A spasso nel cervello
Brain, una mostra sorprendente sulla più grande meraviglia della natura A spasso nel cervello A Milano la mostra “Brain. Il ce...
https://www.dimensioni.org/2014/02/a-spasso-nel-cervello.html
più
grande meraviglia
della
natura
A spasso
nel cervello
A Milano la mostra “Brain. Il cervello, istruzioni per l’uso”,
accompagna i visitatori alla scoperta dell’organo
più importante e misterioso.
È arrivata per la prima volta in Italia “Brain.
Il cervello, istruzioni per l’uso”, mostra che
accompagna i visitatori lungo un viaggio affascinante alla scoperta
del nostro stupefacente cervello, sempre più
studiato ma ancora molto misterioso ed estremamente affascinante, tanto da
farci una mostra a carattere scientifico che spiega i meccanismi che stanno
dietro alle nostre percezioni, alle nostre emozioni, al modo in cui reagiamo in
determinate situazioni.
Questa mostra nasce dalla collaborazione tra
il più importante museo di storia naturale d’Italia, quello di Milano, e
l’American Museum of Natural History di New York. Il curatore dell’esposizione
è Rob DeSalle, che è responsabile della divisione di zoologia degli
invertebrati a New York, e attento studioso di tutto quello che ‘muove’ il
nostro cervello. La mostra infatti permette ai visitatori di informarsi sulle più
recenti scoperte neuroscientifiche giocando
o rispondendo a dei quiz, ascoltando rumori
che sembrano una cosa ma possono essere anche un’altra, pigiando bottoni e
scoprendo perché è stata scelta quella opzione invece di un’altra.
Il percorso espositivo: quello che abbiamo nella
testa
Raccontare una mostra non è semplice,
specialmente quando l’esposizione richiede l’attiva partecipazione di chi la
visita: percorrendo “Brain” ci si può ritrovare a giocare come bambini,
lasciandosi sorprendere dai meccanismi che mettiamo in atto in maniera
inconsapevole e che qui ci vengono svelati. Si inizia il percorso con un’installazione
luminosa che simula l’attività dei neuroni, realizzata
con materiali riciclati e quasi 700 chili di fili elettrici appesi a una
struttura che si estende per più di 10 metri .
Si incontra una ragazza che sostiene
un provino di ballo, si scoprono le aree del cervello
legate alla vista, al tatto, all’udito, all’olfatto e al gusto (il cervello
sensibile), e si apprende come funziona il cervello emozionale, quello che
elabora le emozioni.
C’è poi anche la
sezione dedicata al cervello pensante. Ovvio, direte
voi, se non pensa il cervello... Sì, ma in quest’area della mostra viene
raccontata tutta la complessità dell’intelligenza, vista come somma di tipi di
intelligenza diversi.
Per capire questo incredibile processo si ‘entra’ in un
cervello camminando in una stanza rivestita di tessuto illuminato che
rappresenta le pieghe della corteccia che sta all’esterno del cervello, che ci
consentono di pensare, pianificare,
immaginare. Dopo aver visto questa sezione, questi tre
verbi assumono una sfumatura quasi magica. Perché il nostro cervello è un po’
magico: con collegamenti tra le sue regioni interne ed esterne ci fa parlare,
ci dà ricordi vicini e lontani, ci lascia emozioni, e ci fa prendere decisioni.
Se non è magia tutto questo…!
Per spiegarci scientificamente questi
concetti, la mostra ci fa giocare, con i numeri e con i colori, con il disegno
di una stella, con le lingue straniere, e con un gioco di accatastamento del
tipo “sposta tutti i mattoncini impilandoli con pochissime mosse”. Irritante
non riuscirci, vero?
Il cervello, poi, vive, si adegua, muta con
il passare del tempo. L’area della mostra dedicata al cervello
mutevole racconta la sua particolare capacità di
riorganizzarsi e di maturare. Per esempio, le persone cieche usano il tatto per
leggere con il sistema Braille (che si può provare). Qui si arriva a un
capitolo certamente triste ma che esiste, e che va studiato: quello delle
malattie che colpiscono un cervello che invecchia.
C’è però anche il rovescio della medaglia:
esistono giochi cerebrali per incrementare la materia grigia. Il detective
Hercule Poirot nei telefilm che lo vedono protagonista spesso cita le sue
‘celluline grigie’, di cui continua a sviluppare l’acume. Ha ragione, anche noi
dobbiamo farlo: giocando, imparando le lingue, contando, memorizzando numeri.
Sembrano suggerimenti banali, ma servono.
La mostra si chiude quindi con il cervello
del futuro, che in realtà è già presente: per
controllare attacchi epilettici, ad esempio, vengono impiantati fin da ora
degli elettrodi nel cervello e sono in via di sviluppo interfacce
cervello-computer che aiutano persone colpite da paralisi a
comandare dispositivi a controllo computerizzato.
“Brain” si chiude con la Lounge del cervello, dove i
visitatori si siedono e ammirano le immagini delle risonanze
magnetiche di quattro persone, un interprete che passa
da una lingua all’altra, un musicista classico che suona, una rockstar che si
esibisce e un giocatore di basket in azione. Ecco, il nostro cervello nella
stessa situazione potrebbe funzionare proprio così.
C’è un ulteriore piccolo (grande?) spunto di
riflessione. Dopo aver tanto imparato da “Brain” dobbiamo ricordarci di sapere
ancora poco sul cervello. Recentemente è stato
pubblicato negli Stati Uniti il libro “Top brain, bottom brain: surprising
insights into how you think”, cioè “Cervello superiore e cervello inferiore:
rivelazioni sorprendenti sul modo in cui pensiamo”.
In effetti, non siamo abituati a sentir dire che l’emisfero destro del cervello è quello creativo, il sinistro quello logico? E che comunicano tra loro? Fermi tutti, forse non è così. Secondo la teoria esposta nel libro, il cervello comunica dall’alto al basso, seguendo diverse modalità (più l’alto, più il basso, alternati) da cui deriverebbero personalità differenti. Gli approfondimenti sono già partiti. Attendiamo l’aggiornamento in proposito della mostra “Brain” perché, come dice Rob DeSalle “solo l’uomo può pensare a come pensa”, e di riflessioni in merito ce ne sono ancora molte da fare. <
In effetti, non siamo abituati a sentir dire che l’emisfero destro del cervello è quello creativo, il sinistro quello logico? E che comunicano tra loro? Fermi tutti, forse non è così. Secondo la teoria esposta nel libro, il cervello comunica dall’alto al basso, seguendo diverse modalità (più l’alto, più il basso, alternati) da cui deriverebbero personalità differenti. Gli approfondimenti sono già partiti. Attendiamo l’aggiornamento in proposito della mostra “Brain” perché, come dice Rob DeSalle “solo l’uomo può pensare a come pensa”, e di riflessioni in merito ce ne sono ancora molte da fare. <