La luce di Nek

di Claudio Facchetti Tra pop, rock e dance La luce di Nek  Il “vincitore morale” di Sanremo ha inciso un cd, “Prima di parlare”, ric...

di Claudio Facchetti

Tra pop, rock e dance

La luce di Nek

 Il “vincitore morale” di Sanremo ha inciso un cd, “Prima di parlare”, ricco di sorprese sonore e autobiografico. E racconta l’amore, l’impegno e la fede.


È arrivato secondo al Festival di Sanremo, ma è come se Nek si fosse piazzato al primo posto. A sancirlo, il tam tam mediatico suffragato dai numeri: il suo brano Fatti avanti amore è stato il più trasmesso dalle radio dopo la manifestazione ligure e il suo video-clip lo hanno guardato quasi 7 milioni di persone.
A questo, bisogna aggiungere i riconoscimenti che si è portato a casa dall’Ariston: il premio della Sala Stampa Radio-Tv “Lucio Dalla”, quello per il miglior arrangiamento e per la canzone più radiofonica, a cui fa compagnia la vittoria nella serata dedicata alle cover per l’interpretazione di Se telefonando.

Insomma, niente male per Nek, che è tornato a Sanremo per la terza volta nella sua carriera, dove ha sempre ottenuto riscontri positivi. La prima nel 1993, quando si fa conoscere con il brano In te, che affronta il delicato tema dell’aborto, e ottiene il terzo posto tra i “Giovani”. E la seconda nel 1997 con Laura non c’è, che pur non piazzandosi bene nella serata finale, diventa un hit a livello internazionale e lo lancia definitivamente nel mondo della musica.

Una sferzata al sound

È da quel momento, difatti, che Nek conquista la grande popolarità per non perderla più. La alimenta con album ben riusciti, in cui si ritaglia un genuino profilo pop-rock che piace anche oltre i nostri confini. L’artista, al pari di Ramazzotti o Pausini, è un nome top all’estero, in Europa come nei Paesi sudamericani, e la vendita dei suoi cd ha superato gli 8 milioni di copie, non proprio bruscolini, eppure i media sembrano non farci troppo caso. «L’importante è che le mie canzoni arrivino alla gente, al resto ci sono abituato – sorride Nek – e non gli do troppo peso. Anche se, proprio all’ultimo Sanremo, ho ricevuto gli apprezzamenti della stampa: non me l’aspettavo e mi ha fatto piacere».
Apprezzamenti che si sono poi estesi all’album, addirittura anticipato di una settimana rispetto alla data di pubblicazione già decisa, per far fronte alle richieste degli ammiratori. «Non mi era mai accaduto prima – ammette – . C’è stato un tam tam sui social fortissimo, i fan volevano sentire le nuove canzoni. Non potevo deluderli».
Nuove canzoni che tracciano un profilo un po’ diverso di Nek rispetto all’album uscito due anni fa, che portava come titolo il suo nome e cognome, Filippo Neviani. «Questo è un disco luminoso – dice – , l’antitesi del precedente, che era più essenziale, rock e tetro».
Una luce che si accende forte sugli arrangiamenti, che avvolgono di sonorità inedite le belle melodie dei brani, in cui Nek ha suonato quasi tutti gli strumenti. «È un cd ricco di contaminazioni: c’è un quartetto d’archi, un’orchestra e c’è l’elettronica, che si sono fusi con il mio passato musicale dando una chiave di lettura diversa e alternativa al mio modo di fare pop».

Merito anche del nuovo team di lavoro di cui si è circondato. «Ho cambiato squadra – precisa – perché avevo bisogno di dare una sferzata al mio sound. Gli autori, musicisti e collaboratori hanno portato la loro esperienza e i loro gusti nelle canzoni. Dal confronto e dalla condivisione, è scaturito questo cd, che mi ha coinvolto nelle sue fasi realizzative come mai in passato. Tutto questo mi ha dato entusiasmo. L’alchimia e l’energia che si è creata tra noi è stata così forte che abbiamo già buttato giù delle idee per il prossimo disco».

Siamo fatti per amare

È senza dubbio un album dai contorni personali, quasi un concept. «Voglio molto bene a questo cd – racconta – perché penetra in maniera profonda nella mia vita. Ogni brano è una specie di tassello autobiografico, il cui filo conduttore sono i sentimenti, in primis l’amore, non solo quello romantico. Perché non esiste nulla di più sublime per un essere umano dell’amare gli altri. Nonostante gli errori e le incomprensioni frutto del nostro essere imperfetti, noi siamo fatti per amare».
 Un amore che Nek declina in modi diversi, come nell’intenso brano Credere amare resistere. «Mi faccio portavoce delle sofferenze reali di persone che ho conosciuto, alle quali non si può restare indifferenti. Il titolo della canzone è lo slogan dell’associazione onlus VoaVoa, di cui faccio parte, che si occupa di bambini colpiti da malattie neurovegetative. L’impegno è di aiutare le loro famiglie ad avere un adeguato supporto morale, legale, fisico».
Un aspetto, questo, che si accompagna coerentemente con la fede di Nek, che è alla base della riflessione di un altro brano del cd, Invisibile. «Sono credente, ma non mi sono limitato a leggere il Vangelo, ho voluto vivere un’esperienza diretta visitando delle comunità, capire come mai chi si smarrisce ritrova la via giusta seguendo Dio. È stato determinante. La vita insegna che le cose davvero fondamentali sfuggono all’occhio, non si vedono. La fede e l’anima non sono visibili, ma nessuno può negare la loro esistenza e importanza».
Proprio la fede è stata il balsamo che gli ha curato ferite profonde, come la morte del papà, due anni fa. «Era una figura centrale nella mia vita – ricorda – , si è spento piano piano. Il dolore è stato immenso, ma la fede ha riempito quel vuoto che si era formato dentro di me».
L’album, curiosamente, riporta sulla copertina non solo il nome d’arte, ma anche quello anagrafico, ed è la seconda volta dopo Filippo Neviani. «È un omaggio a mio padre – confida – , che avrebbe voluto vedere il suo cognome sulla copertina. Oggi come ieri, purtroppo, non ha fatto in tempo. E poi, forse, un giorno farò sparire Nek e firmerò i dischi con il mio nome. Dovrà essere un cambiamento graduale: la gente deve abituarsi».
 La famiglia è un punto fermo per l’artista romagnolo. Sposato con Patrizia e papà della piccola Beatrice, Nek vive sempre a Sassuolo, dov’è nato 43 anni fa. «I miei concittadini mi apprezzano, ma non sono mai invadenti. Vivo tranquillo, mi piace osservare le colline della mia terra. Certo, sono spesso in giro per lavoro, ma è un buon rifugio dove rintanarmi».
E il tempo libero, lontano dalle scene, come lo passa? «Conduco una vita normalissima. Beatrice ha solo 4 anni ma è un peperino e assorbe ogni energia. Poi c’è Martina, avuta da mia moglie prima di conoscermi, che ha 19 anni e frequenta l’Università con grande profitto. Per il resto, mi godo la casa, la visita di qualche buon amico e, se capita, mi dedico alla cucina».
Domani lo aspetta un lungo tour teatrale (partirà il 13 ottobre da Modena) che si preannuncia da “tutto esaurito” in ogni data. «Stiamo realizzando un palco con una scenografia particolare – anticipa – . I nuovi pezzi, intrisi di elettronica, richiedono luci ed effetti particolari, ma ovviamente non prevarranno sul mio animo rock: mi piace ancora suonare e cantare senza troppi artifizi». <

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