Merry Mario Christmas
musica di Claudio Facchetti Incontro con la voce italiana del soul Merry Mario Christmas Mario Biondi ci fa gli augur...
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musica
Incontro con la voce italiana del soul
Merry Mario Christmas
Mario Biondi ci fa gli auguri rileggendo alcuni classici
del Natale. E lo fa a modo suo: tra soul, jazz, gospel,
con tanto dinamismo e passione.
Non si contano
gli artisti, di qualsiasi genere, che nella storia della musica hanno dedicato
un album al Natale. Un elenco sterminato, cui ora va ad aggiungersi Mario
Biondi con il suo Mario Christmas. Una scelta, questa, che per certi
versi ha il sapore della sfida, perché ci vuole personalità e capacità
interpretative fuori dal comune per affrontare il ricco canzoniere natalizio
già abbondantemente saccheggiato dai colleghi.
Qualità che, per
fortuna, Mario Biondi possiede ampiamente e che gli hanno permesso di
trasformare nove classici natalizi di ieri e... dell’altro ieri, da White Christmas a Last
Christmas dei Wham,
con gusto ed eleganza, con l’aggiunta di due inediti e la bonus track di After the love is gone, duetto con gli Earth, Wind and Fire, apparso
nell’ultimo lavoro della superba band americana.
Un cd caratterizzato
dalla calda ed espressiva voce soul
dell’artista siciliano che, dal 2006, anno del suo pregevole debutto con
Handful of soul, ha collezionato
fino a oggi un successo dietro l’altro percorrendo le strade della miglior
black music con sapienti innesti jazz e pop. Un mix inconsueto, almeno per i
nostri paraggi, che Mario ha portato avanti con coraggio, raccogliendo grandi
consensi non solo qui da noi, ma a livello internazionale, con concerti
applauditi all’estero e collaborazioni importanti con tante star
internazionali.
Oggi, però, è il
momento degli... auguri con Mario
Christ-mas, giocato
ovviamente tra soul, swing, latin, r&b, gospel, i generi con cui Biondi ha
“decorato” il suo albero di canzoni con originalità. Arriva così a chiudere un
anno positivo, iniziato a gennaio con il vendutissimo album Sun
(anche in versione cofanetto con questo cd natalizio), a incorniciare un 2013
davvero speciale.
Ho
sempre pensato che, a dispetto delle apparenze, misurarsi con i brani di Natale
non è mai facile, visto il repertorio stracantato...
È vero, e proprio
per questo mi sono avvicinato alle canzoni cercando di portarle nel mio
territorio, senza per questo fare l’eclettico a tutti i costi. Una scelta che
ha richiesto intensità e impegno, ma è il mio modo di lavorare. E mi sono
divertito molto a inciderlo, tanto che ancora oggi mi sorprende nell’ascolto.
Per esempio, non mi sarei mai aspettato che un pezzo come Driving home for Christmas prendesse una piega funky soul,
pensando a com’era l’originale, con un arrangiamento lounge quasi da ascensore.
I suoni
risultano molto “caldi”. Come hai lavorato in studio?
In buona parte
live, proprio per ottenere un feeling palpabile all’ascolto. Ho fatto poche
sovraincisioni e suonato con strumenti “veri”. I successivi inserti elettronici
sono solo serviti per “colorare” certi passaggi, quasi degli ulteriori
abbellimenti sulla sostanziale base acustica. Sono davvero contento della
sintesi ottenuta.
Con
quali criteri hai scelto le canzoni?
Senza fare troppi
calcoli, seguendo un po’... lo spirito, la sensazione del momento. Quando,
insieme ai miei collaboratori, ascoltavamo un brano, magari arrivava subito un
suggerimento del tipo “perché non lo trasformiamo in un samba” e ci buttavamo
in quella direzione, scoprendo che poi era quella giusta. Abbiamo davvero quasi
sempre lavorato sull’immediatezza. Soprattutto, volevo realizzare un album
dinamico, allegro, e credo di esserci riuscito.
A
proposito di dinamicità, Last Christmas è diventata un potente e
trascinante swing.
È stato un pezzo
che ho avuto qualche timore iniziale nel realizzarlo, poi mi è venuta questa
idea, accolta dai musicisti con qualche perplessità subito sparita al momento
dell’incisione. È come una locomotiva lanciata sul binario a velocità folle.
In vari
pezzi, c’è la presenza del coro gospel Broadway Inspirational Voices. Quali
sensazioni ti ha trasmesso cantare con loro?
È stata un’esperienza meravigliosa, sono persone e professionisti
esemplari sotto tutti i punti di vista. In passato, avevo già lavorato con
altri ensemble gospel, ma loro mi hanno colpito per la modernità con cui
cantano senza tralasciare la tradizione.
Queste canzoni possono rasserenare un po’ l’atmosfera
pesante che si respira in giro?
Lo spero, almeno
per quanto un brano possa fare. Non è stato un anno bello: i disastri in
Sardegna e nelle Filippine, ma anche i problemi quotidiani che vivono tante
persone, in particolare le più deboli. E fa male vedere che in tanti prevale un
certo menefreghismo, una certa sbadataggine.
Hai
iniziato a cantare in chiesa. Questo cd ha riacceso in te qualche ricordo del
passato?
Ti racconto un
episodio. Durante una sessione di registrazione del disco ho stupito tutti i
ragazzi dello studio perché in un momento di pausa ho eseguito un canto
gregoriano... e la cosa mi ha riportato proprio a quel periodo.
Allora,
quando eri un giovane, cosa sognavi?
La musica è sempre
stata il mio autobus, il mezzo di locomozione della mia vita. Mi faceva sentire
importante, più bello e intelligente, mi faceva sentire... speciale. Ho
lavorato tanto per fare le mie canzoni, ci ho messo tanta caparbietà e oggi
sono orgoglioso di quanto raggiunto perché è la somma di tutte le mie esperienze,
anche quelle di quando non ero considerato.
Un
consiglio per chi si avventura sul sentiero delle sette note?
Seguire il cuore,
l’anima; se vuoi fare il commerciante, ci sono altre strade. Io non sono mai
stato bravo nel “commercio”, lo dico tra virgolette, perché non ne sono capace,
e apprezzo chi ci riesce. Io ho solo seguito il mio istinto e amore per la
musica, il mio rispetto per i musicisti e per tutti coloro che ci lavorano con
passione.
Nel cd
c’è anche il bonus del pezzo inciso con gli Earth, Wind and Fire. Com’è andata
con loro?
È stato uno spettacolo
vederli all’opera, un altro di quei regali che la vita mi ha fatto grazie a
questo mestiere. Vanno ad aggiungersi ad altri incontri eccezionali che ho
avuto la fortuna di fare, da Chaka Khan a Burt Bacharach. Tornando agli
EW&F, un mio amico, saputo della mia collaborazione con loro, mi ha detto:
“Ho saputo che sei diventato immortale”. È la sintesi migliore che si possa
fare.
Il
simpatico titolo da dove salta fuori?
L’ha proposto il mio
trombettista, mi è subito piaciuto, è divertente, anche se non è certo una
novità: già Mary J. Blige ha giocato con il suo nome in A Mary Christmas.
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