Una lunga storia
Appunti di Valter Rossi Grazie a tutti Una lunga storia Sulle pagine di “Dimensioni nuove” è comparsa la scritta “the end”. S...
https://www.dimensioni.org/2019/06/una-lunga-storia.html
Appunti
di Valter Rossi
Grazie a tutti
Una lunga storia
Sulle pagine di “Dimensioni nuove” è comparsa la
scritta “the end”. Si chiude un’avventura durata decenni.
Quando prende vita,
l’antenata della rivista che avete in mano si chiamava solo Dimensioni, ed era il lontano aprile 1962. Don Carlo Fiore, classe 1920, dal 1954 lavora a Torino nell’Opera
madre dei Salesiani di don Bosco per rivitalizzare le associazioni giovanili
salesiane dopo il dissesto del periodo bellico. Nella sua stanzetta-ufficio al
quarto piano di Valdocco fa nascere il Centro Gioventù Salesiana, e fonda una
prima, piccola rivista di formazione religiosa, Compagnie in azione, che poi trasforma in Ragazzi in azione.
Viva e moderna
Otto anni dopo, si
lancia in un nuovo progetto. È una rivista completamente nuova e per certi
versi rivoluzionaria. I primi due numeri sono sperimentali, e l’intenzione è di
partire con un’annata scolastica in ottobre. I primi due numeri sono una coraggiosa dichiarazione di intenti, in
cui chiede pareri, riporta lettere e commenti, promette interazione.
Il Concilio Vaticano
II non è ancora incominciato, ma l’aria che si respira è quella, proprio perché
si sta preparando intensamente un evento destinato a rivoluzionare la
Chiesa Cattolica (papa Giovanni XXIII ne aveva annunciata
la convocazione il 25 gennaio 1959 al termine della settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani e la prima sessione iniziò l’11 ottobre 1962).
Lo spirito della
rivista era modernissimo. Parlava di politica e lavoro, di confronto generazionale
e prospettive economiche, di affettività e fede, di narrativa, di umorismo e
cinema. L’impostazione era severa, senza concessioni all’estetica, qualche
disegno, poche foto. Un linguaggio dalle tinte
forti e provocante rivolto a «giovani che, obnubilati dalle ambigue tenebre
del clero medioevalizzante, vogliono vedere in faccia la realtà delle cose; che
vogliono essere “svegliati dal sonno dogmatico”, da quel torpore [...] che
rivela la meschinità del mondo prelatizio».
1969 |
Il successo, insieme
alle prime opposizioni è immediato. Nel 1968 se ne stampano 44.000 copie testimoniando un orizzonte
di pubblico molto ampio.
Parola d’ordine: dialogo
Nel gennaio del 1969
si presenta come Dimensioni oggi. Le
prime sette pagine sono dedicate alla posta dei lettori. Saranno una costante
per molti anni, dirette e graffianti, segno chiaro della volontà di mettersi
davvero in ascolto dei giovani (il
sinodo dei giovani dovrebbe tornarci immediatamente alla mente…). Sono ricche
delle aspirazioni, dei sogni e anche della rabbia di moltissimi ragazzi che
scrivono, discutono, cercano, vogliono e si impegnano.
Sono gli anni più caldi della contestazione,
e restare lucidi non è per nulla facile. Nelle manifestazioni di piazza si
lanciano i cubetti di porfido e si arriva a dibattere di un uso “cristiano”
della violenza nelle contestazioni sociali. Piovono accuse di “comunismo”. Don
Carlo Fiore dirige una barca in acque agitate ma con la sua umanità profonda,
la sua vicinanza ai giovani unita alla sua saggezza, riesce ad affrontare anche
le ondate più grosse.
1972 |
La sua parola
d’ordine è “il dialogo”. In risposta
ad una lettera di contestazione del 1970 scrive: «Noi, in sostanza, al dialogo
crediamo e riteniamo che la politica dei blocchi ideologici e degli integrismi
sia ormai da archiviare». Non è semplice essere profeti e discernere i reali
fermenti postconciliari dalle «esasperazioni ereticali».
Occhi sempre aperti
1983 |
Un piccolo rettangolo
di colore alleggerisce una copertina in cui giganteggia la scritta nera fino al
1972, quando la rivista cambia di nuovo nome, approdando all’attuale Dimensioni nuove. Resta il nero della
scritta, ma prevale il bianco di fondo. E resta la voglia di non chiudere gli occhi di fronte alle
realtà del mondo, anche le più cupe. Ospedali psichiatrici, referendum sul
divorzio, corsa agli armamenti, antimilitarismo, inquinamento, volontariato,
tolleranza, insieme a Dio, fede e coerenza… sono solo alcuni degli argomenti
urlati dalle pagine di una rivista che non ha nessuna intenzione di farsi
zittire.
1984 |
Sempre aggrappato al
presente, attento ai problemi e alle sensibilità dei giovani, di tutti i
giovani, in particolare di quelli incapaci di vivacchiare, protagonisti del
tempo e della storia, che vogliono dire la loro, che non hanno paura di dirsi cristiani o di confrontarsi con le
esigenze del Vangelo e la proposta di fede della Chiesa.
Tempo di colori
Fino al maggio 1983,
quando compare la prima copertina a colori. Ultimo sforzo di rinnovamento da
parte di don Fiore, che ad ottobre 1984 cede il testimone al suo principale
collaboratore, Sergio Giordani, fino
ad allora vicedirettore, che non abbassa il tiro: «Noi non nascondiamo la
nostra collocazione. Noi intendiamo essere partigiani dell’uomo attingendo
ispirazione dalla cultura cristiana».
1996 |
I colori entrano, poco
alla volta, nelle pagine della rivista, in sintonia con un mondo giovanile
sempre più cangiante e variegato, sempre più imprevedibile e capace di
spiazzare, difficile da rinchiudere in schemi e categorie. Si chiudono
velocemente gli anni ottanta illuminati dall’idea che tutto fosse possibile,
gli anni dei paninari e dei Monclair, dei Roy Rogers come jeans. La musica era
quella di Superclassifica Show. Ma sono anche gli anni di Chernobyl, della perestrojka,
di papa Wojtyla e della Thatcher. Che si concluderanno con la caduta del muro
di Berlino
Arriveranno veloci
gli anni novanta, ancora carichi di entusiasmo, ma più calmo e romantico, e
comunque l’ultimo decennio prima della paura del millennio e della crisi.
\1998 |
Anni complicati
Dal 1996 prende la
direzione don Giuseppe Pelizza, ma
dopo due anni parte in missione per l’Albania, una terra allora nel caos,
lasciando il testimone a don Umberto De
Vanna, che continua con passione il dialogo con i giovani e portando altro
lustro ad una rivista che non ha bisogno di essere rinnovata, ma che cerca
comunque il cambiamento e la novità.
Nel 2004 don Pelizza
torna a dirigere la rivista fino al 2014. Quando arriva don Valter Rossi. Ma internet, i social e tanto vuoto ormai hanno
bruciato lo spazio di vita di una rivista che il mondo adulto continua a
riconoscere senza eguali.
2014 |
Non basta un
restyling, benché apprezzato, per tenere aperta una rivista. Ci vogliono anche molti lettori, e quelli non ci sono
più. Tanti istituti salesiani, che dovrebbero promuoverla tra i loro studenti,
l’abbandonano. Resta l’amarezza per la chiusura della testata e la piccola
speranza di aver trasmesso, in tanti anni, qualche valore prezioso a chi ha
sfogliato queste pagine. Ieri come oggi.
Mi dispiace veder scomparire questi luoghi di dialogo per ragazzi e giovani, preziose pagine sempre in ascolto dei giovani e ricche di temi e proposte culturali e spirituali. Spiace che a non crederci siano per primi gli educatori, le difficoltà ci sono sempre state, se i giovani trovano proposte forti sono pronti a impegnarsi, e vanno dove le trovano. Auguro che si trovino altri modi per mettersi al fianco dei giovani, che non si faccia mancare loro una presenza importante, anche ma non solo spirituale...per incontrarli là dove sono e con la ricchezza e attualità del carisma salesiano.
RispondiEliminaMi dispiace per questa chiusura. Da giovane avevo collaborato alla rivista a cavallo tra la fine degli anni '60 e l' inizio degli anni '70.Ricordo il rapporto con Giampaolo Redigolo. La rivista era culturalmente e religiosamente molto aperta. Grazie per il ruolo che ha avuto in anni difficili. Marco Boato
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