Partecipare? No, grazie

di Elena Giordano    Giovani e politica / 1 Partecipare? No, grazie Per quale motivo i giovani non si interessano più alla po...


di Elena Giordano 
 
Giovani e politica / 1

Partecipare?
No, grazie

Per quale motivo i giovani non si interessano più alla politica? Cosa si è rotto? Come si fa a pensare al futuro senza la voglia

di interessarsi della “cosa pubblica”?



Se chiedete a dieci giovani della vostra età se si interessano di politica, otto vi risponderanno no, uno sì, e uno vi dirà che è “tutto uno schifo”: eccoci nell’Italia del Terzo Millennio post-crisi economica.

Tutti rammentano quanto fosse facile, fino agli anni Novanta, fare politica e soprattutto “attirare” i giovanissimi. Bastava schierarsi: a sinistra i comunisti, dalla parte opposta la destra, al centro un partito di ispirazione cristiana. Poi venne il tempo di Tangentopoli, nel quale gli Italiani si accorsero che i loro bravi rappresentanti a Roma avevano orchestrato un sistema per far arricchire i partiti: le famose tangenti. Poi le ideologie crollarono, il comunismo si ripensò, una nuova figura di partito personale si fece strada (Forza Italia di Silvio Berlusconi). Anche in questo caso, alla lunga, nuova disfatta, con poteri uno contro l’altro, interessi personali a gogo, tanta voglia di fare ma, concretamente, pochi risultati.

Insomma, per farla brevissima: se un cittadino si accorge di essere stato preso in giro per vent’anni dalla sua classe politica (in generale, comprendendo tutto l’arco del Parlamento, e mettendo dentro pure i rappresentanti locali), inizierà per forza di cose a mutare atteggiamento. Mi avete preso in giro? Io vi disprezzo. E non vi voto più. Anzi, siccome tutto è vergognoso, non vado più a votare. Oppure provo a votare una forza di rottura (per esempio il Movimento 5 Stelle, o la nuova Lega), per “mandare a casa tutti”.



E i figli osservano...

Giorno dopo giorno, telegiornale dopo telegiornale, approfondimento dopo approfondimento, questa sensazione di inadeguatezza della classe politica si fa sempre più pesante, un macigno che è difficile togliere dallo stomaco. Aggiungete, come aggravante davvero mortale, l’arrivo della crisi economica e la sparizione di migliaia di posti di lavoro, ed ecco qua, avrete la tempesta perfetta. Un disinteresse totale misto a nausea che gli adulti trasmettono ai giovani. Un disinteresse che fa soffocare, che non lascia speranza, perché, appunto, si è davvero convinti di essere governati da una manica di incapaci, buoni solo a pensare alle loro tasche e ai loro tanto declamati “vitalizi”.

È davvero tutto così truce come l’abbiamo appena descritto? Sì. Però – per fortuna c’è un però – non è detto che la visione dei giovani debba per forza essere quella dei loro genitori.



Ripartire dalla speranza

Ciò che è storto deve essere sanato. Ciò che è marcio deve essere ripulito: partiamo da qui. Se interi gruppi di persone non si sono mostrati degni… perfetto, si possono accomodare all’uscita. Spazio a persone giovani e rette. La politica, fidatevi, non è una “cosa sporca”. Sia che siate rappresentanti di circoscrizione o Capo dello Stato, da politici avete un compito altissimo: dare la voce a tutti i cittadini. Ragionare e pensare per loro, per i loro bisogni, per il “bene comune” (vedi box). Se gli altri si sono dimostrati inetti, voi potrete certamente fare meglio.



“Ma noi non ci fidiamo”

Se volete pensare alla politica in modo corretto, prendete una ramazza e spazzate tutto quello che avete sentito dire da quando siete nati. Senza la politica l’Italia non esisterebbe, insieme alle sue norme che regolano il vivere civile. La buona politica ha generato personalità di altissimo spicco, che hanno fatto progredire la nazione. Alcune, lo sapete, hanno anche pagato con la vita il loro mantenere la “schiena diritta”. Date fiducia alla politica, ossia: iniziate a viverla come un compito difficile e delicato, che però può davvero migliorare le cose per lavoratori, anziani, studenti, per tutti. Lasciate da parte la diffidenza e siate positivi: anche la crisi economica si sta attenuando, dunque è arrivato il momento di ripartire. 
 

Uno speciale formicaio

Immaginate di essere una formica. Se non viveste nel formicaio, sareste morti un secondo dopo l’apertura dell’ovetto. Nel formicaio ci sono i diversi compiti, i vari ambienti, tutto è organizzato. Le formiche lavorano alacremente pensando al domani, alla stagione fredda. Benissimo, un Paese è proprio come un formicaio: tutti hanno un compito, tutti lavorano per sé e allo stesso tempo sono parte della società.

A differenza delle formiche, però, noi abbiamo studiato un sistema che prevede che alcuni si occupino dell’organizzazione e di effettuare le migliori scelte per il formicaio. Di questo si occupa la politica: pensata in questo modo, non è forse lo strumento più bello che esista, espressione dell’intelligenza dell’uomo?

Quando vi muovete per la strada, avete a che fare con le persone, visitate un ospedale, oppure una stazione, iniziate a guardare ciò che vi circonda con occhio diverso. Pensate: ma questa inefficienza si può migliorare? Lasciate fluire la giusta risposta dal vostro cuore: avrete appena acceso la scintilla della passione politica.



Mediare, per stare tutti bene

Attenzione: volersi impegnare in un progetto politico è bellissimo. Per godere al meglio, però, del tempo dedicato a questa “missione”, ricordate che occuparsi di politica non significa quasi mai vedere le proprie idee realizzate “proprio come le avevamo immaginate”. La politica è mediazione, ossia è l’arte di unire più esigenze insieme e di trovare una sintesi. Occuparsi di politica anche da giovanissimi è utile, proprio perché fa toccare con mano quanto sia complesso mettere insieme tante teste, convincerle. Insegna che combattere per le proprie idee è giusto; che accettare dei compromessi lo è, solo se viene raggiunto l’obiettivo del bene comune.

Non siete ancora convinti e credete che, alla fine, l’indole dell’uomo avrà il sopravvento e anche i giovani che si occupano di politica finiranno corrotti e con le tasche piene di soldi? Non fatevi trasportare dal qualunquismo pessimista. Riferitevi a un personaggio che davvero ha contribuito a fare grande il nostro Paese con la sua rettitudine, Alcide De Gasperi, che fu il Primo Presidente del Consiglio della neonata Repubblica Italiana e un giorno disse: «Politica vuol dire realizzare». Non andare ai talk show, chiacchierare, promettere, twittare. Significa realizzare, seriamente e con umiltà. Allora è deciso: siamo tutti politici in erba pronti a sbocciare! <

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