Prima della fine
di Paolo Morelli È il caso cinematografico dell’anno Prima della fine Costato solo 70 mila euro, con i soldi raccolti attravers...
https://www.dimensioni.org/2014/09/prima-della-fine.html
di
Paolo Morelli
È il caso cinematografico dell’anno
Prima della
fine
Costato solo 70 mila euro, con i soldi
raccolti attraverso il “crowdfunding” e un cast di attori sconosciuti, “E fu
sera e fu mattina” ha sbancato i botteghini. Con il passaparola.
Produrre
un film con il crowdfunding può essere una sfida talmente ardua da
indurre a lasciar perdere prima di cominciare, ma è solo provandoci e credendo
in un progetto che si può portare a casa un risultato e, di conseguenza, vincere
una sfida. Deve aver pensato una cosa del genere Emanuele Caruso
quando ha deciso di buttarsi nell’avventura della raccolta fondi online per
realizzare il suo primo lungometraggio, E fu sera e fu mattina.
Grazie
alla piattaforma web Produzioni dal basso (www.produzionidalbasso.com) è
stata aperta una raccolta fondi che ha consentito ai donatori di “comprare” una
parte degli incassi futuri del film con una quota di 50 euro. Il denaro
raccolto ha consentito di avviare immediatamente la produzione che è durata
circa un anno. Ora il film sta girando l’Italia ed è un vero successo.
«Abbiamo già recuperato tutti i soldi investiti» ci ha rivelato il regista. Ma
veniamo all’opera.
Se il sole si spegne
Avila,
piccolo paese (inventato) delle Langhe piemontesi, è una comunità ristretta
nella quale dominano gli stereotipi e i giovani faticano ad esprimersi. La
pellicola si concentra inizialmente sulle vicende di una coppia di
conviventi (interpretati da Sara Francesca Spelta e Simone Riccioni), che
viene tenuta in disparte poiché i due fidanzati vivono insieme senza essere
sposati.
In occasione della festa patronale, don Francesco, parroco del
paese – protagonista del film, interpretato da Albino Marino, alla sua prima
esperienza cinematografica – inaugura la manifestazione in compagnia del
sindaco, dopodiché si ritira verso la propria Chiesa ma viene fermato da un
compaesano: un’edizione straordinaria del telegiornale sta comunicando che il
sole, secondo i calcoli degli scienziati, sta per spegnersi e concludere il
proprio ciclo vitale, trasformandosi in una Supernova che distruggerebbe la Terra.
Tutto il
paese è davanti al tubo catodico, sconvolto dalla notizia. Restano solo 50
giorni prima della fine. Che cosa fare dei pregiudizi, dei luoghi comuni e
dei preconcetti dai quali la comunità non riesce ad allontanarsi? Il percorso
religioso di don Francesco è pieno di luci e ombre. Una vecchia storia
d’amore mai risolta lo rende troppo irrequieto per essere un parroco modello,
secondo i dettami classici o, più semplicemente, secondo quello che la comunità
si aspetta da lui.
Il fatto,
poi, di ospitare Gianni (Lorenzo Pedrotti), un ragazzo problematico –
incolpato dai compaesani della scomparsa della sua fidanzata – non lo rende ben
visto. Eppure la Fede
può superare anche questo, secondo quanto don Francesco dimostra con le proprie
azioni, a costo di allontanare metà della comunità, la quale sembra andare a
messa e pregare più per abitudine che per reale convinzione. Come l’uomo che si
presenta ogni giorno (in certi casi anche due volte al giorno) in chiesa o a
casa di don Francesco per confessarsi e chiedere l’assoluzione per i propri
peccati: «Ti sei confessato due ore fa, ma che puoi aver fatto in due ore?»
commenta, esausto, il parroco.
La fine
del mondo che incombe spinge alcuni a rassegnarsi, altri a risolvere le ultime
cose in sospeso prima di abbandonarsi, leggeri, verso la fatalità. Altri ancora
impazziscono e arrivano a uccidere per pura avidità. Un perfetto teatrino di vizi
e virtù umane. «Le conoscenze religiose
che ho inserito nel film – ha spiegato il regista Emanuele Caruso – facevano
parte del mio bagaglio personale. L’idea però è arrivata dal mio aiuto regista
(Beppe Masengo, ndr) nel 2010. Lui stava vivendo la situazione che avvia
al film: conviveva con una ragazza pur non essendo sposato ed era mal visto in
paese per questo motivo. Alla vicenda, che naturalmente nel film è stata un po’
romanzata, ho cercato di aggiungere tutte le domande che mi porto dietro da
tempo».
Una sfida vinta
Un film sullo scetticismo che nello scetticismo si è mosso, in prima
battuta nel cercare fondi. «Eravamo un gruppo di giovani sconosciuti –
racconta Caruso – e all’inizio nessuno voleva darci credito. L’unico modo per
finanziarci è stato il crowdfunding, grazie alla piattaforma Produzioni
dal basso che ci ha permesso di raccogliere una discreta somma iniziale,
indispensabile per iniziare a lavorare. Durante la raccolta fondi scrivevamo la
sceneggiatura».
Anche il
Comune di La Morra
(in provincia di Cuneo), che ha ospitato le riprese, dapprima si è mostrato un
po’ freddo, secondo quanto racconta il regista, salvo poi sposare in pieno il
progetto in un secondo momento, dando lo sprint definitivo per la realizzazione
della pellicola. Dei circa 2700 abitanti del paese, si sono presentati al
casting in quattro o cinque. «Gli abitanti ci hanno accolti con scetticismo
– confessa Caruso – o almeno, questa è stata l’impressione». Uno scetticismo
che si riflette anche nella sceneggiatura di quest’opera che fa ruotare la vita
dei protagonisti intorno a questa sensazione, talvolta tra maldicenze, talvolta
tra insicurezze.
Come
quando Luisa (Francesca Risoli), una delle pochissime in paese a rivolgere la
parola a Gianni, decide di andarsene, in preda al panico dovuto alla fine del
mondo. Vale la pena privarsi dell’affetto dei cari negli ultimi
(presunti) momenti disponibili per via di incertezze personali?
Senza
avere distribuzione, E fu sera e fu mattina ha iniziato un tour in tutta
Italia. Il grande lavoro di promozione richiesto per ogni singola uscita ha
indotto la produzione a spostarsi di città in città, un po’ per volta. «Le
città più calde? Roma e Torino – commenta Caruso – e in particolare il
capoluogo piemontese: dovevamo rimanere una settimana e invece, per il pubblico
accorso soprattutto per il passaparola, siamo rimasti sei settimane
vendendo circa 11mila biglietti».
La pellicola, che finora ha staccato 33mila biglietti, mostra
anche una piccola parte del territorio piemontese, con bellissime immagini
delle Langhe e molti dialoghi in piemontese (sottotitolati, niente paura). Dopo
una pausa estiva, il film tornerà nelle sale a settembre (per sapere dove sarà
proiettato, settimana per settimana, si può consultare il sito web
www.efuseraefumattina.it).
«Una sfida – si legge
nel comunicato di presentazione – quella di fare un intero film con 70 mila
euro, 79 tra attori e protagonisti e piccoli ruoli e 500 comparse. Una
pazzia: quella di avere come produttori, giovani, studenti, pensionati, persone
comuni, che hanno deciso di comprare delle quote dell’opera prima che si
concretizzasse, spinti dal passaparola, dalla fiducia o dal semplice desiderio
di “investire nella cultura o in un progetto”». Una sfida, possiamo dire,
vinta. Se le istituzioni faticano a sostenere la cultura, ridotta a un ruolo
marginale, allora la soluzione può essere quella di chiedere un sostegno
diretto al pubblico. La cultura dà lavoro e fa pensare, pone questioni e
affronta tematiche di vita quotidiana. Se poi, a questo, si unisce la
promozione del territorio, un prodotto come E fu sera e fu mattina si
può definire un successo dal punto di vista progettuale, imprenditoriale e –
ovviamente – culturale. <
Il crowdfunding (dall’inglese crowd = “folla” e funding
= “raccolta
fondi”) è un sistema di finanziamento che si è diffuso negli ultimi anni.
Consiste nel proporre un progetto e chiedere un finanziamento ai privati
cittadini per realizzarlo, che mettendo insieme tante piccole quote riescono ad
accumulare somme rilevanti. Esistono diverse piattaforme online che se ne
occupano, spesso utilizzando “premi” per gratificare il donatore.
Il crowdfunding trae la
propria origine dal crowdsourcing, processo di realizzazione collettiva di un contenuto
(ad esempio, la produzione di informazioni sul web da parte dei singoli utenti
poi organizzate in un blog). Il principio è creare forza dal pubblico, in un
processo che non considera più gli utenti come utilizzatori passivi, ma come creatori
attivi. Con modalità diverse, a Torino, si sono mossi prima Palazzo Madama e
poi, in queste settimane, il Museo Nazionale del Cinema, che ha aperto un sito
web (www.makingof.it) per proporre progetti in crowdfunding per il cinema.
Ora è attiva una raccolta fondi per il restauro del film L’udienza di Marco Ferreri,
opera del 1972.