
una futura impiegabilità.
Qualche
esempio: gli stage formativi presso gli uffici delle ONG in Italia o all’estero, le esperienze in progetti specifici come lo SVE (Servizio
volontario europeo) o il Servizio Civile Nazionale in Italia o all’estero, pur senza tralasciare la fondamentale componente umana, offrono
la possibilità per
un arricchimento di quelle competenze professionali che potranno poi essere rivendute
sul mercato del lavoro.
L’insieme di queste esperienze
per certi aspetti è un primo inserimento all’interno del mondo del lavoro. L’avvio di un
percorso che da una parte stimola i giovani ad essere cittadini migliori,
attivi e solidali e dall’altra apre concrete possibilità di impegno professionale.
Un ragazzo che volesse impegnarsi in questo settore quali
passi deve compiere e quali caratteristiche deve avere?
Prima di tutto l’impegno nel settore della cooperazione internazionale presume due
componenti essenziali: motivazioni e spirito di servizio.
Passi suggeriti:
avvicinarsi senza timore alle organizzazioni del terzo settore, conoscerle, partecipare
agli incontri informativi o alle giornate da queste organizzate.
Conosciuta l’ONG e le sue attività, il passo successivo può essere quello di collaborare attivamente a
titolo volontario a iniziative e campagne che queste mettono in atto sul
territorio nazionale.
Sempre in quest’ottica, altamente consigliata è la partecipazione a brevi esperienze all’estero nei PVS, come i campi estivi, della durata media di 2/4
settimane – 1 mese. Sicuramente il Servizio Civile e lo
SVE realizzati all’estero sono le esperienze che ”pagano” di più e arricchiscono in modo significativo.
Cosa consiglia - o sconsiglia - a un giovane che voglia
approcciarsi alla cooperazione internazionale per allargare i propri orizzonti?
Un consiglio che mi sento di dare è quello di essere informato. Avvicinarsi alla
cooperazione internazionale vuol dire avere, almeno in linea generale, una
conoscenza rispetto ai diritti umani, all’economia sostenibile, all’educazione alla mondialità, alla solidarietà internazionale.
Allo stesso tempo, però, è importante bilanciare il proprio bagaglio
culturale e professionale con quelle motivazioni umane (altruismo, solidarietà, spirito di servizio) che sono
imprescindibili in questo settore.
Bilanciare le due componenti,
non annullare quella motivazionale/ umana a discapito di quella professionale, è il mio consiglio per i giovani.
Metterei in
guardia invece dalle tante promesse formative e professionalizzanti che
derivano da alcuni percorsi universitari sorti negli ultimi anni sulle
tematiche di cooperazione internazionale, che purtroppo si dimostrano
completamente slegati dall’esperienza concreta nei PVS e
da chi realmente opera nei territori del Sud.
È importante scegliere percorsi di
approfondimento che garantiscano questo legame e che magari colleghino la
teoria con una sperimentazione pratica sul campo.
Può fare un identikit dei giovani che si rivolgono a voi?
Cosa chiedono e sono disposti a dare e a fare? Cosa possono ottenere?
Negli ultimi anni, forse anche per la crisi
economica, sempre più
giovani laureati e non, provenienti o meno da precedenti esperienze di
volontariato, si sono avvicinati alla FOCSIV e alle nostre associate.
Le loro
richieste sono varie: conoscere le attività delle ONG nel Nord e Sud del mondo,
partecipare alle campagne di sensibilizzazione, ma soprattutto partecipare
attivamente a progetti di volontariato di breve e lunga durata all’estero.
In molti casi le richieste nascono anche dall’esigenza di far esperienza, di mettersi alla prova e di essere
cittadini attivi e coscienti delle problematiche mondiali. Quello che questi
giovani offrono è la
loro voglia di conoscere, di esplorare, di mettersi a servizio e crescere.
Noi,
dal canto nostro, oltre alle offerte
formative sopracitate, sentiamo la responsabilità di incanalare in maniera positiva questa
voglia e questo entusiasmo e cercare di farli fruttare.
Inoltre, la presenza
dei giovani nelle Organizzazioni, sia sul campo come in Italia, sono prezioso
stimolo agli “operatori anziani” delle
ONG e l’inserimento di giovani risorse può rinvigorire e aiutare la modernizzazione e l’evoluzione delle nostre attività e iniziative.
Dunque serve ancora la cooperazione internazionale? Cos’hanno
dimostrato 40 anni di esperienza?
Quarant’anni di storia e di esperienza
delle ONG italiane hanno dimostrato che grazie alla cooperazione internazionale
anche la politica estera del nostro Paese è cresciuta, raccogliendo frutti positivi in
aree dove solo il volontariato internazionale è riuscito a garantire, negli anni, sostegno e
accompagnamento alle popolazioni in difficoltà.
Una presenza finalizzata a promuovere lo
sviluppo andando oltre le cosiddette “emergenze” che suscitano tanto clamore, per esempio sui media, ma solo finché la notizia è capace di garantire audience.
Alla domanda
se serve ancora la cooperazione internazionale rispondo pertanto sì, serve, eccome.
Anzi, oggi e per i prossimi
anni, più che mai.
Come ONG abbiamo infatti un ruolo dentro il processo globale, dobbiamo dare
continuità alla
nostra mission e avere il coraggio di coinvolgere tanti altri, anche di settori
diversi dal nostro, per dare a tutti l’opportunità di capire quale potrebbe essere una loro
risposta ai molti poveri del sud.
Patrizia
Spagnolo