NIGERIA, PROVE DI SVILUPPO E TOLLERANZA
In Nigeria vivono 158.423.000 abitanti; 80.000.000 sono cristiani, di cui 20.000.000 cristiani; il Paese è molto giovane: secondo le stat...
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In Nigeria vivono 158.423.000 abitanti; 80.000.000 sono cristiani, di cui 20.000.000 cristiani; il Paese è molto giovane: secondo le statistiche dell’ONU il 53% dei nigeriani non ha compiuto ancora 20 anni. La Nigeria attualmente è il sesto produttore mondiale di petrolio ed il decimo come riserve, circa 25.000.000 di barili al giorno. Il nord della Nigeria è sotto l’influenza del mondo islamico; mentre il sud è a prevalenza cristiana o animista. Negli ultimi mesi il Paese africano è assurto nelle cronache internazionali a causa di alcune violenze perpetrate da gruppi islamici estremisti del nord, di cui quello più famoso, dopo l’attentato compiuto nel Natale scorso è ‘Boko Haram’. Secondo fonti dell’agenzia Fides, «Il Boko Haram sta cambiando tattica per aggirare lo stato di emergenza. Stanno monitorando le aree in cui i cristiani si riuniscono, segnalano le case e cappelle cristiane e poi attaccano, casa per casa, durante la notte». Però padre Timothy Lehane Barrett, Segretario Generale della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede, ha usato parole di prudenza: «Il Boko Haram non rappresenta i musulmani nigeriani: ho visto molte manifestazione di dialogo e solidarietà interreligiosa, perché i musulmani vedono le buone opere compiute dai cristiani. Vogliamo dire ai cristiani nigeriani che non sono soli, che molte comunità nel mondo pregano per loro e sono loro vicini. So che i fedeli in Nigeria offrono a Dio la loro sofferenza e pregano per i cristiani perseguitati in tutto il mondo e anche per i loro nemici, cioè per quanti li attaccano e li uccidono».
A questa situazione molti intellettuali nigeriani non si sono rassegnati e tre tra i maggiori scrittori del Paese, Wole Soyinka, Chinua Achebe e JP Clark, hanno lanciato un appello: «Non lasciamo che il fuoco si diffonda!», chiedendo che i leader siano dei veri leader in tutte le comunità e rifiutino di «farsi risucchiare nel calderone delle tensioni reciproche che è lo scopo dei guerrafondai religiosi che sono in mezzo a noi. Quello che proponiamo non è una dottrina della sottomissione o una mera supplica dell’intervento divino. Anzi, è il contrario! Dobbiamo porre tutta l’umanità di cui è fatta la nostra nazione al di sopra dei metodi e delle intenzione di questi dissennati che cercano di mettere religione contro religione, comunità contro comunità, distruggendo la coesione all’interno delle case. Il nostro dovere è di denunciarci gli assassini che sono in mezzo a noi, negare loro, sin dalla fonte, il sangue di cui si nutrono, il caos che è la loro ambizione, l’odio che ha avvelenato la loro psiche collettiva. La nostra missione è di dimostrarci superiori a loro nella comprensione, di andare oltre il loro progetto perverso e di conservare la nostra umanità».
Infatti, nonostante questi attacchi contro i cristiani i salesiani sono presenti con due missioni dal 1982: ad Akure e ad Ondo, a cui è seguita l’apertura di un’ulteriore missione ad Onitsha nel centenario dal centenario della morte di Don Bosco, che hanno fatto nascere molte associazioni cattoliche dedicate al santo salesiano, tanto che i salesiani hanno anche una presenza nella capitale amministrativa, Abuja, ed una comunità a Lagos, occupandosi prevalentemente della formazione e dell’avviamento al lavoro dei giovani: «Il rapporto tra musulmani e salesiani è sempre stato cordiale e rispettoso. I musulmani apprezzano lo sforzo educativo dei salesiani, soprattutto nel campo dell’istruzione tecnica, e dell’avviamento al lavoro». La strategia educativa e pastorale salesiana in tutti i paesi della Visitatoria dell’Africa Occidentale Anglofona (AFW), alcuni dei quali a maggioranza musulmana, come la Sierra Leone, e altri con grandi comunità musulmane come il Ghana, la Liberia e, appunto, la Nigeria, si è sempre basata sul dialogo, la tolleranza, la collaborazione e il rispetto delle altre religioni. Nella Esortazione Apostolica Africae Munus, papa Benedetto XVI ha invitato tutti i membri della Chiesa a perseverare nel dialogo e nel rispetto verso l’Islam: «Se tutti noi credenti in Dio desideriamo servire la riconciliazione, la giustizia e la pace, dobbiamo operare insieme per bandire tutte le forme di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo confessionale. Nella sua opera sociale, la Chiesa non fa distinzione religiosa. Essa aiuta chi è nel bisogno, sia egli cristiano, musulmano o animista. Testimonia così l’amore di Dio, creatore di tutti, e incoraggia i seguaci delle altre religioni ad un atteggiamento rispettoso e ad una reciprocità nella stima. Esorto tutta la Chiesa a ricercare, mediante un dialogo paziente con i musulmani, il riconoscimento giuridico e pratico della libertà religiosa, così che in Africa ogni cittadino possa godere non soltanto del diritto ad una libera scelta della propria religione e all’esercizio del culto, ma anche del diritto alla libertà di coscienza. La libertà religiosa è la via della pace».
Per capire meglio la situazione nigeriana abbiamo contattato il salesiano Don Nicola Ciarapica, direttore della scuola tecnica professionale di Ondo, dove prevale la tribù Yoruba; i credenti sono 50% di religione mussulmana e 50% di religione cristiana, di cui solo il 5% è cattolica. Ci siamo fatti raccontare innanzitutto la situazione nigeriana: «La Nigeria sta passando momenti quanto mai incerti e difficili da gestire … Ci si aspetta qualsiasi cosa e soprattutto non c’è un punto di riferimento per la popolazione che purtroppo è lasciata a se stessa. Oltre all’attentato del 28 dicembre scorso per opera della setta Boko Aram, da lunedì 9 gennaio si è avuto uno sciopero del settore trasporti che ha coinvolto tutte le categorie di lavoratori. (In Nigeria il 99% del trasporto di merci e di persone avviene attraverso mezzi pubblici o privati e su strada). Boko Aram agisce con l’unico scopo di destabilizzare la situazione politica della Nigeria per trasformare la nazione in uno stato Islamico. Si sta diffondendo l’idea che non si possa cambiare nulla e quindi prevale nella maggioranza delle persone un atteggiamento di ‘lasciare stare le cose’ nella consapevolezza di non poter agire per modificare la situazione attuale. Chi è coinvolto senza volerlo in attentati o si ritrova a protestare, è cosciente che subirà le conseguenze e nessuno dei familiari lo potrà aiutare».
Come vivono i cattolici dopo gli attacchi?
«I cristiani ed i cattolici soprattutto nel nord vivono in una situazione di paura ed estrema precarietà. Il gruppo Boko Aram agisce per ora soprattutto nel Nord dove la maggioranza è di religione mussulmana. Nella zona del nord sono presenti a macchia di leopardo tribù minori (mai convertite all’Islam) e commercianti Igbo che in gran parte sono cristiani/cattolici. In queste domeniche molti cristiani non partecipano alle celebrazioni festive per paura di trovarsi coinvolti in attentati o aggressioni. Il presidente del CAN (The Christian Association of Nigeria cioè la Conferenza dei gruppi cristiani della Nigeria) ha fatto sapere che da ora in poi i cristiani provvederanno a difendersi da soli, dato che il governo non è in grado di farlo».
Nelle vostre scuole accogliete tutti gli studenti, indipendentemente dalla fede professata: si riscontra qualche problema?
«In tutte le scuole salesiane vengono accolti studenti e anche insegnanti musulmani, che spesso sono innamorati del Sistema Preventivo di Don Bosco. Nelle scuole e negli oratori-centri giovanili le idee religiose non vengono mai imposte, si recitano le preghiere cristiane e musulmane in segno di rispetto e tolleranza, ed è facile trovare molti ragazzi e ragazze musulmane che apprezzano l’amorevolezza di Don Bosco. Quindi i giovani provenienti da famiglie cristiane, mussulmane e di religione tradizionale crescono insieme condividendo lo studio, il lavoro, il gioco e la preghiera. Qui ad Ondo siamo nella zona sud–ovest della Nigeria. Qui i mussulmani non sono la maggioranza: raggiungono il 50% e c’è sempre stato dialogo e collaborazione religiosa (anche perché spesso nella stessa famiglia ‘allargata’ possono coesistere membri appartenenti a diverse religioni). Per ora le scuole, dopo la pausa natalizia, sono chiuse in seguito allo sciopero nazionale».
Il Papa nell'esortazione Africae Munus ha invitato al dialogo con l'Islam. Esiste questa possibilità?
«Il dialogo, la stima e la collaborazione esistono nell’ambito dei rapporti quotidiani. La conoscenza, l’apertura e la conoscenza verso l’altro aumentano la ricchezza della persona e permettono l’abbattimento dei muri pregiudiziali. Purtroppo è difficile, se non impossibile, il dialogo con le persone che sono guidate da ideologie politiche o da estremismi religiosi. Il desiderio di comando e di potere, al di là di ogni diritto umano, si avvale dell’ignoranza della popolazione per opprimere e violentare non solo il corpo ma anche il pensiero delle persone inermi».
Simone Baroncia