Leonardo da Vinci Omo sanza lettere
ZOOM di Dino Valle Via alle celebrazioni per i 500 anni dalla sua morte Omo sanza lettere Si definiva così Leonardo da Vinci,...
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ZOOM
di
Dino Valle
Via alle celebrazioni
per i 500 anni dalla sua morte
Omo sanza lettere
Si definiva così Leonardo da Vinci,
eccezionale talento del Rinascimento. Le sue opere, i suoi studi, le sue
invenzioni hanno cambiato il mondo.
Il
2019 è l’anno di Leonardo da Vinci.
Il fitto programma d’iniziative per celebrarne il cinquecentenario dalla morte
(2 maggio 1519) coinvolge un po’ tutta Europa, Italia e Francia in testa.
Numerose manifestazioni, celebrazioni e iniziative culturali sono in programma
nelle principali città della penisola, da Firenze a Milano, da Torino a Napoli.
Pittore,
scultore, ingegnere e scienziato, Leonardo è stato sicuramente uno dei talenti universali del Rinascimento.
Espero di architettura, scultura, pittura, disegno, anatomia, musica,
astronomia, scenografia e scienza, è a ragione considerato uno dei geni dell’umanità.
Ma al di là del suo immenso operato, resta ammantato da un alone di mistero: quanto
si sa davvero su di lui?
Look insolito
Che
fosse un uomo di genio e fuori dal comune lo sappiamo tutti, sembra fosse anche
un tipo dal look interessante. Le descrizioni e i ritratti fino a noi pervenuti
si combinano per creare l’immagine di un uomo alto, atletico e bello, anche se al riguardo c’è qualche dubbio. Teneva
capelli lunghi e fluenti, in un tempo in cui la maggior parte degli uomini li aveva
tagliati corti, così la barba.
Il
suo abbigliamento viene descritto più volte come insolito, originale nella
scelta di colori vivaci, e, in un
momento in cui gli uomini maturi indossavano vesti lunghe e severe, il suo abbigliamento
preferito era costituito da una tunica corta e flessibile, tipo quelle
indossate dai giovanotti.
Leonardo
è stato delineato dai suoi primi biografi come un uomo dotato di grande fascino personale, fortemente carismatico,
di carattere gentile e generoso. Ma anche un burlone, un uomo di spirito.
Giorgio Vasari, storico illustre e pittore a sua volta, ne dà conferma: si
divertiva ad impaurire gli amici che gli recavano visita facendo saltare fuori
da una scatoletta un piccolo ramarro con tanto di ali applicate e altre strane
decorazioni.
Aveva
una predilezione per facezie e barzellette. Pare che egli stesso fosse dotato
di un umorismo tagliente. Si
racconta che, mentre dipingeva l’Ultima
Cena, al priore che gli metteva fretta perché completasse l’opera, Leonardo
rispose: «Ho difficoltà a trovare un modello per il volto di Giuda, se si
presta lei potrei terminare l’opera più rapidamente». Il priore rifiutò e
preferì adeguarsi ai tempi dell’artista.
Il
rapporto tra Leonardo e Michelangelo,
l’altro grande genio del Rinascimento, fu invece sempre difficile: i due non
andavano d’accordo. Leonardo era riflessivo, pacato, eclettico e interessato ai
fenomeni e al mondo della natura. Michelangelo, invece, era turbolento, idealista
e molto impulsivo. L’enorme divario tra i due era dovuto anche alla notevole
differenza d’età, con Leonardo di ben ventitré anni più anziano di
Michelangelo.
Il mistero della sua scrittura
Leonardo
amava gli animali in ogni loro forma. Vasari ci tramanda l’aneddoto che fosse
solito passare nei luoghi dove si vendevano gli uccelli e lì, dopo averli
acquistati, si dilettava a lasciarli liberi di volare fuori dalle gabbie. Un
amore che, seppur maestro di feste, cerimonie e banchetti, lo spinse probabilmente
a diventare vegetariano. Prova ne
sarebbe un ricco ricettario di cucina a lui attribuito, in cui sono descritti
solo piatti a base di frutta e verdura, nessuno di carne.
Come
lui stesso si autodefiniva, era un “omo sanza lettere”. Non conosceva il greco
e masticava poco il latino, non era interessato alla cultura intellettuale nozionistica fine a se stessa, ma il suo modo
di affrontare il lavoro e le cose della vita era legato al ragionamento che
scaturisce dopo un’esperienza concreta.
Leonardo
era solito scrivere da destra verso
sinistra, spesso partendo dall’ultima pagina per arrivare alla prima. Così
i suoi scritti potevano risultare comprensibili solo se riflessi in uno
specchio. Secondo alcuni scriveva così perché era mancino non corretto dall’infanzia,
o lo era diventato in seguito a un incidente.
Secondo
altri avrebbe scoperto in gioventù il piacere della scrittura speculare e poi
coltivato questo stile come vezzo, in uso nel XV secolo. Alcuni neurologi hanno
anche ipotizzato che Leonardo fosse dislessico: chi ne soffre trova facile
scrivere specularmente. Infine c’è chi pensa che la scrittura di Leonardo fosse
un codice segreto per proteggere i
propri appunti dal plagio e dalla censura.
In
ogni caso fu senza ombra di dubbio uno scrittore prolifico, addirittura un grafomane. Anche se di fatto nella sua
vita non compose che il Trattato di
Pittura, moltissimi sono i quaderni che ci ha lasciato. Sappiamo che l’artista
nel 1499 si trovava “alla testa di duecentodiciotto libri”, tra fogli, quaderni
e appunti, riempiti dalle riflessioni più disparate.
La
religione non fu tra gli interessi di Leonardo. Anzi, i suoi studi sulla
natura, sul cielo e sul movimento degli astri, lo allontanarono dalle pratiche
religiose. Solo in prossimità della morte l’artista sembrò pentirsi della sua
condotta di vita e abbracciò la fede
cristiana. Il Vasari riferisce che la conversione portò poi Leonardo anche
ad un ripensamento critico della sua opera di artista: il genio toscano si
pentì di non aver dedicato più tempo e creatività al tema del sacro.
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Vita da genioNato da un amore illegittimo a Vinci (provincia di Firenze) il 15 aprile 1452, a 17 anni fu mandato dal padre a bottega di Andrea del Verrocchio, fucina di illustri maestri del ’500 quali Botticelli, Perugino e Ghirlandaio. Durante il soggiorno milanese (1482-99) realizzò alcune opere celebri come la Vergine delle rocce, la Dama con l’ermellino (oggi al Museo di Cracovia) per Ludovico Sforza, detto il Moro, e l’Ultima cena per il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, sconvolgendo con quest’ultima l’iconografia tradizionale e introducendo una nuova tecnica pittorica (tempera e olio su due strati di intonaco).Lasciata Milano insieme al giovane Francesco Melzi (il più caro dei suoi allievi che lo seguì fino alla morte), fu a Mantova presso la casa di Isabella d’Este e, dopo, nuovamente a Firenze, dove iniziò a manifestare una sorta di insofferenza per la pittura, preferendole gli studi geologici del territorio. Da sopralluoghi compiuti in Romagna e in Toscana in vista di opere ingegneristiche e di difesa, scaturirono poi l’amore per il paesaggio e per le forze della natura.Natura interpretata con assoluta innovazione nella Gioconda (1503-1506), considerato il ritratto più famoso del mondo.
In questo Leonardo riesce a legare la figura umana al paesaggio, che appare non come semplice sfondo ma protagonista del quadro, in un rapporto che nessun pittore prima di lui aveva saputo rendere con altrettanta finezza.Nei primi anni del Cinquecento, Leonardo dedicò particolare attenzione allo studio del volo e al progetto di una nuova macchina volante e cominciò ad interessarsi all’anatomia degli uccelli, dell’uomo, alla resistenza e ai moti dell’aria e alla caduta dei pesi. Nel 1514 si trasferì a Roma, sotto la protezione di Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e, successivamente, in Francia alla corte di Francesco I, dove continuò con passione e dedizione gli studi e le ricerche scientifiche.Qui, ad Amboise, morì il 2 maggio 1519, lasciando Melzi come esecutore testamentario e disponendo di voler essere sepolto nella chiesa di San Fiorentino. Cinquant’anni dopo, violata la tomba, le spoglie andarono disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e ugonotti.
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Il sitoSono tante le iniziative nate per ricordare Leonardo in Italia. Il programma completo si trova su www.leonardocinquecento.it, sito del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni della morte di Leonardo da Vinci, istituito dal Ministero per i beni e le attività culturali.