Marco Mengoni, le parole al centro
di Francesca Binfarè A tu per tu con Marco Mengoni Le parole al centro Nel nuovo cd l’artista ha dato più importanza ai testi ...
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di
Francesca Binfarè
A tu per tu con Marco Mengoni
Le parole al centro
Nel nuovo cd l’artista ha dato più importanza ai testi e
alle musiche, cambiando anche il suo modo
di cantare. In attesa di un secondo album,
naturale seguito di questo.
“Non chiamatelo disco”. Così precisa (e forse chiede) Marco Mengoni
presentando Parole in circolo, il suo nuovo album. Sono passati due anni
dal precedente #prontoacorrere e Marco conferma il suo talento
interpretativo e musicale, la sua creatività, la sua passione non solo per le
canzoni ma anche per la veste grafica dei suoi dischi.
Non sta nella pelle ogni volta che si parla di tour, anche se stavolta un
po’ ha paura. Il 7 maggio si apre per lui una nuova stagione di live che
lo vede emozionato e felice: non potrebbe essere altrimenti, visto che
la prima data al Mediolanum Forum di Milano ha registrato il tutto esaurito non
appena è stato possibile acquistare i biglietti – e infatti l’8 maggio si
raddoppia – . C’è molto di cui parlare con Marco Mengoni, che si è reinventato
ancora una volta per questa sua nuova avventura. Scopriamo come.
Hai dichiarato che Parole
in circolo non vuoi che venga chiamato disco. Come lo dobbiamo
definire, allora?
Preferisco chiamarlo progetto o playlist. La musica sta cambiando, sta andando verso un
futuro sempre più digitale; chissà, forse questo è uno degli ultimi album che
vedremo sotto forma di “disco”.
Ci spieghi meglio
questa playlist?
Parole in circolo è la prima parte di un progetto
diviso in due volumi, è una playlist ancora in fase di scrittura e di
lavorazione. Come per una normale playlist che creiamo man mano con le canzoni
che ci piace ascoltare – raggiungendo così mondi che non conosciamo – così
questo progetto è un work in progress: pian piano si aggiungeranno brani
che nasceranno dall’evoluzione del mio percorso creativo, dalla vita che vivrò.
Questi brani andranno nel secondo volume che completerà il progetto.
A breve ci sarà quindi un nuovo album che
completerà la playlist aperta da Parole in circolo. Quando lo
pubblicherai?
Adesso
non lo so dire, ma non ho fretta (probabilmente entro la fine dell’anno, nda).
Come ho detto prima, se non vivo non posso scrivere canzoni: per ora ci sono
molte basi che devono per forza vivere di esperienze e momenti, quelli che
vivrò io stesso e che mi ispireranno (si sa però che il secondo disco si
intitolerà ancora Parole in circolo, nda).
Sono passati due anni dal tuo disco precedente: troviamo
un Marco che canta in modo diverso, più intimista...
Sì, ho ridimensionato certi orpelli vocali per dare maggior peso ai testi
e alla musica, piuttosto che alla mia interpretazione. Ho scelto di dare più
rilevanza alla parola che da quando ho iniziato, a 19 anni ad oggi (ne ha 26,
nda), si è fatta sempre più importante.
Ho voluto seguire una linea di scrittura diversa, che desse spazio a
tutte le parole che mi frullavano nella testa: le parole che vedevo scritte sui
social network, sui cartelloni pubblicitari, sui giornali. Così le parole sono
finite anche nel titolo del progetto.
Inoltre, la musica sta cambiando, si va sempre di più verso la
digitalizzazione e questo mi porta non solo a cambiare il mio modo di cantare
ma anche la mia voglia di scrivere e di sperimentare.
Come mai se le parole sono così importanti non hai
inserito i testi delle canzoni nel libretto del cd?
Perché il disco va ascoltato intensamente, mentre i testi scritti nei
libretti sono troppo piccoli per essere letti e quindi capiti. I testi però ci
sono, nella mia app.
Tu sei sempre stato molto attento alle novità della
tecnologia e di internet: cosa puoi dirci di questa app?
Faccio una premessa: ringrazio tutti i fan che mi permettono di essere
qui e di aprire un capitolo come Parole in circolo, e di non chiuderlo
subito. È per interagire meglio con loro che abbiamo creato l’app gratuita
“Marco Mengoni” (si scarica dal suo sito, nda), dove spero di stabilire
rapporti veri con loro, visto che spesso ci scordiamo di essere fatti di carne
e ossa, e non di pixel. Qui ci sono news, gli eventi in anteprima, contenuti
multimediali legati al mio progetto artistico, e ci saranno anche altre
sorprese.
Da appassionato di arti visive, metti sempre molta
attenzione alla grafica dei tuoi progetti...
Sì, mi piace molto curare questi aspetti. Collaboro volentieri con
ragazzi della mia generazione; il progetto grafico del cd è di Shipmate:
essendo miei coetanei si crea da subito una comunicazione più nitida.
Il brano Guerriero, con cui hai
lanciato l’album, è stato un grande successo: oltre 9 milioni di
visualizzazioni su YouTube, più di 1 milione e mezzo di condivisioni
dell’hashtag #guerriero. Cosa rappresenta per te questa canzone?
Ho cercato di mettere dentro questo pezzo tutti i mondi che sono
racchiusi in Parole in circolo, unendo molte tracce musicali diverse tra
loro. Anche il testo, ovviamente, è importante: è più impegnato, diverso da
tutto ciò che avevo fatto in precedenza. Avevamo un po’ paura a farlo uscire
come primo singolo, ci sono state anche delle discussioni col mio staff su
questa scelta, ma la sfida ora si può dire vinta. Per me era importante che
tutto partisse da qui, per far capire da subito l’importanza che ho voluto dare
ai testi dell’album, che raccontano un Marco nuovo.
Un altro brano significativo del cd è Esseri
umani...
Forse è una delle prima volte in cui mi confronto con il mondo in cui
vivo; spesso dimentichiamo che siamo “esseri umani che devono essere umani”,
come canto nel brano: un messaggio fondamentale, per me, e che vorrei fosse
condiviso dai miei fan.
Nell’album c’è anche un pezzo scritto da un importante
nome del cantautorato italiano: è Luca Carboni, che ha composto Se
io fossi te. Com’è scaturita questa collaborazione?
È tutto nato da un equivoco. Viaggio spesso con mia cugina Claudia, che
di cognome fa Carboni. In un hotel, per errore, le hanno consegnato la chiave
della camera di Luca pensando fosse sua moglie. Ci siamo conosciuti così.
Poi, un giorno lui è arrivato tranquillamente con questo testo che ho
immediatamente sentito molto mio. Il risultato è un brano più arioso rispetto
al pragmatismo che c’è in altre canzoni; era proprio quello che mancava in
questa playlist, dove ho voluto inserire quanti più mondi possibili. Lavorare
con Luca è stato meraviglioso, è uno dei musicisti che apprezzo da sempre.
Il 7 maggio parte il tuo tour, la prima data è sold
out. Le tue emozioni?
Ho paura all’idea di tornare nei palazzetti dopo i concerti nei teatri,
per questo non voglio esagerare: sono contentissimo che le prevendite stiano
andando bene ma sono di coccio, voglio fare tutto in maniera perfetta... torno
ai palazzetti dopo anni e tremo al pensiero.
Cosa dobbiamo aspettarci da questi concerti?
Qualche idea ce l’ho. Anche se alla scaletta non ho ancora pensato,
subito dopo aver firmato con la mia nuova agenzia di concerti mi sono
presentato da loro con i bozzetti dello spettacolo. Quando scrivo una canzone
penso già a come verrà sul palco. <