Oltre ogni confine - cooperativa milanese Crinali
di Elisa Murgese L’efficace azione della cooperativa milanese Crinali Oltre ogni confine La convivenza con gli ...
https://www.dimensioni.org/2015/04/oltre-ogni-confine-cooperativa-milanese.html
di Elisa Murgese
L’efficace
azione della cooperativa milanese Crinali
Oltre ogni confine
La convivenza con gli stranieri può crescere solo in
luoghi
dove ci sono persone che parlano la loro lingua.
E che spiegano come orientarsi e integrarsi in Italia.
È la cooperativa più multiculturale di Milano. A guidare i suoi progetti 25
donne provenienti da undici Paesi diversi. Le loro terre d’origine
evocano paesaggi lontani: Algeria, Cile, Cina, Ecuador, Egitto, Filippine,
Marocco, Perù, Polonia, Romania. L’undicesimo Paese è proprio l’Italia. «Perché
la convivenza con i musulmani – come con tutti gli altri popoli – può crescere
solo in luoghi dove ci sono persone che parlano la loro lingua, e possono in
questo modo spiegare ai migranti cos’è l’Italia».
A spiegare a Dimensioni Nuove cosa nasconde il progetto di
Crinali, cooperativa nata a Milano nel 2002, è la vice presidente Karina
Sconzelli.
Il punto di vista dei migranti
Non conoscere la lingua vuol dire non poter entrare in un negozio a prendere
del pane. Ma anche non capire come funziona il sistema sanitario, non poter
aiutare tuo figlio con i compiti di scuola e non essere in grado di sostenere
un colloquio con le sue maestre.

Interpretare i punti di vista del cittadino straniero, il senso che lui
dà alle cose, creando una conoscenza reciproca che permetta di superare il
pregiudizio. Un progetto che mira a costruire «un ponte capace di fare
incontrare diverse culture», sorride soddisfatta la mediatrice
linguistico-culturale cilena.
Tanta diffidenza

Una scuola media, quella seguita dalla mediatrice
culturale cilena, dove le tensioni tra i ragazzini sono palpabili e obbligano
gli studenti musulmani ad alzare le difese. «Una situazione che non è da
sottovalutare – commenta la mediatrice a Dimensioni Nuove – . In questo momento storico non vorrei
proprio essere nei panni di un musulmano. Basta vedere come sono guardati a
scuola o nelle sale d’attesa. C’è tanta diffidenza e fatica nei loro
confronti».
Una paura che dagli italiani, secondo Crinali, si diffonde agli stessi
stranieri anche a causa dei media e del modo in cui sono rappresentati
fatti come il massacro di Charlie Hebdo o l’avanzata dell’Isis. Una
ferita che rischia di pregiudicare la visione che si ha dei musulmani, ma che
potrebbe essere curata proprio con progetti di inserimenti costruiti ad hoc.
«Se non si usa intelligenza, invece, la situazione potrebbe esplodere»,
conclude la vice presidente.
Solo due stranieri
Karina ha preso un volo per l’Italia quando aveva solo 15 anni. Suo padre
era un italiano emigrato in Cile: aveva la cittadinanza italiana, Karina, e
nessun problema con quel permesso di soggiorno tanto agognato dai migranti. «È
stato uno choc arrivare in un Paese straniero di cui non conoscevo
neppure la lingua – racconta Karina – . Mi ricordo che eravamo solo due bambini
stranieri in tutta la scuola mentre oggi le classi sono formate per la metà da
alunni migranti. In quegli anni ho imparato cosa vuol dire la solitudine».
Ed è stato questo percorso fatto sulla sua pelle che ha portato la
giovane cilena, oggi quasi 40enne, a rendere la sua esperienza di vita
uno strumento di lavoro, per «aiutare gli stranieri alle prese con gli stessi
problemi che io stessa avevo vissuto qualche anno prima».
Il ritardo scolastico
Oltre 7mila utenti coinvolti per 70 donne tra
socie e volontarie e 500 operatori. Le lingue parlate dalle operatrici, invece,
sono 35. Tra i servizi offerti counselling e colloqui, ma anche
percorsi di psicoterapie individuali e di coppia.

Tante le manifestazioni del disagio legato al cambiamento culturale che
ogni trasferimento comporta: gli esperti lo chiamano “choc culturale” o “trauma
migratorio”. Numerosi anche i progetti che stanno per partire ma che
necessitano di fondi: come un corso di italiano dedicato alle mamme straniere o
un percorso di inserimento scolastico e accoglienza di bambini stranieri.
«Il 38% dei ragazzi migranti (contro l’11% degli
italiani) risultano in ritardo scolastico e rischiano la dispersione e
l’esclusione – precisa Crinali che segue oltre 600 minori ogni anno – . Nella scuola media i ripetenti stranieri sono
praticamente il doppio degli italiani. Tra i più fragili ci sono quelli
da poco giunti in Italia in seguito a ricongiungimento familiare».
Grande spazio dedicato anche alla formazione degli
operatori italiani, anche se «forse a causa della crisi, ho l’impressione che
nel pubblico non si cerchi più di migliorare il servizio offerto ma solo di rispondere
all’emergenza – conclude Karina – . Con gli anni la situazione per il mondo
del sociale è peggiorata e stiamo tornando indietro. Ma noi teniamo duro».