Lasciati incantare dalla vera gioia

di Domenico Sigalini È un giorno di festa per Tommaso. Lasciati incantare dalla vera gioia! Lui, Tommaso, il giorno dopo il sab...

di Domenico Sigalini

È un giorno di festa per Tommaso.
Lasciati incantare dalla vera gioia!


Lui, Tommaso, il giorno dopo il sabato di Pesàh no

n c’era. Aveva perso messa, quella domenica. Forse era troppo disperato, non riusciva più a tornare nel Cenacolo a piangersi addosso con i suoi amici. Era finita l’avventura; siamo stati bene assieme, abbiamo sperato, abbiamo potuto immaginare come potrebbe essere più bello vivere, ma bisogna sempre fare i conti con chi ha potere, con chi ti spegne i sogni in gola, con chi si è fatto padrone anche di Dio.
Quando è rientrato lo hanno subissato di racconti, di meraviglie, di entusiasmo. «L’abbiamo visto. Chi? Lui, Gesù! Era qui tra noi vivo: aveva gli stessi occhi, lo stesso sorriso, la stessa speranza e gioia incontenibile, la stessa autorità. Non s’è attardato a chiederci come stavamo, che cosa abbiamo provato, non ci ha rimproverarti perché lo abbiamo lasciato solo. Ci ha detto e dato la sua pace. Non puoi immaginarti come ci siamo sentiti: pieni di vergogna, ma sicuri che non lo abbiamo perso. Ci ha messo dentro una forza nuova: lo Spirito. Non ci fa più paura niente. Lo abbiamo abbandonato una volta, ma ora non ce ne staccheremo più»
E lui, Tommaso: «Bravi! Bella questa suggestione collettiva per darsi speranza, per non accettare che siete dei falliti. Quanto durerà ancora questa commedia? Io ho in mente bene il suo grido disperato su quella maledetta collina del teschio. Non mi potete dire che sognavo quando mi sentivo entrare nella mia carne quei colpi di flagello. Non mi posso dimenticare di quella immane sofferenza che ho visto stampata sul suo volto. Quei buchi nelle mani, quello squarcio nel petto purtroppo ce li ho fissi da tre giorni negli occhi e non riesco a cancellarmeli dalla memoria, mi sanguinano dentro. Vedi questo dito, questa mia mano? Li voglio ficcare dentro quello squarcio, mentre lo guardo negli occhi. Allora forse sarò disposto… a che cosa? Ma non c’è più niente da fare».
Ma le domeniche ormai si susseguono con il ritmo settimanale. La settimana dopo quel primo giorno dopo il sabato Tommaso va a messa. Stavolta non la vuole perdere. Aveva già pensato che non ci fosse più niente da sperare, ma i suoi amici erano tenaci. In loro il primo giorno dopo il sabato aveva già cambiato la vita.  E a messa trova proprio Lui. «Tommaso, il tuo dito e la tua mano sono ancora puntati sulle mie piaghe? Fai pure. Che credevi? Che mio Padre si lasciasse intimorire dalla cattiveria degli uomini? Che il suo piano di salvezza fosse legato a quattro chiodi e a una lancia? Che tutto fosse poggiato sulla vostra coerenza? Credi che mio Padre non abbia messo in  conto paura e fragilità, tradimento e superficialità?».
Noi siamo la fotocopia di Tommaso. Duri a capire, lenti a credere, accartocciati sulle nostre false sicurezze, appassionati alla verità tanto da credere di averne la chiave, incapaci di fidarci. Tommaso però era tenace, aveva dubbi, ma li voleva risolvere. Faceva fatica a credere, ma non ha esitato a dichiarare: «Mio Signore e mio Dio». Si era tirato fuori dalla festa, dal primo giorno dopo il sabato, ma ha fatto di tutto per rientraci e non lasciarla mai.

BOX

·       La domenica che vivi ti dà qualche motivo di ripensare la tua fede?
·       Trovi nella Parola e nei gesti dell’Eucaristia qualcosa che ti aiuta a dare significato ai fatti quotidiani della tua vita?
·       Hai provato ancora a portare a messa i tuoi dubbi, le tue fragilità, le tue ansie?

·       Chi ti potrebbe aiutare a fare questo passo, per mettere la domenica al centro della tua ricerca di fede?

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