Oltre i limiti
persone di Patrizia Spagnolo Le barriere sono nella mente Oltre i limiti Difesa dei diritti, impegno per l’inserimento lavorat...
https://www.dimensioni.org/2014/01/oltre-i-limiti.html
persone
di
Patrizia Spagnolo
Le barriere sono nella mente
Oltre i limiti
Difesa dei diritti, impegno per l’inserimento
lavorativo, promozione della diversità come arricchimento della società. Ne
parliamo con
Angelo Catanzaro, fondatore di
A.I.P.S.
Angelo Catanzaro, torinese, 30 anni, ha tante idee e
alcune le ha già realizzate. È disabile, affetto da paralisi
spastica, ma ha scelto di andare oltre i limiti, di superare tutte le barriere
– soprattutto quelle mentali – e di mostrare al mondo dei normodotati di cosa
sono capaci coloro che hanno un handicap. Così, all’età di 19 anni, ha fondato
insieme con alcuni amici l’A.I.P.S. – Associazione Italiana Paralisi Spastica
Onlus (www.aipsonlus.it) che è stata pure insignita recentemente della Gran
Medaglia al Merito da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Angelo, come è iniziata l’avventura della
tua associazione, quali idee e riflessioni l’hanno ispirata?
L’Aips onlus,
Associazione italiana paralisi spastica, nasce il 25 febbraio del 2003. Io
avevo 19 anni. Una sera al pub insieme con alcuni amici, tra cui due
normodotati, ho deciso di fondare un’associazione che si occupasse di
disabilità in modo nuovo, il cui scopo non fosse quello di “pretendere” ciò che
ci spetta di diritto, ma di dare qualcosa al prossimo che non conosce questo
mondo. Vogliamo far comprendere che non siamo affatto diversi dai nostri
coetanei e che possiamo e dobbiamo integrarci nella società. Dobbiamo essere
noi i primi a volerlo.
Ci consideriamo
persone con disabilità 2.0, siamo la nuova generazione di disabili che ha
deciso di farsi conoscere per le proprie capacità ed eccellenze e non per una
limitazione. Ciò che conta è la realizzazione di sé, la costruzione di
un’identità attraverso l’espressione dei talenti e delle competenze che ognuno
di noi ha e che non vanno sprecati. Il nostro scopo è quello di abbattere tutte
le barriere, spesso mentali, con un approccio non vittimistico o pietistico.
L’associazione ha
avuto negli anni molti riconoscimenti, ma il premio che mi rende davvero
orgoglioso è quello che il 3 dicembre 2013, in occasione della Giornata
internazionale delle persone con disabilità, mi ha assegnato la Consulta per le
persone in difficoltà.
Perché questo Premio è così importante per
te?
Perché si tratta
di un attestato di stima e apprezzamento da parte delle stesse associazioni che
si occupano di disabilità. Il presidente della Consulta, Paolo Osiride Ferrero,
è una persona che ha combattuto per anni affinché venissero rispettati i nostri
diritti fondamentali. Lui è un punto di riferimento per me; a volte ci
scontriamo, anche perché siamo di generazioni diverse, ma nutro profondo
rispetto e gratitudine.
A chi si rivolge l’associazione e qual è
il messaggio più importante che intende trasmettere?
Prima di essere
disabili siamo persone. La dignità umana e il rispetto per il prossimo sono
centrali. Pur con le nostre difficoltà, non demordiamo e crediamo fortemente
che possiamo raggiungere i nostri obiettivi. È soprattutto ai
giovani che ci rivolgiamo, disabili e non. Ci rivolgiamo a loro perché sono
quelli più in grado di recepire il concetto di disabilità 2.0 come lo
intendiamo noi, è cioè una disabilità che non deve impedire di puntare in alto,
all’eccellenza. E per trasmettere loro questo messaggio ricorriamo a mostre
d’arte, spettacoli teatrali, convegni, dibattiti e altre formule non
convenzionali che facciano emergere le capacità e facciano invece passare la
disabilità in secondo piano.
Prima che
associazione, ci definiamo gruppo di amici. Le circa 400 persone che seguono le
nostre attività sono quasi tutti giovani, disabili e normodotati. Siamo aperti
a tutti, perché non ci occupiamo nello specifico soltanto della paralisi
spastica ma in generale del contesto della disabilità, di tutto ciò che essa
comporta nelle diverse sfere della vita di una persona.
Fanno parte
dell’associazione anche giovanissimi disabili che col nostro aiuto imparano sin
da subito ad abbattere quelle barriere che spesso essi stessi si creano: la
paura del confronto con i normodotati, la convinzione di non essere considerati
all’altezza, l’autoesclusione…
Come vivi la tua disabilità?
Con la mia
limitazione ho un rapporto a volte astioso, ma sin da piccolo, grazie anche al
supporto della mia famiglia, ho imparato a conoscere la mia disabilità e a
saperla gestire, la vita che svolgo è assolutamente identica a quella di un
qualunque giovane normodotato. Il mio punto di forza è conoscere i miei limiti,
questo mi permette di perseguire tutti gli obiettivi che mi pongo.
La dimensione della fede quanto ti ha
aiutato,
cosa ti ha dato?
Un’esperienza importante è stata quella di Lourdes, vedere tutte quelle persone che
come me erano andate lì per cercare, anche senza esserne consapevoli, un
“miracolo”. Per me il miracolo è vedere persone molto sofferenti reagire e non
smettere mai di arrendersi.
Ma l’esperienza più
bella e arricchente risale a quando ero bambino. Andavo a Valdocco a giocare a
calcio nella squadra “mondo G”. I miei compagni erano tutti normodotati ma non
mi hanno mai fatto pesare la mia disabilità: anche se ci mettevo due ore a
correre mi passavano la palla, mi facevano sentire parte del gruppo.
La fede è
qualcosa di personale. Io mi rivolgo spesso a Dio e sono convinto che sia lui a
mettere sulla mia strada fatti e persone che mi hanno dato molto e aiutato nei
momenti di difficoltà. È lui che mi ha permesso di fare cose importanti per
l’associazione.
I documenti ufficiali parlano di barriere.
Da diretto interessato, quali sono?
La Convenzione dell’ONU, ratificata anche dalla UE, parla di rispetto per
la dignità intrinseca, di autonomia individuale, di non discriminazione, di
piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, di rispetto per
la differenza e accettazione delle persone con disabilità come parte della
diversità umana e dell’umanità stessa. Parla di pari opportunità, di
accessibilità, riconosce il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro
liberamente scelto…
Oggi,
nonostante i progressi compiuti, ci sono ancora troppe barriere. Barriere
soprattutto mentali, limitazioni che spesso i disabili stessi si creano. Ma
anche i pregiudizi delle persone “normali”, la scarsa attenzione e la mancanza
di buon senso da parte di chi non conosce le nostre sofferenze: quando un
architetto progetta una casa, per esempio, dovrebbe pensare che lì potrebbe
andare a vivere una persona con disabilità.
Parlaci di un progetto a cui tieni molto e
al quale stai lavorando...
Uno dei progetti di punta della nostra associazione è “Io Lavoro H”. Il
fine dell’iniziativa è di cercare talenti cui offrire concrete opportunità nel
mondo del lavoro per far sì che il disabile non sia solo un “posto vacante” da
riempire per motivi di legge, ma una risorsa utile e di qualità. L’iniziativa
vuole affermare alcuni principi fondamentali ai quali le imprese dovrebbero
attenersi, riaffermando la centralità delle persone, in un’ottica di pari
opportunità ed equità, affinché tutti i cittadini abbiano pari accesso alle
occasioni d’inserimento lavorativo.
Nell’ultima edizione
svoltasi nell’ottobre scorso a Torino, abbiamo organizzato all’interno della
manifestazione la “Prima giornata europea per le politiche di inserimento
lavorativo delle persone con disabilità”. Un convegno che ci ha permesso di
conoscere a livello internazionale le tendenze politiche, aziendali e statali
per l’inserimento lavorativo delle categorie protette.
E che ci dici dell’iniziativa “Oltre i
limiti”?
Abbiamo creato
questa iniziativa in collaborazione con la Città di Torino: dal 2011 proponiamo
nel periodo estivo una serie di incontri con personaggi del mondo della
cultura, dello sport, dell’arte, della scienza e della televisione per
stimolare una riflessione su diversi aspetti e suggestioni legati alla ricerca
e al superamento del limite, sotto varie forme. Abbiamo così raccolto
testimonianze di persone che hanno saputo andare oltre i limiti del
pregiudizio, dell’inerzia, dell’intolleranza, portando messaggi di possibilità,
gioia, fede e speranza. <