Maddalena, al colmo dell'amore per Gesù

di Domenico Sigalini   Maddalena, al colmo dell’amore per Gesù L’amicizia spesso diventa vero amore e vero amore non vuol...


di Domenico Sigalini

 



Maddalena,

al colmo dell’amore per Gesù

L’amicizia spesso diventa vero amore e vero amore non vuol dire ci fidanziamo, ti sposo. È una profondità che sicuramente passa dagli occhi al cuore, al sangue, dà adrenalina, crea dialogo, simpatia, condivisione. C’è ancora un salto per progettare vita assieme, coinvolgere sessualità in termini fisici e progettuali. Chi è abituato a semplificazioni sarà sempre tradito dal suo cuore e non potrà cogliere le bellissime sfumature dell’amore, dell’amicizia, della condivisione di ideali, della attrazione di tutto il piano di vita della persona amata, passione, visione di mondo, mission. Tante persone hanno potuto vivere questo amore nel candore più pulito della loro vita e nella condivisione più profonda degli ideali.

Penso a tutto questo quando rifletto sulla figura della Maddalena, sulla sua attrazione per Gesù e sulla delicatezza del tratto di Gesù verso di lei alla sua risurrezione. Purtroppo la banalità di alcuni scrittori non ha potuto che vedere una storia di innamorati, spesso una tresca nascosta.

La Maddalena, dopo essere stata liberata da Gesù da una possessione demoniaca che la teneva incatenata e soffocata da un male più grande di lei, si affida a Gesù, lo segue, si disseta ad ogni sua parola, ne intuisce la passione, il desiderio di dono fino all’ultima goccia e nello stesso tempo coglie la solitudine dell’uomo, l’abbandono superficiale di chi lo segue. Una donna intuisce subito queste situazioni dell’uomo e decide anche con eroismo di alleviarle. Non ci pensa due volte a stare sotto la croce con Maria sua madre. Un gruppetto fragile di donne, un giovanetto, Giovanni, sono l’ultima compagnia di Gesù durante la sua esecuzione.

Ma proprio questo aver potuto contemplare Gesù nella sua grande sofferenza non le permette di stare in pace, di non sentire pesantissima la sua assenza dopo averlo visto cadavere e deposto in un sepolcro. Per questo di buon mattino di quella fatidica domenica vuole almeno toccarlo ancora, anche se freddo cadavere. Sente il bisogno di un gesto di affetto concreto, fisico, per quel corpo martoriato e va alla tomba dove aveva visto che lo deponevano in fretta il giorno di Parasceve a rendere a quel corpo rispetto e onore. 

Ma Lui non c’è più. Un urlo per le strade strette di Gerusalemme, un urlo disperato. Non solo la morte, ma anche l’assenza del suo corpo. È nota la corsa di Giovanni e Pietro alla tomba, la descrizione dei teli afflosciati su di sé, come se dall’interno fossero stati svuotati del corpo, i due verbi che descrivono ciò che ha cambiato la storia: vide e credette alla risurrezione. E infine la Maddalena che nella sua disperazione, nel suo pianto sconsolato si sente chiamare: «Maria». Chi pronuncia il mio nome così non può essere che Lui. È Lui che dice: il mio corpo non è da toccare o imbalsamare, ma da annunciare come risorto. Va’, dillo a tutti: la vita ha vinto. E Maria Maddalena anziché essere vista e dipinta come la peccatrice pentita, il che non è proprio vero, diventa la prima annunciatrice della risurrezione di Gesù. Gesù affida questo annuncio proprio a una donna che non poteva essere testimone di niente nella società del tempo, ma nel regno di Dio, sì.

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