Piani per il mio futuro
di Elena Giordano Per non perdere la speranza Piani per il mio futuro Cosa è giusto: organizzare gli anni a venire, oppure la...
https://www.dimensioni.org/2014/09/piani-per-il-mio-futuro.html
di Elena Giordano
Per
non perdere la speranza
Piani per
il mio futuro
Cosa è giusto: organizzare gli anni
a venire, oppure lasciare
che ogni giornata si concluda “a caso”?
E perché tutti fanno pressione sui giovani, arrivando
quasi a soffocarli?
Questa è una storia che va raccontata a più
piani, come gli strati di una torta di compleanno per 50 invitati. C’è il
piano della realtà, quello delle “cose da fare”, quello personalissimo
“nascosto dentro al cuore”.
Questa è
una storia che parte con un quesito: chi pensa al futuro? Risposta:
tutti. Solo che alcuni considerano il futuro una parte del presente (es. studio
oggi per avere un buon lavoro domani), altri lo considerano un pensiero troppo
lontano, anche fastidioso (es. per oggi mi diverto, poi si vedrà, con
responsabilità e cose del genere).
Avere 18
anni è bello, bellissimo, ma comporta anche un sacco di questioni con
cui fare i conti. Il vostro cervello lavora, elabora, ascolta le notizie, si fa
un’opinione sul mondo, le situazioni e le persone. La vostra rete di amicizie e
conoscenze contribuisce a formare l’idea che voi avete della vita. Ed ecco che
si fanno avanti i piani.
Il
piano della realtà
Il piano
della realtà non è un granché: gli adulti ce l’hanno messa tutta per
consegnarvi un pianeta pieno di disuguaglianze e problemi. La crisi
economica dei Paesi occidentali picchia pesantemente sull’Italia. Ogni giorno
il Tg parla di aziende che chiudono, imprenditori che tentano il suicidio,
operai che non riescono a mantenere le famiglie con 1.000 euro al mese. Da più
parti si sente dire che il nostro Paese non ha futuro (eccolo qua, il
futuro!) e che le uniche chance a disposizione dei giovani si possono trovare
all’estero.
Per riassumere: il piano della realtà è bello impervio, difficile da scalare,
ricco di spuntoni e senza garanzie.
Risultato: a molti di voi potrebbe venire
voglia di buttare via agenda, diario e orologio e affermare: «Se così
stanno le cose, io vivo giorno per giorno e arrivederci mondo» (cit. Ligabue).
Il
piano delle “cose da fare”
Vediamo
cosa si trova nel piano delle “cose da fare”. È settembre, appuntamento in
aula. Sia che si tratti di scuola superiore o di università, il concetto che i
prof e i docenti passano è molto chiaro: cari ragazzi, da qui a giugno
tratteremo questi argomenti, faremo queste verifiche, ragioneremo di questi
temi, troverete queste scadenze. E via, a riempire l’agenda (sperando
che non l’abbiate buttata via!) di esami spacchettati in tre parti, filoni
storici pronti per essere sezionati per secoli, e così via.
Per riassumere: anche chi non vuole pensare al domani, è costretto. In questo
caso il futuro è una semplice propaggine – organizzata – del presente. Già
sapete che sino a giugno sarete qui e qui in certi orari, farete questo e
quello, e così via.
Risultato: sorge spontanea una domanda. Ma com’è possibile che il futuro sia solo
un semplice file excel? Dove sta la possibilità di cambiare, di vivere
cogliendo le opportunità del quotidiano? Non è tutto un po’ troppo stretto e,
soprattutto, organizzato da altri? Come vedete, che vi piaccia o no, il futuro
entra nella vostra vita in modo concreto e preciso.
Il piano che “sta dentro il cuore”
Arriviamo
ora al piano che sta “dentro al cuore”. Cosa si nasconde dentro ciascuno di
voi? La voglia di vivere, innanzitutto. Di non farsi pre-ordinare il
menu dagli altri. Il ragionamento sul futuro fluisce naturalmente: è ovvio
immaginare cosa si sarà diventati, da qui a 15 anni. Ciò che va stretto è
questo saltellare dal massimo delle possibilità (farò l’astronauta, l’ingegnere
nucleare, la presidente della Repubblica), al minimo (sarò disoccupato a vita,
nessuno più assume i laureati, ecc.).
Per riassumere: è difficile avere pensieri “leggeri”, riguardo al futuro, perché tutto
sembra troppo complicato. E a volte la soluzione migliore sembra quella di rinchiudersi
nel presente, qui, oggi, subito, lasciando perdere tutto il resto.
Risultato dei risultati: alcuni ragazzi sono ben motivati e decisi. Sanno
perfettamente quali studi seguire. Hanno addirittura pre-ordinato l’anno della
laurea, il tempo da dedicare alla ricerca del lavoro e alla costruzione della
famiglia. Sono piccole macchine da guerra che non lasciano niente al
caso.
Altri,
pressati dalla situazione troppo complicata che li circonda, mollano il
colpo, lasciano perdere. A fatica arrivano a preparare l’interrogazione per
il giorno successivo, non si interessano di analizzare le diverse facoltà
universitarie per scegliere la migliore per le loro attitudini.
Facendo
una cosa molto semplice ed efficace. Si prendono i piani della torta e si
buttano giù dalla finestra. Si resetta il concetto di “futuro” e si parte
da zero. Ciascuno di noi è proiettato naturalmente al domani. Ma il tempo vive
di delicati equilibri: il passato ci aiuta a stare in piedi; il presente ci
impegna per il 99% delle facoltà mentali. Il futuro è un desiderio: è quello
che vorremmo, che si costruisce però partendo da oggi. Che fatica! Esatto, è
proprio una faticaccia restare in bilico e non penzolare troppo né di qui né di
là.
Cosa
fare, nel concreto?
Se volete che la
vostra vita abbia un senso pieno, se non volete trascinarvi, ma essere
protagonisti, non vi fate rubare il
futuro. Non cedete al
pessimismo degli adulti, che non sanno come gestire i guai che hanno combinato.
Non cadete nella trappola del “tanto è tutto inutile”. Fate emergere i talenti
che possedete, e non vi accontentate del primo posto di lavoro o della prima
laurea – la più semplice – che vi viene proposta. Meritate di più, dunque
cercate di più.
La crisi
morde? Voi mordete più for
te di lei. La scuola vi “schedula” le giornate? Ok, date retta agli impegni, ma lasciate anche vagare la mente, libera, verso nuovi e lontani orizzonti. Non perdete il vizio di sognare: molti di questi sogni potrebbero concretizzarsi. Vedete le ingiustizie? Non fate come la maggior parte delle persone, che si gira dall’altra parte per non farsi toccare. Voi potete porvi rimedio. Se non oggi, certamente domani, nel vostro personalissimo futuro.
Chi,
pensando al futuro, dice “No, grazie”, non fa altro che accontentarsi. Si
lascia trasportare, come una foglia adagiata sulla superficie del mare. Voi,
invece, dovete essere il mare, importante, imponente, che non si fa
spaventare dalle sfide. Che trova sempre la sua strada.
Parole
di emergenza
Se certi
giorni proprio non vorreste arrivare nemmeno a sera. Se credete che il mondo
sia uno schifo integrale e non meriti la vostra presenza. Se siete convinti che
non riuscirete a finire gli studi, a trovare un lavoro, o l’anima gemella,
pensate ai gigli dei prati. Come dice il Vangelo, sono perfetti, bellissimi e
qualcuno pensa a loro. Ma c’è di più: guardatevi attorno. Anche le
persone più affaticate, o anziane, o che la vita ha segnato con lutti o
problemi importanti, vanno avanti.
A voi si
chiede di essere coraggiosi, di non perdere la speranza – leggete nel
box le parole del Papa – , di battervi per le vostre idee. Solo dei giovani
grintosi possono diventare degli adulti responsabili, capaci di fare grandi
cose. Tutti gli altri… rimangono all’angolo, ad attendere che qualcuno disegni
un futuro accettabile anche per loro. <
Stop,
carta e penna
Ogni tanto vale
la pena fermarsi, per mettere a posto le idee. Da soli o in
gruppo, provate a rispondere a queste domande. Poi lasciate il foglio da parte
e riprendetelo il giorno successivo. A mente sgombra da ogni pensiero, provate
a rileggere le risposte e a fare una “supersintesi”:
- Com’è la vostra gestione del tempo? Corretta? Oppure c’è qualcosa da sistemare?
- La cosa più importante
- che ho fatto ieri:
- Quella più importante che voglio concludere oggi:
- Domani certamente farò:
- Quante ore ho sprecato durante la giornata di ieri?
Da segnare sul diario: il tempo è un
incastro
Oggi non è che
un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in
tutti i giorni che verranno
dipende da quello che farai oggi. (Ernest
Hemingway)
Il pensiero di Papa Francesco
Sa stupirci con
parole semplici e ci riconduce all’essenziale. Proprio quando i giovani si
sentono smarriti, e faticano a trovare un senso pieno alle cose e alle
situazioni, il Papa sostiene
e aiuta, come fa l’allenatore quando vede
che i suoi
ragazzi sono demotivati.
«Per favore non
lasciatevi rubare la speranza, quella che ci dà Gesù», ha aggiunto il Papa.
«Non siate mai – ha detto il Pontefice – uomini, donne tristi: un cristiano non
può mai esserlo. Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento.
La nostra non è
una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma
nasce dall’aver
incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi, nasce dal sapere che con
lui non siamo mai soli, anche nei
momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e
ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti».