Daniza, animale 2014

Mittente  Vera, studentessa di IV liceo  Destinatario  Daniza, mamma orsa, presso Paradiso degli orsi Daniza,  rimembri ancora quel tem...

Mittente Vera, studentessa di IV liceo Destinatario Daniza, mamma orsa, presso Paradiso degli orsi



Daniza, 
rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi… 
Alt, ferma tutto, riavvolgi il nastro.
Cara Daniza, cosa ci fai, tu, ancora qua? Sei morta nel mese di settembre, metà Italia ti ha pianto. Perché riportarti qui, fuori dal paradiso degli orsi?
Molto semplice, ho deciso di nominarti “Animale del 2014”. A fine anno si fanno i bilanci, vero? Bene, tu sei la mia personale bilancia, nel senso che sei riuscita, tu, gigantesco mammifero con pelliccia, a dividere l’opinione pubblica e soprattutto a far emergere le nostre contraddizioni. Dico “nostre”, perché ci sono anch’io, in mezzo: da una parte spiaciuta per il destino dei tuoi due cuccioli; dall’altra arrabbiata per la violenza dell’uomo. Dall’altra ancora incredula: può la morte di un animale suscitare così tanto dolore? E tutte le persone che muoiono ogni giorno? E i profughi che arrivano sulle nostre coste? E gli ammalati? Cielo, cosa è giusto, cosa no? Per chi bisogna emozionarsi, per chi no?
Anche io sono andata in tilt, devo ammetterlo. La rabbia suscitata dalla tua morte, unita alla tacita indifferenza per altre tragedie che coinvolgono gli umani, mi ha fatto molto riflettere. Mi sono data una serie di spiegazioni, ma ancora non sono certa di aver fatto ragionamenti sensati. Vediamoli insieme.

  • Psicologicamente è molto più semplice piangere un orso, che ogni giorno affliggersi per l’umanità sofferente.
  • Gli italiani amano gli animali più degli esseri umani.
  • Il genere umano sta rovinando il pianeta, cancellando gli habitat di decine di specie ma – quello stesso genere umano – sa commuoversi di fronte alla morte di un singolo animale.
  • Una singola foglia che cade fa molto più rumore di una foresta abbattuta.

Credo sia tutto vero… noi siamo fatti così. Imperfetti, stupidotti, dominatori, ci difendiamo e offendiamo le altre specie, gestiamo il pianeta come “cosa nostra”. Poi però abbiamo aneliti di umanità. Si che c’è, cara Daniza? Ci hai beccato proprio in un momento di umanità… Buon riposo nel paradiso degli orsi. 


Per discutere:

  1. Per quale motivo il nostro dispiacere ha pesi e misure diversi a seconda delle situazioni? Chi ci condiziona? Chi indirizza i nostri sentimenti?
  2. Per quale motivo siamo a tratti rispettosi della natura, a tratti estremamente violenti con essa? 
  3. Soffrire ogni giorno per i lutti e le ingiustizie può sopraffare anche l’animo più resistente e combattivo. Questo però non significa dimenticarsi delle sofferenze del mondo. Come riuscire a mantenersi in equilibrio tra i sentimenti? 


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