Alda Merini

di Elena Giordano Alda Merini Carta d’identità Paese: Italia Anno di nascita e morte: 1931-2009 Professione: poetessa   ...

di Elena Giordano


Alda Merini
Carta d’identità
Paese: Italia
Anno di nascita e morte: 1931-2009
Professione: poetessa

 I fatti
Alda Merini è una persona speciale. Una poetessa che nella vita ha cercato di esprimere i pensieri del suo cuore, e per questo ha sofferto pesantemente. Nasce e cresce a Milano, tra i suoi adorati Navigli. Si sposa e ha quattro figlie, ma presto inizia ad avere dei problemi di malattia mentale: più volte, lungo i decenni, verrà ricoverata in manicomio. Questa esperienza la segnerà profondamente, le paure e le sensazioni vissute “dentro” verranno espresse proprio nelle sue poesie. Il riconoscimento e la fama le arrivano molto tardi. Di lei tutti sanno che fumava, suonava il pianoforte, si laccava le unghie, viveva in un appartamento piccolo e sporco, oggi trasformato in museo e riallestito in una casa sempre del suo amato quartiere.

Cosa ci dice Alda?
La normalità non esiste. O meglio: ciascuno ha la sua. E poi ci sono persone che non riescono a vivere nemmeno nella loro personalissima normalità: la mente manda loro informazioni non corrette. È quella che tutti normalmente chiamano “pazzia”, senza sapere bene di cosa si tratta. Alda Merini ha vissuto con lucidità anche questa parte della sua vita e ha saputo narrarla. Ha raccontato le vite di chi come lei era internato, cercando barlumi di umanità tra pratiche di cura ancora barbare e la vita “normale” che la attendeva fuori.
L’amore si può narrare, si può vivere anche attraverso i versi di una poesia. La poesia non è solo un’arte che si impara a scuola, solo una “cosa” per i romanticoni. È un modo per raccontare le sensazioni, profondissimo. Alda ha vissuto dedicando tutta la sua vita alla poesia, disinteressandosi di onori e ricchezze.
Chi cerca la fama, e ne fa la sua ragione di vita, resta molto deluso. Poetessa di spicco del Novecento, Alda è stata scoperta tardi. Ha sempre vissuto in una casa dimessa del suo vecchio quartiere. Se avesse scritto poesie solo per ricevere riconoscimenti o premi in denaro, si sarebbe spenta nella tristezza. Lei invece ha sempre ascoltato ciò che le veniva “da dentro”, senza preoccuparsi di altro.
Il mondo moderno ha strumenti per capire tutto. Cura le malattie (molte, in verità), costruisce aggeggi tecnologici microscopici; vola su Marte. Ma non sa “inquadrare” le persone speciali. Le tiene lontane, perché ne ha paura. Vi siete mai confrontati, nel quotidiano, con “persone speciali”? Come vi siete rapportati con loro? Sono davvero speciali… o siamo noi che siamo talmente normali da non saper gestire o capire nel profondo chi va fuori dagli schemi?

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