Blackhat - Bit, muscoli e pallottole
di Paolo Morelli Non tutti gli hacker vengon per nuocere Bit, muscoli e pallottole Contro i pirati informatici che minacciano le ba...
https://www.dimensioni.org/2015/01/blackhat-bit-muscoli-e-pallottole.html
di
Paolo Morelli
Non
tutti gli hacker vengon per nuocere
Bit, muscoli e pallottole
Contro i
pirati informatici che minacciano le banche internazionali e la sicurezza del
mondo solo un uomo può opporre resistenza: un hacker più forte di loro.
Dopo le
rivelazioni del whistleblower Edward Snowden, ex tecnico della
CIA ed ex consulente della NSA (i servizi segreti americani), il tema del controllo
di informazioni sul web è balzato alla ribalta delle cronache, anche se non
abbastanza. Snowden, ricercatissimo dagli Stati Uniti d’America, ora è
rifugiato in Russia, ma continua a divulgare documenti segretissimi sul
controllo illegale portato avanti dalla NSA ai danni dei cittadini americani (e
non solo). Normale che un tema del genere venga trattato anche al cinema.
In questo film...
È il caso
di Blackhat, film di prossima uscita in Italia che segna il ritorno sul
grande schermo di Michael Mann dopo sei anni di assenza. L’ultima sua
pellicola, Nemico pubblico - Public Enemy, con protagonista Johnny Depp,
raccontava la storia di un pericoloso criminale ricercato dall’FBI del noto
direttore J. Edgar Hoover. Le indagini, gli inseguimenti e gli intrighi sono
materia conosciuta per Michael Mann, che ripropone una trama dello stesso
genere nel nuovo Blackhat, con la differenza che il criminale super
ricercato, in questo caso, è un hacker che non si sa dove sia.
Nella
nuova pellicola, il protagonista è Chris Hemsworth (Star Trek di
J.J. Abrams - 2009, Thor di Kenneth Branagh - 2011, Rush di Ron
Howard - 2013). L’attore australiano interpreta un hacker, Nicholas Hathaway
che è stato arrestato dalla polizia americana e si trova in carcere. Un altro
“pirata”, sconosciuto, minaccia la finanza mondiale con le proprie
incursioni informatiche nei computer delle borse più importanti del globo,
modificando numeri e formule, danneggiando gravemente le operazioni dei broker.
I servizi speciali americani, in collaborazione con quelli cinesi, rincorrono
il cyber criminale ma brancolano nel buio. Scelgono così di coinvolgere Hathaway per aiutarli a combattere
l’hacker sconosciuto sul proprio campo.
...come nella realtà
Si tratta
di una pratica molto comune per la polizia americana, che spesso utilizza i
criminali più ingegnosi, che ha incarcerato, per scovarne altri. In questo modo
dà loro una seconda possibilità e si rinforza continuamente, ammesso che
i detenuti in questione decidano di collaborare. È raro che gli hacker di
grande capacità finiscano i propri giorni in carcere, dato che le loro
competenze sono talmente elevate che le Forze dell’Ordine americane fanno di
tutto (anche offrendo di scontare o annullare la pena) per coinvolgerli nelle
operazioni di indagine più complicate.
Accade la stessa cosa in Blackhat, che avvisa lo spettatore già
dal titolo. Il black hat, infatti, è l’hacker malintenzionato o con
intenti criminali, nel gergo informatico. È colui il quale, pur venendo a
conoscenza di debolezze nella sicurezza di sistemi informatici o siti web,
tiene per sé queste scoperte senza avvisarne i proprietari per suggerire
correzioni, ma ipotizzandone utilizzi illeciti.
Il black
hat si contrappone al white hat, che ha le stesse capacità del primo
ma finalità opposte. Solitamente il white hat irrompe in un sistema
informatico per avvisare il proprietario di una falla nei dispositivi di
sicurezza. Sono due facce della stessa medaglia, due utilizzi dello stesso
strumento che si scontrano in continuazione, come accade in tutte le cose della
vita, e il cui confronto non può che essere conflittuale.
Contrasti evidenti
Nel film
di Michael Mann emerge con forza questa contrapposizione, mettendo in evidenza
come la figura dell’hacker non abbia solo un’accezione negativa – come spesso
viene inteso, soprattutto sui giornali – ma è semplicemente un
professionista come un altro, che può mettere le proprie conoscenze al
servizio di un’azienda o di un’istituzione pubblica per migliorare la vita dei
cittadini.
Come ogni cosa, naturalmente, c’è chi usa queste
conoscenze in maniera sbagliata, ma il fatto che qualcuno utilizzi male il web
non significa che Internet sia una cosa da limitare, anzi, l’esistenza dei white
hat va sfruttata per rendere il canale sicuro ed efficiente.
Ma
tornando al film in uscita a inizio anno, alcune critiche non sono
mancate e hanno anche motivazioni plausibili. Si contesta a Michael Mann la
rappresentazione di hacker più attenti alla palestra che alla programmazione,
almeno per quanto riguarda il personaggio di Chris Hemsworth.
La cyberwar, cioè la guerra combattuta a colpi di password e
intrusioni informatiche, sembra sia stata rappresentata più come l’ennesimo
film d’azione, con inseguimenti e spari.
Ci aspettavamo una veste più vicina alla realtà. Va detto che, comunque,
rappresentare righe di codice e impulsi elettronici è ovviamente complicato,
soprattutto al cinema.
Recenti fatti di cronaca
L’idea di trattare il tema delle guerre fatte di bit resta però
una lodevole iniziativa, dato
che il futuro sembra andare in quella direzione. Lo dimostrano il già citato
caso Snowden e la situazione in cui vive Julian Assange, creatore e
direttore di Wikileaks che, in seguito a una condanna per tentato stupro in
Svezia, ora vive rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, per evitare
di essere arrestato e portato a Stoccolma per poi, da lì, essere estradato
negli Usa.
Il
gigante americano, infatti, è alla ricerca di Assange a causa delle rivelazioni
che Wikileaks diffonde da anni su internet e che riguardano le comunicazioni
più riservate degli Stati Uniti d’America, soprattutto per quanto riguarda la
gestione della sicurezza e della privacy (e in questo c’entra di
nuovo la NSA ) e soprattutto la politica bellica all’estero, che pare
non si sia dimostrata – per così dire – un esempio di onestà e trasparenza.
A farne
le spese, tempo fa, è stato Bradley Manning (noto anche come Chelsea
Manning), ex militare dell’esercito americano nel dipartimento informatico, che
dopo aver trafugato e inviato a Wikileaks migliaia di “cable” (sistema di
messaggistica) riservatissimi, è stato arrestato e condannato a 35 anni di
carcere.
Le
informazioni che ha diffuso hanno scatenato accesi dibattiti sul rispetto dei
diritti umani da parte dell’esercito americano. Il suo attivismo, oltre ad
avergli procurato una pesantissima condanna, gli ha fatto guadagnare ben tre
candidature al Premio Nobel per la Pace (2011, 2012 e 2014).
Naturalmente devono ancora essere confermate, dato che non sono ancora passati
i 50 anni necessari, ma che per l’attivismo “cyber” si muovano comitati e
organizzazioni nel mondo per chiedere il riconoscimento più importante del
globo è significativo.
persone di valore
Il film,
piaccia o non piaccia, porta sul grande
schermo l’attenzione per il mondo degli hacker, visti non solo come loschi
figuri che non vedono l’ora di rubarci le password, ma anche come persone che
utilizzano le proprie competenze per portare avanti cause umanitarie di
grande spessore.
A volte vengono beccati e ci rimettono la vita e la libertà, altre volte
no, come accade per il gruppo di hacker attivisti chiamato Anonymous,
che ha numerose cellule sparse per il mondo, quasi una per ogni nazione, e che
ancora oggi è ben lontano dall’essere identificato dalle autorità. <