L’adolescente, curioso e nudo
di Domenico Sigalini L’adolescente, curioso e nudo (Mc 14, 50-52) Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Un gi...
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di Domenico Sigalini
L’adolescente,
curioso e nudo (Mc 14, 50-52)
Tutti
allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito
soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì
via nudo.
Non
ti è mai capitato di avere in cuore un’idea che diventa una “fissa”, come si
dice in gergo, che vuoi assolutamente realizzare? Poi magari ti trovi dentro una situazione più grande di te, che ti crea non poche difficoltà, figuracce
meschine, ma soprattutto situazioni di pericolo.
È quello che è capitato a un ragazzo, un giovanetto,
dice il Vangelo, che però seguiva Gesù. Questo “però” dice tutta la sua
“fissa” che si manifesta nonostante ci siano in campo la cattura di Gesù
nell’orto degli ulivi, dei soldati senza scrupoli, un tradimento a lungo
pensato e pagato, una solitudine del maestro dolorosissima, una situazione
pericolosa, tanto che i militari, assoldati dal Sinedrio, non se lo vogliono
lasciare scappare. Lui forse ha seguito Gesù nei suoi giri senza scopo in
città, ha visto gente che lo ascoltava e ha voluto farsene una idea. Questa
idea lo ha preso.
Ti
sembra sempre di girare a vuoto, così almeno ti dicono gli adulti, ma tu vai a mendicare verità ovunque e, finché ti senti libero così, hai
ragione a insistere, perché la vita non ti casca addosso, ma te la devi
inventare tu. Gesù lo prende, lo attira: e lui non lo molla più, anche in
quella notte da grandi, da uomini rotti a ogni violenza o troppo sicuri di
avere in mano Gesù. Lo vede
soffrire come un cane, lo vede lasciato solo come un lebbroso, lo vede però
appassionato in una preghiera sofferta a suo padre, così osa chiamare Dio, e
infine lo vede deciso ergersi come un giudice su coloro che lo vogliono
schiacciare.
Siete venuti a prendermi come si stana un topo. Mi
potevate sempre arrestare quando stavo in piazza, nel tempio con la gente. Eccomi sono qui. Questi poveracci
lasciateli; non torcete loro un capello: sono io che vi interesso. Un coraggio
così ammalia quel ragazzo, una dignità dopo una notte di dolore, col volto
rigato ancora dal sangue che aveva sudato, lo sta conquistando sempre di più.
Gli
si fanno attorno i soldati, ma lui non molla. Quel Gesù è suo amico, è il suo eroe, è la risposta alla sua ricerca di Dio, la
freschezza di un coraggio e di un dono senza limiti e non il freddo calcolo di
elemosine e tributi, di abluzioni e di sangue di animali. Questo Gesù mi riempie la vita.
Ecco
perché c’è quel “però lo seguiva”. Era la sua scelta di non perdere Gesù. Lo prendono, lo cercano di imbrigliare nel
loro progetto malsano, ma lui lascia loro in mano il lenzuolo, la sua seconda
pelle, di cui può fare anche a meno e se ne fugge nudo. È l’immagine più bella di
Gesù che
lasciato il lenzuolo nel sepolcro se ne risorge nudo per la vita definitiva e
nuova, come nuova sarà stata per quel ragazzo dopo aver condiviso la passione
di Gesù e aspettato il finale glorioso.