Semplicemente don Bosco
di Leo Gangi Il fumetto religioso più venduto (e piratato) di tutti i tempi Semplicemente don Bosco L’introvabile biografia...
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Il
fumetto religioso più venduto
(e
piratato) di tutti i tempi
Semplicemente don Bosco

grazie all'editrice ReNoir - Nona Arte.
Un omaggio al grande santo a duecento anni dalla
nascita.
Siamo
entrati in pieno nel Ventunesimo Secolo. Lo sviluppo sempre più rapido della
tecnologia e della comunicazione sta producendo una rivoluzione epocale.
In un quadro del genere, lo spazio del fumetto è limitato. Figurarsi se il
protagonista è un santo sociale dell’Ottocento. Quale interesse può suscitare
tra i giovani?
La stessa
domanda se l’è posta settant’anni fa un promettente disegnatore, dopo essere stato
contattato dall’editore belga Dupuis per realizzare una rubrica settimanale
su un personaggio a lui lontanissimo e di cui non sa praticamente nulla.
Il
contesto della singolare proposta è quello dell’invasione tedesca del Belgio,
l’autore è il ventisettenne Joseph Gillain, in arte Jijé, e l’argomento
è la biografia di don Bosco. Il risultato, un successo senza
precedenti: dopo il lancio a puntate sulla rivista Spirou tra
l’aprile del ’41 e il dicembre del ’42, le avventure vengono riunite in un
volume, che vede tre edizioni solo nel 1943. Altre due edizioni si susseguono
fino al ’49. In sette anni ne vengono vendute oltre 200.000 copie. Una riuscita
davvero clamorosa, se si pensa che sono gli anni a ridosso della Seconda Guerra
Mondiale.
Oggi, a
distanza di duecento anni dalla nascita di don Bosco, la sua biografia a
fumetti viene riproposta da ReNoir - Nona Arte in una veste editoriale
che riprende la prima versione delle tavole in bianco e nero e una post fazione
di Roberto Alessandrini.
La sfida
La sfida
lanciata da René Matthews, genero dell’editore Dupuis di Marcinelle, è di
quelle da non lasciarsi scappare: raccontare la vita di un santo senza
scadere nell’adulazione o nel melenso.
Il
giovane Jijé s’informa: legge libri, alcuni
forniti dallo stesso Matthews, guarda i ritratti del santo e inizia a
tratteggiare la sua storia.
Ne esce
un personaggio allo stesso tempo uomo ed eroe moderno. Furbo e ironico,
ma anche attento a tutto ciò che lo circonda, specie alle persone.
Quasi un
pioniere del Far West. Il quale, però, invece delle praterie trova ad
attenderlo le difficoltà pratiche della campagna dove vive da bambino e i mille
problemi di una città come Torino, che si trova ad affrontare una volta
divenuto sacerdote. E che invece della pistola usa l’arma della confessione.
La
cornice della Torino di allora non è delle migliori, divisa com’è tra politici
settari e anticlericali e maestranze insoddisfatte. In una città del genere non
c’è spazio per i giovani.
Finché
non arriva don Bosco, che nutre fin da piccolo una particolare sensibilità
verso i deboli e i poveri. I quali, però, si devono dare da fare per
diventare «buoni cristiani e onesti cittadini».
Grazie
alle sue doti di acrobata forzuto, di fine pensatore, di pedagogo, di amico,
oltre che a una fede incrollabile nella Provvidenza (capacità in fondo
pienamente umane), lui riesce dove gli altri non tentano neanche.

Altro
esempio: riesce a scampare in modo incredibile ad agguati e a ostacoli posti da
chi lo vede come un sobillatore di giovani. Si comporta così fino all’ultimo,
quando, arrivato il momento di tornare alla Casa del Padre, «morì povero,
talmente povero che anche quel giorno si dovette andare a credito dal fornaio».
Lo affiancano personaggi misteriosi come il Grigio, il cane che
compare all’improvviso per proteggerlo e all’improvviso se ne va. O
fondamentali come mamma Margherita, che abbandona tutto per seguire il
sogno del figlio.
Ma non si scade mai nel “teatrale”. Ogni impresa è
condita dalla giusta ironia, e nelle vignette di Jijé si respira a pieni
polmoni l’aria dell’Ottocento. A ciò contribuiscono gli sfondi accurati,
ma anche i dialoghi schietti e immediati. Piccola curiosità: prima di
disegnare la biografia, l’autore belga non è mai stato direttamente in
Piemonte. Una specie di “effetto-Salgari”, caratteristico di un acuto
osservatore.
Fino in Belgio

Tra
costoro c’è il vescovo di Liegi, monsignor Victor Joseph Doutreloux, che inizia
una fitta corrispondenza con quello che anche lui chiama “uomo della
Provvidenza”.
Da
quell’amicizia nasce il primo nucleo salesiano in Vallonia: don Bosco vi
acconsente l’8 dicembre 1887, a meno di due mesi dalla morte. In vent’anni le
comunità diventano dieci. Poi crescono ancora, partendo per le missioni in
Africa. Quando Jijé coglie la sfida, i salesiani sono una presenza
radicata, anche se il loro fondatore non è ancora conosciuto da tutti.
A
renderlo popolare contribuisce molto l’opera del giovane belga, che riprende
episodi importanti selezionati da una vita avventurosa. Ed è appunto
l’avventura la forma su cui punta il disegnatore per ripercorrere la missione
di don Bosco.
Il
fumetto diventa il modo più immediato per comunicarla.
Lo stile

L’accuratezza
non è tralasciata: ne sono prova gli sfondi che riproducono perfettamente la realtà, senza tuttavia
caricarla o farla prevalere sui personaggi.
L’effetto
finale è molto piacevole, anche nella variante in bianco e nero: il lettore si
sente trasportato all’interno del fumetto, come se si trovasse dentro a
un film. Tra l’altro, proprio l’arte cinematografica “esplode” in Europa negli
anni Trenta e Quaranta, e i disegnatori più accorti ne traggono spunto per le inquadrature e le ambientazioni.
Il tutto
matura nelle riviste di ispirazione cristiana quali Spirou e Tintin,
che circolano soprattutto nella rete delle parrocchie e nel circuito degli
scout. Ambienti in cui non fa breccia lo spirito nazionalista di inizio secolo,
mentre invece si dà importanza a valori come l’amicizia e il rispetto
dell’altro, e la missione da compiere non è solo un pretesto, ma il fine
dell’avventura. Terreno fertile per l’uso della “ligne claire”, che si
impone senza bisogno di ghirigori. E da “stile” diventa “scuola”.
Le due versioni
Ogni
epoca ha la sua tecnologia. Le macchine offset degli anni Cinquanta soppiantano
la più antica litografia.

Ne escono 106 tavole, contro le 99 della prima versione. Il
fumetto viene nuovamente pubblicato tra il novembre del ’49 e il
novembre del ’50 su un settimanale
delle edizioni Dupuis, questa volta Le Moustique. Il trionfo
batte i precedenti: tanto, che la raccolta viene ripubblicata a colori e
tradotta in tutto il mondo, ma dà anche vita a molti plagi, versioni non autorizzate di cui una ha spopolato negli USA.
Ciononostante il Don Bosco, amis des jeunes di Joseph Gillain non era
mai stato tradotto prima d’ora in italiano.
Una svista a cui ha rimediato ReNoir - Nona Arte. <