Il Belpaese dei contrasti

Società di Elena Giordano Noi e loro  Il Belpaese dei contrasti Chi sono “loro”? Quelli diversi da noi (di certo non italiani). E...

Società
di Elena Giordano


Noi e loro 

Il Belpaese dei contrasti

Chi sono “loro”? Quelli diversi da noi (di certo non italiani). E perché li combattiamo? Non viviamo tutti sotto lo stesso cielo? Riflessioni in un Paese che in questo momento ha paura.

  Il cervello umano ama le contrapposizioni. Noi amiamo le contrapposizioni. Fatichiamo a vedere i colori dell’arcobaleno, troppo concentrati a inserire i toni del bianco e del nero dappertutto. Vediamo rovesci delle medaglie e medaglie diritte, bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. Anche quando si parla di persone e non di oggetti, diventa semplice classificare per inclusione-esclusione. Alcuni temi ci fanno sorridere (le tifoserie contrapposte, la passione per questo cantante versus quell’altro; i vegetariani contro i carnivori; gli amanti delle vacanze al mare opposti a quelli che scarpinano in montagna). E fin qui tutto bene.
Queste contrapposizioni così spiccate sono però in alcuni casi molto pericolose. Pensate alle questioni razziali (bianchi contro neri), ormai lontane dalla nostra cultura. Pensate – e invece qua andiamo molto vicino alle case degli italiani – al nord contrapposto al sud. Uno il massimo dell’efficienza, l’altro il massimo della pelandroneria. Oppure ancora agli italiani nati e cresciuti qui (benestanti, tranquilli, che mandano i figli a scuola, pagano le tasse) contrapposti ai migranti, agli extracomunitari, a quelli che arrivano non si sa bene da dove per fare non si sa bene che cosa. 
Giorno dopo giorno mettiamo un mattoncino sopra l’altro e ci costruiamo una casa mentale, la Nostra Casa, nella quale hanno diritto di entrare solo quelli che la pensano come noi. O che vivono come noi o masticano come noi. Importante è contrapporre.
E che dire degli occupati e di chi è in cerca di lavoro? I primi guardano con un certo disprezzo i secondi (saranno dei lavativi), mentre i secondi invidiano i primi (dovrebbero provare, prima di parlare…). E ancora: chi va in chiesa (noi siamo i prescelti, i migliori) e chi non ci va più (guarda quegli altri, tutti sepolcri imbiancati…). Chi si impegna politicamente (questo è l’unico modo per dare un senso alla vita) e chi no (sono tutti corrotti). 

Noi, i migliori
A furia di ragionare in questo modo, la mente inizia a deformarsi e il cervello è portato a separare in automatico: tutto ciò che ci riguarda è bello, positivo, giusto, organizzato, ordinato, ha un senso. Tutto il resto, ma proprio tutto, è brutto, negativo, sporco, sbagliato, da combattere. Questa abitudine è talmente radicata che le persone non si pongono nemmeno più il quesito: «Ma perché, al posto di buttare tutto al rogo, non cerco prima di capire come stanno davvero le cose?». 
La società, quella italiana certamente, sta andando verso un irrigidimento stile “è in arrivo una glaciazione”: le persone smettono di pensare in modo critico e intelligente e reagiscono per stereotipi. Tu sei nero e vieni dall’Africa? Vuoi rubarmi il lavoro, vivi con 10 altri tuoi connazionali e non pagate l’affitto. IO invece pago le tasse, lo Stato mi vessa (ma mi deve proteggere), non trovo lavoro, non ho agevolazioni, bla, bla…
E basta, che noia! Che noia, per la mente, avere a che fare con mezzi ragionamenti che non chiedono, non indagano, non si fanno domande. Che si accontentano di fare 1+1 senza conoscere il resto della matematica. La verità è che il mondo è complesso, ingiusto, difficile. Tutti – italiani e non – hanno una vita con diversi gradi di problemi: vivere con l’ansia di essere anche spodestati, allontanati, defraudati, fa venire il mal di fegato e non costruisce niente di positivo.

Cambiate aria
Come si può combattere questo sentimento così radicato, specie negli adulti? 
Da una parte smettendo di frequentare persone che fanno del noi-contro-voi la propria ragion d’essere. 
Dall’altra allargando lo sguardo, per cercare di comprendere le motivazioni che spingono “gli Altri” a muoversi, a cercare nuovi rifugi, una casa proprio qua, in Italia. Lasciamo da parte i ragionamenti da quattro soldi, quelli che fanno leva sulla “pancia” (tutti qua devono venire, aiutiamoli a casa loro, devono accettare le nostre regole…), voliamo alto. 
Mettiamo il naso nelle situazioni davvero complicate, in quei Paesi dove la libertà non esiste, così come il cibo, o il diritto alla casa. Proviamo a ricordare che siamo tutti di passaggio… e dato che noi stiamo passando in un posto meraviglioso, con condizioni accettabili… forse sarebbe il caso di condividere, non di escludere. Esercitiamo la mente a pensare in grande. Diamoci la possibilità di vivere tutti meglio, smettendola con il sud e il nord, i puliti e gli sporchi, gli aventi diritto e i non aventi diritto.

La provocazione

Non siete d’accordo, credete che verremo invasi dai nuovi barbari africani e mediorientali? Perfetto, allora barricatevi in casa e diventate cittadini che vogliono avere a che fare solo con gli italiani: spegnete la Tv (ci sono un sacco di film stranieri!), smettete di mangiare (il cibo non viene mica tutto dall’Italia, sapete?), di vestirvi (l’80% dell’abbigliamento proviene da Cina, Vietnam e così via), di avere relazioni sociali. Sarete voi con voi stessi, puristi e puri. Ma soli.<

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