Ci serve più Europa

di Graziano Chiura In preparazione alle elezioni europee Ci serve più Europa Il desiderio di costruire un progetto europeo comune f...

di Graziano Chiura

In preparazione alle elezioni europee
Ci serve più Europa
Il desiderio di costruire un progetto europeo comune fondato sulla pace, sulla libertà e sulla solidarietà è nato dalle ceneri delle devastanti guerre mondiali. Oggi, nuove sfide economiche e culturali chiedono all’Europa di capire meglio obiettivi, metodi e responsabilità.

Cento anni fa, precisamente il 28 luglio 1914, iniziò la Prima Guerra mondiale, che causò oltre 9 milioni di vittime tra i soldati e circa 7 milioni di vittime civili dovute non solo agli effetti diretti delle operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie concomitanti.
Pochi anni dopo, un secondo devastante conflitto mise a ferro e a fuoco il mondo intero. Dalle ceneri di quelle folli e nefaste devastazioni nacque il desiderio di costruire qualcosa di nuovo e pacifico perché mai più si ripetessero simili orrori.

Unione europea a rischio per la crisi
A distanza di quasi cento anni, nel 2012, il premio Nobel per la Pace viene assegnato all’Unione europea Le motivazioni sottolinearono l’importanza di tale originale creazione, riconoscendone la storia e stimolandola a superare l’attuale crisi economica e sociale.
L’Unione europea si regge sul consenso, sulla democrazia, sul rispetto dei diritti umani e sulla pace. Il successo alla base del suo allargamento sta nella riconciliazione, nella forza di attrazione e nell’aiuto tra gli Stati europei.
L’obiettivo resta quello di favorire la creazione di una grande area economica e sociale, in prospettiva di arrivare a formare un’Unione anche politica.
Accanto ad evidenti esigenze e alle sfide che provengono dal mercato globale di merci e comunicazioni, non mancano certo perplessità e difficoltà.
Purtroppo, sebbene non si possa parlare di crisi dell’euro, ma di crisi delle politiche di bilancio di alcuni Paesi europei (Grecia, Irlanda, Spagna, Cipro, Portogallo, Italia), la mancanza di lavoro e di riforme sta mettendo a rischio la stessa costruzione europea. Molti Stati sono responsabili di non avere utilizzato interamente i fondi europei a disposizione per creare sviluppo economico e lavoro.
Anche l’Euro, salvato nel luglio del 2012 dalla speculazione dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, quando ha deciso di acquistare i titoli degli Stati in difficoltà, viene continuamente messo in discussione.
Intanto, il potere della Bce, indispensabile per vigilare sulle banche che devono finanziare le imprese e le famiglie, continua ad essere rafforzato.
La Germania, criticata per la sua intransigenza nei confronti del rigore, continua a svolgere un ruolo di supplenza in Europa per la debolezza della Francia e dell’Italia, mentre resta ambiguo il ruolo della Gran Bretagna, che è dentro l’Ue, ma fuori dall’euro.

Elezioni europee: al bivio
Le prossime elezioni europee che si terranno a maggio del 2014 saranno molto importanti per capire che tipo di Europa gli europei vogliono. Intanto si vedrà se vorranno affossare il percorso fatto finora o se vorranno rafforzarlo.
Vedremo quale sarà la consistenza nel Parlamento europeo delle forze populiste contrarie all’euro, a nuovi ingressi e a politiche di rigore. Queste forze potrebbero non solo ostacolare, ma anche interrompere il cammino della costruzione europea.
Se verranno invece premiate le forze storiche europeiste dei popolari e dei socialisti il percorso politico europeo potrà riprendere con maggiore vigore.
Urge l’avvio di una fase costituente con la finalità di delineare un percorso politico e istituzionale, che permetta di avere finalmente una comune politica estera, energetica, industriale e di difesa: in modo da rendere l’Europa protagonista a livello internazionale.
Ma per superare l’attuale stallo politico e delineare una nuova Europa saranno necessari negoziati distinti tra i 18 Paesi dell’eurozona (nel 2014 è previsto l’ingresso nell’euro della Lettonia) e i 10 che non ne fanno parte. I Paesi dell’eurozona devono aumentare il loro coordinamento e fare le riforme per essere più competitivi.
Occorre quindi più Europa e non meno Europa per venire fuori dalla crisi. È impensabile tornare indietro dopo tutto il lavoro fatto finora da chi ci ha preceduto.
I giovani europei sono il futuro, devono scommettere nell’Europa unita e integrata, credere nel sogno europeo, partecipare e realizzare questo grande progetto. Per fare ciò, possono, o potranno, contare su strumenti eccezionali come Erasmus, insegnanti di madre lingua nelle scuole europee, internet, le direttrici ferroviarie europee dell’alta velocità, per imparare, capire, conoscere, viaggiare, costruire la comune casa europea.


BOX 1
Il sogno di un’Europa unita

Iniziò a concretizzarsi nel 1957 con il Trattato di Roma che creava la Comunità Economica Europea formata da Italia, Francia, Repubblica federale tedesca, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Svolta europea preceduta pochi anni prima dal Trattato di Parigi del 1951 che istituiva la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), che poneva fine alla rivalità storica tra la Germania e la Francia, con la decisione di controllare in comune la produzione e il commercio del carbone e dell’acciaio, e porre le basi della ricostruzione europea.
Seguì poi l’abolizione dei dazi nel 1968 tra i sei Stati fondatori della Cee.
Nel 1973 gli Stati salirono a nove con l’ingresso del Regno Unito, Irlanda e Danimarca. Con la fine delle loro dittature entrarono nella Cee nel 1981 la Grecia e nel 1986 la Spagna e il Portogallo. Nel 1989 il muro di Berlino crolla e avviene la riunificazione tedesca nel 1990.
Nel 1992 il Trattato di Maastricht sancisce l’Unione europea. L’Ue nel 1995 sale a 15 Stati con l’entrata di Svezia, Austria, Finlandia i cosiddetti Paesi neutrali.
Nel 2002 viene coniato l’Euro e 12 Stati entrano a far parte dell’Eurozona (Gran Bretagna, Danimarca e Svezia ne restano fuori).
Dal 2004 in poi molti Stati si sono aggiunti, provenienti dalle ex Repubbliche sovietiche dell’Est. Attualmente sono 28 gli Stati dell’Unione europea. Altre sono in attesa.


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