L’enigma Escher
arte di Francesca Binfarè L’enigma Escher I giochi ottici e i paradossi grafici raccontano il mondo complesso del grande illustratore...
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arte
di
Francesca Binfarè
I giochi ottici e i paradossi grafici
raccontano il mondo complesso del grande illustratore.
Geniale e visionario, Maurits
Cornelis Escher è stato uno degli illustratori e grafici più famosi del
mondo, che ha saputo trasformare in immagini pensieri complessi e articolate
teorie. Queste sue originali interpretazioni della realtà sono
rappresentate nelle opere che vediamo esposte nella mostra L’enigma
Escher. Paradossi grafici tra arte e geometria, allestita a
Il lavoro di questo
affascinante incisore e grafico olandese è raccontato in un percorso di 130
opere, che partono dagli esordi e arrivano alla sua maturità, raccolte da
prestigiosi musei, biblioteche, istituzioni nazionali e collezioni private:
tanti sono gli appassionati di Escher e della sua opera, che in questa mostra
viene raccontata in modo completo e intrigante. Perché, non c’è dubbio, il
personaggio e la sua arte sono complessi ma affascinano chiunque vi si avvicini.
Alla ricerca del suo segreto
Non per niente la
mostra parla di “enigma Escher”: a Palazzo Magnani sono esposte xilografie e
mezzetinte che rappresentano costruzioni di mondi impossibili,
esplorazioni dell’infinito, motivi a geometrie interconnesse che cambiano
gradualmente in forme differenti.
Accanto alle sue
celebri incisioni (le notissime Tre sfere I, Mani che disegnano, Relatività,
Convesso e concavo, Nastro di Möbius II) sono presentati anche numerosi disegni,
documenti e filmati, corredati da interviste all’artista: lo scopo è
mettere in luce il ruolo di primo piano che Escher ha svolto nel panorama
artistico sia del suo tempo sia successivamente. D’altra parte, egli ha saputo
attingere dal mondo dell’arte e a sua volta influenzarlo (non si dice
che questo sia indice del vero genio?).
L’enigma Escher, in più, vuole raccontare il percorso artistico
dell’incisore olandese arricchendolo con i riferimenti culturali che hanno
contribuito alla sua esplosione: in altre parole, da dove ha preso il via il
cammino creativo di Escher? Quali elementi culturali l’hanno nutrito, e
quindi sono essenziali per capire l’enigma rappresentato dalle sue opere? Per
niente facile, ma certamente interessante.
E infatti, al lavoro
sulla realizzazione di questa mostra si è messo un team di persone dalle
competenze diverse, che incrociano la storia dell’arte, la geometria, la
matematica, le leggi della visione e della percezione visiva. Tutte queste
conoscenze servono per svelare l’enigma di Escher che, una volta capito, secondo
i curatori della mostra non può che rendere la sua arte ancora più
affascinante.
Ingannando le prospettive
Una sezione
dell’esposizione è dedicata al confronto tra la produzione di Escher e
opere di altri importanti autori, che sono stati suoi ispiratori o anche
prosecutori: solo così si capisce lo spessore culturale che egli ha espresso.
Il cammino narrato
nella mostra ripercorre il rapporto di Escher con il tessuto artistico del
passato ed espone il dialogo tra la sua produzione e quella di altri autori, in
cui si ritrovano riferimenti stilistici che partono dal Medioevo,
passano dal Liberty e approdano alle avanguardie del Cubismo, del Futurismo e
del Surrealismo.
Sicuramente, l’opera
di Escher ha influito su figure di rilievo dell’arte del ’900, come – per fare
solo un nome – il principale esponente dell’Optical Art, Victor Vasarely.
Più sorprendente può essere scoprire che il dirompente pittore americano Keith
Haring deve, anche lui, qualcosa a Escher.
La mostra consente di
immergersi completamente nella creatività del singolare Maurits Cornelis, che
si è ampiamente nutrita delle riflessioni nate dal mondo dei numeri,
della geometria (euclidea e non) e della matematica, e dallo spazio, sia esso
reale sia virtuale. Escher si è divertito a ingannare la prospettiva e a
giocare con le leggi delle percezione visiva. Innegabilmente le sue opere sono
tanto affascinanti quanto complesse: mai pensare di poterle giudicare senza
approfondire.
Al tempo stesso, questa è una mostra che va affrontata
con divertita curiosità: come diceva lo stesso Escher: «I miei soggetti
sono spesso anche giocosi: non posso esimermi dallo scherzare con le
nostre inconfutabili certezze». Questo è lo spirito con cui guardare le sue
opere.