Segnali di Malessere
La difficile situazione di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, fotografata dalle più recenti indagini nazionali ufficiali, ...
https://www.dimensioni.org/2013/10/segnali-di-malessere.html
La difficile
situazione di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, fotografata dalle
più recenti indagini nazionali ufficiali, presenta un quadro finora cupo e
privo di segnali che invitano all’ottimismo.
Il tasso di
disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è il più alto in Europa: 34,50%.
La media europea si assesta invece al 20,9%.
I giovani tra i 25
e il 29 anni hanno fortunatamente qualche chance in più: trovano sì lavoro, ma
all’insegna della precarietà (che altri definiscono eufemisticamente:
flessibilità o mobilità o adattabilità...).
Nessuna voglia di lavorare
Ci
sono poi quei giovani che hanno deciso fermamente di escludersi dal mondo del
lavoro, di non affacciarvisi per nulla: la percentuale che li riguarda supera
di molto la media europea.
I
ragazzi tra i 15 e 24 anni che non vogliono intenzionalmente fare alcuna
esperienza di lavoro (ma anche di studio) ammontano all’11,2%; quelli tra i 25
e i 29 anni hanno una percentuale più elevata: 16,7%.
In Europa
questa categoria di giovani nullafacenti tuttalpiù si attesta, rispettivamente,
a dati percentuali meno preoccupanti: 3,4% e 8,5%.
Il limbo degli studenti
Se il
mondo del lavoro vede i giovani con questi dati sconfortanti, sul fronte degli
studi è emerso dalle indagini nazionali un dato curioso che riguarda i giovani:
si è constatata la loro prolungata permanenza nel percorso di studi, e questo dato
di fatto si traduce anche in un ritardato ingresso nel mercato del lavoro.
Viene
così rinviato nel tempo, si può dire alle calende greche, l’approccio al primo
lavoro. Conservano ancora l’appellativo di “studente” il 60,4% dei ragazzi e
delle ragazze tra i 15 e i 24 anni.
In
Europa questa tipologia di giovani viene inquadrata con un dato inferiore:
53,5%. I giovani tra i 25 e i 29 anni che rimangono ancora nel limbo degli studenti
si attestano intorno al 14,4%, mentre la media europea si configura al 9%.
Ciò
significa che i giovani italiani tendono a rimandare nel tempo la ricerca di
opportunità occupazionali.
L’abbinamento studio-lavoro
Un
ulteriore aspetto che penalizza i giovani nel nostro Paese è la scarsa
inclinazione a fare esperienze di lavoro mentre stanno ancora studiando.
Soltanto
il 2,9% dei giovani sotto i 24 anni si cimenta a coniugare contemporaneamente un’esperienza
di studio con un’esperienza di lavoro.
In
Germania la percentuale è molto più elevata: 24,3%; anche in Gran Bretagna
questo abbinamento risulta frequente: 21,4%. In Francia l’accostamento studio- lavoro
riguarda il 10,3% dei giovani sotto i 24 anni.
Sentimenti
di sfiducia
Una
generazione di under 30 che sta dimostrando un’inerzia impressionante sul
fronte del mercato del lavoro, ritardandone l’approccio o addirittura
rifiutandosi di mettersi in gioco nel contesto occupazionale.
Un
sentimento generalizzato di sfiducia, delusione e cocente amarezza li
paralizza.
Letteralmente.
Essi si sentono smarriti e demotivati, e pertanto non reagiscono: il mercato
del lavoro li scontenta, ostacola, penalizza attraverso anche il fenomeno della
precarietà (o flessibilità, o mobilità o adattabilità che dir si voglia), che
contraddistingue a tutt’oggi la natura delle opportunità occupazionali.
I
giovani, invece che mettersi a cercare un lavoro, vi rinunciano. Di sana
pianta. Questa è l’impressione che si ricava dalle indagini ufficiali in
generale.
Se le
iniziative dei giovani a esplorare il mondo del lavoro vengono inibite da un
fragile scenario dell’impiego guastato dalla crisi, le loro responsabilità non
devono però venire meno.
Al
bando l’infingardaggine! Sta a loro continuare, con imperterrita cocciutaggine,
ostinazione, perseveranza, a setacciare ogni porta o anfratto che si possa
aprire per trovare un lavoro almeno dignitoso.
Scopriranno
che non sarà come raschiare il fondo di un barile o cavare sangue dalle rape!
Al
diavolo le indagini, le inchieste e le sedicenti stime di percentuali che li
vedono perdenti!
Quel
che è certo è che saranno esauditi, le loro speranze si concretizzeranno. Nonostante
la crisi.
Nicola Di Mauro