Daniel Adomako - Una voce senza confine
Fin da bambino, la sua vita è stata accompagnata dalla musica. Passa con disinvoltura dal pop alla lirica al soul grazie a un’ugola d...
https://www.dimensioni.org/2013/10/daniel-adomako-una-voce-senza-confine.html
Fin da bambino, la sua vita è stata
accompagnata dalla musica. Passa con disinvoltura dal pop alla lirica al soul
grazie a un’ugola dal timbro originale. Come ha dimostrato sbancando “Italia’s
Got Talent”.
Daniel ha iniziato a cantare gospel in
Ghana, suo paese di nascita. In Italia ha poi trovato la sua strada.
Non si può dire che Daniel Adomako non le abbia
provate tutte pur di ritagliarsi una fetta nella grande torta dello spettacolo:
concorsi, manifestazioni canore, partecipazioni a due selezioni di X Factor e
di Sanremo Giovani.
Tante esperienze, insomma, alcune incassando anche qualche
soddisfazione, senza però mai fare il passo decisivo.
C’è voluta Italia’s
Got Talent, trasmissione che recluta dilettanti allo sbaraglio di ogni genere,
per poi scremare chi vale davvero qualcosa. Come Daniel, che si è piazzato al primo posto con merito.
Un risultato che ha finalmente cambiato la rotta della
sua carriera, incominciata tanto tempo fa in modo forse inconsapevole in Ghana,
sua terra natale, quando aveva tre anni.
All’epoca, Daniel entra a far parte del coro
gospel della chiesa protestante e s’innamora per sempre delle
sette note. A tredici anni raggiunge il papà, emigrato a Prevalle, in provincia di Brescia, e inizia
subito a studiare canto.
La sua voce particolare, capace di passare con disinvoltura
tra i generi più diversi, non gli
preclude alcuna esperienza e lui non si fa mancare niente. Canta in cori
polifonici, si esibisce in ambito pop, si misura con la classica e la musica sacra,
ottenendo ogni volta riscontri positivi.
Incide persino due brani, con il nome d’arte
di Daniel Rays, per una compilation contenuta nel cofanetto Hit Mania 2012, con
scarsi risultati. Intanto, come accennato, colleziona provini, arrivando nel
2011 davanti a Morgan per la selezione a X Factor, ma viene eliminato dal
giudice.
Va decisamente meglio quest’anno con Italia’s Got Talent e la vittoria al programma gli apre le porte al suo “vero” debutto discografico, un EP intitolato semplicemente Daniel Adomako.
Nel cd trovano posto i tre brani, registrati live,
con cui ha surclassato la concorrenza nel talent: l’aria per soprano composta da Handel “Lascia ch’io pianga mia cruda sorte”, l’intensa ballad di Leonard Cohen Hallelujah e un classico del soul di
Etta James At last.
A questi, si aggiungono quattro brani pop
inediti dall’ampio respiro melodico. Insomma, una play
list eterogenea, che dà un’idea precisa della versatilità di Daniel e delle sue inconsuete capacità vocali.
A 3
anni hai iniziato a cantare, per non smettere più.
Mi sono avvicinato alle sette note da bambino
grazie alle mie sorelle, che mi hanno inserito nel coro gospel della chiesa
dove abitavamo. Ma il canto è sempre stato praticato in famiglia, a
cominciare da mia mamma. Quando sono poi arrivato in Italia, ho continuato e a
scuola il mio insegnante di musica, che dirigeva due cori, uno polifonico e l’altro di voci bianche, mi ha proposto di farne parte. Il mio cammino
artistico è
incominciato in quel momento.
Quale
strada ti ha portato nel nostro Paese?
Mio padre, alcuni anni prima, aveva trovato lavoro
qui da voi. Una volta sistemato, ha fatto arrivare la famiglia. Mi sono trovato
subito bene e non ho mai avuto problemi. Ho imparato l’italiano e oggi, sinceramente, del Ghana mi è rimasto poco: i miei amici sono qui, così come la mia vita.
Dal
punto di vista musicale, sembri un onnivoro. C’è un genere che prediligi?
Nessuno in particolare.
Vorrei non poter scegliere lungo la mia strada. Mi piace cantare, che sia un’aria lirica o una melodia pop, fa poca differenza: la musica ha tanti
linguaggi, ma in fondo è una sola. I generi sono solo dettagli, l’importante è riuscire ad esprimere i propri stati d’animo.
Molti
tentativi che hai fatto per emergere non hanno dato buoni risultati. Hai mai pensato
di gettare la spugna?
Assolutamente no. Ogni volta che mi sono
presentato a un provino ero consapevole che poteva finire bene o male, e ho
sempre affrontato le prove con serenità, convinto che avrei avuto un’altra possibilità per riprovarci. Comunque, al di là dei risultati, non mi hai mai sfiorato l’idea di smettere di cantare.
Cosa
ti ha spinto a partecipare a Italia’s Got Talent e come hai vissuto questa
esperienza?
Il programma poteva darmi un’altra opportunità per lanciarmi nella musica e l’avevo trovato piuttosto trasparente. È stato un percorso importante e soprattutto
sorprendente perché, con
tutta sincerità, mai
avrei immaginato di arrivare alla vittoria finale.
Morgan,
nelle selezioni decisive di X Factor, ti aveva escluso. Oggi cosa senti di
dirgli?
Innanzitutto, credo che ogni esperienza
serva, anche se negativa. Ho partecipato a due selezioni di X Factor e non ho
brutti ricordi: in quelle fasi incontri tanti ragazzi come te che amano la
musica, nascono delle amicizie, ti confronti con altre realtà. Per quanto riguarda Morgan, mi aveva
trovato bravo ed era convinto che anche senza il talent avrei raggiunto il
successo. Mi auguro che abbia ragione.
Quali
sensazioni hai provato a entrare in sala di registrazione e a stringere poi il
tuo primo cd?
Sono forti emozioni. In studio, hai sempre
paura di sbagliare, vivi con un pizzico di agitazione le fasi d’incisione. Avere, alla fine, tra le mani il frutto di tanto lavoro, mio
e dei miei collaboratori, è una grossa soddisfazione.
I
brani inediti hanno tutti il sapore del pop melodico. Senti che è questa la
chiave con cui riesci meglio a esprimerti?
Mi hanno presentato una decina di canzoni da cui
dovevo sceglierne quattro per il cd. Mi sono orientato su quelle che mi hanno
emozionato di più e che
quindi si adattavano meglio alle sfumature della mia voce.
Sono
pezzi che “parlano” d’amore. Quanto ti rispecchiano?
I testi non hanno un particolare collegamento
con la mia vita, ma non credo che sia necessario vivere sulla propria pelle ciò che si canta. Si può benissimo “entrare” in una canzone assorbendone lo spirito, nelle parole come nella
melodia.
Ascoltando
la tua performance di At last, non pensi che lo stile che meglio si
adatta alla tua vocalità sia il soul?
È un
genere che amo molto e, in effetti, mi rendo conto di esprimermi al meglio
quando affronto un brano di black music. Probabilmente, sono favorito dal fatto
che per anni ho cantato gospel. Ma, ripeto, non voglio confinarmi in un solo
stile.
La
fede occupa un posto particolare nella tua vita?
È senza
dubbio importante. Negli ultimi tempi, a causa dei miei impegni, non sono
riuscito a frequentare la chiesa come volevo, anche se è sempre presente in me. Per alcuni, non avrei
dovuto seguire una carriera nello spettacolo, ma credo di non offendere nessuno
nel cantare pop, sono in grado di scegliere i brani appropriati.
C’è
qualche artista cui ti ispiri?
Nessuno in particolare. Credo ci sia da
imparare da tutti, compresi quei musicisti che magari non apprezzo. La musica
non ha confini.
Claudio Facchetti