Suor Cristina - Il mio canto libero per Dio
di Claudio Facchetti Intervista a Suor Cristina Il mio canto libero per Dio È la donna italiana più cliccata su YouTube, merito ...
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di
Claudio Facchetti
Intervista a Suor Cristina
Il mio canto libero per Dio
È la donna italiana più cliccata su
YouTube, merito delle sue performance a “The Voice”. Adesso è arrivato il
debutto su cd, non senza qualche polemica.
Suor Cristina è diventata
Sister Cristina. Il cambio del sostantivo davanti al nome, dall’italiano
all’inglese, per il lancio del suo omonimo cd, spiega meglio di tante parole la
forza mediatica raggiunta dalla religiosa. La sua vittoria a The Voice of
Italy con il contorno delle sue trascinanti esibizioni hanno fatto
letteralmente il giro del mondo su YouTube ottenendo a oggi oltre 50 milioni
di visualizzazioni e gli elogi sperticati di star dello spettacolo come Whoopy
Goldberg e Alicia Keys. È così diventata la donna più cliccata del nostro
Paese.
Suor Cristina si è così giustamente internazionalizzata, anche perché
l’album raccoglie per la maggior parte cover di brani stranieri, con
l’eccezione di due pezzi inediti, uno cantato in inglese (Free fallin’)
e l’altro in italiano (L’amore vincerà). Cover trattate con una certa
personalità, spesso rigirate come un guanto, pescate dai repertori di artisti
di christian rock da noi poco conosciuti o celebri star quali Pink, Coldplay,
Keane, Cindy Lauper e Madonna, la cui Like a virgin, scelta come singolo
apripista, ha generato qualche malumore in alcuni esponenti della Chiesa.
Polemiche forse esagerate, una tempesta in mezzo bicchiere d’acqua, anche
perché Suor Cristina si è affrettata a chiarire che non c’era alcun calcolo di
marketing, né tantomeno la volontà di scandalizzare, ma il desiderio di
riproporre un brano che poteva essere letto e interpretato in altro modo
dall’originale, con un afflato cristiano.
Sia come sia, l’album, prodotto a Los Angeles con musicisti di vaglia, si
lascia ascoltare e Suor Cristina dimostra tutte quelle qualità che già erano
emerse a The Voice. In più, c’è il filo rosso che lega insieme i brani,
il messaggio religioso che l’artista ha voluto tenere sempre in primo
piano. Ecco cosa ci ha raccontato.
Da bambina. Ho incominciato nel coro della parrocchia che frequentavano i
miei genitori e crescendo ho poi preso lezioni di canto, visto che la mia
passione per la musica cresceva con me.
Cosa sognavi di fare allora?
Mi piaceva molto il pop, ma la mia ambizione più grande era andare a Roma
ed entrare nel cast di un musical. Mi è sempre piaciuta l’idea di poter unire
canto, danza e recitazione insieme.
La fede era già presente in te in modo forte?
Durante l’adolescenza mi sono allontanata da Dio. Non capivo perché
dovevo andare a messa, la subivo come un’imposizione dei miei. Se incontravo il
mio padre spirituale per strada, svoltavo da un’altra parte... Era la classica
ribellione dovuta all’età.
Cosa ti
ha fatto tornare sui tuoi passi?
Un giorno mia madre ha partecipato a una testimonianza di Claudia Koll
insieme alle suore Orsoline, le quali stavano preparando un musical, Il
coraggio di amare, dedicato a suor Rosa Roccuzzo, fondatrice dell’Ordine.
Cercavano delle voci per il cast, così mia mamma, una volta tornata a casa, mi
ha invitato a prender parte alle audizioni. Ho risposto subito di “no”: cosa
c’entravo io con le suore? Poi, ripensandoci, visto che c’era la Koll , mi è parsa come una
buona opportunità per farmi notare, per andare magari finalmente a Roma.
E com’è andata?
Mi è stato affidato il ruolo principale. Vestendo i panni di suor Rosa
sono così emerse le contraddizioni della mia vita e mi sono riavvicinata a Dio.
Nel frattempo, le suore Orsoline hanno messo in piedi la Star Rose
Academy a Roma e la
Superiora , conoscendo la mia passione per lo spettacolo, mi
ha invitato a frequentarla. Sono così stata a contatto con le Orsoline e dopo
pochi mesi ho capito cosa desiderava Dio da me e ho incominciato il noviziato.
Alla fine, nella capitale ci ero arrivata, ma secondo il volere di Lui.
La strada, dunque, era segnata...
Sì, e la svolta definitiva c’è stata durante i miei due anni di noviziato
trascorsi in Brasile tra i bambini poveri. In quel Paese, la musica è alla base
di tutto e non è legata al successo, come accade spesso da noi. Lì il canto mi
è esploso dentro e ho capito che è semplicemente un dono... da donare. Una
volta tornata in Italia, ho preso i voti ed è arrivato The Voice.
Come sei finita nel talent?
Mi hanno cercata i produttori del programma, dopo avermi vista in un
filmato postato su YouTube. Hanno rivolto la richiesta alla Madre Superiora e
lei, che è molto aperta, non si è opposta, anche perché proprio in quel periodo
papa Francesco ci invitava ad andare a evangelizzare in ogni luogo. E con
questa convinzione ho partecipato a The Voice.
In quale modo si resiste al tornado del successo che ti
ha travolto?
Con i piedi piantati in terra e lo sguardo rivolto al cielo. La mia
priorità è sempre stata la preghiera, il dialogo con le mie consorelle, la
comunità che mi sostiene, la cura alla vita spirituale. La popolarità, inoltre,
non mi ha distolto da Dio, ma mi ha permesso di parlare ancora di più di Lui.
Oggi mi fermano per strada tanti giovani per farsi un selfie con me che forse
mi avrebbero ignorato se non avessi vinto il talent, e questo è anche un modo
per entrare in dialogo con loro. Insomma, quanto mi sta accadendo, lo vivo
davvero con serenità e come servizio per la comunità: il Signore mi ha dato
questa grande responsabilità e so che non mi abbandona. Sono solo uno strumento
tra le sue mani.
L’idea, anche qui, è stata quella di usare un linguaggio moderno e
semplice per far passare un messaggio preciso. Ogni brano l’ho reinterpretato
per dargli un significato nuovo, legato alla mia scelta di diventare per sempre
figlia di Dio. La stessa Like a virgin, che ha suscitato delle
polemiche, è stata affrontata con questo intento: l’ho voluta trasformare in
una preghiera intima, in cui rivedo il tocco del Signore che mi ha riportato a
Lui.
Ti hanno infastidito le critiche ricevute da alcuni esponenti
della Chiesa su questo brano?
Sono rimasta molto tranquilla perché non ho fatto nulla di male. Il
Signore ci lascia liberi di pensare e di esprimere ciò che vogliamo.
Nell’ambiente ecclesiastico, c’è chi è un po’ conservatore, nonostante ci sia
papa Francesco che dice “Io voglio pastori con l’odore delle pecore, non di
muffa” e “I doni vanno messi al servizio della comunità”. Ho questo grande dono
di saper cantare, che non dipende nemmeno da me, ma dal Signore: sono
responsabile di portarlo avanti e di condividerlo ovviamente con il sostegno
della mia comunità, che mi è sempre al fianco.
Tuttavia, si poteva intuire che la scelta di Like a
virgin di Madonna avrebbe suscitato qualche disapprovazione…
Quando ho letto il testo del brano, l’ho interpretato davvero secondo la
mia sensibilità. Ora ha un significato completamente diverso rispetto al
passato. Bisogna dunque sforzarsi di
vedere tutto questo con occhi nuovi, anche se mi rendo conto che talvolta non è
semplice.
In una Chiesa in crisi di vocazioni, una figura come la
tua può riavvicinare i giovani alla fede?
Me lo auguro. Oggi i giovani magari ricevono la chiamata di Dio ma hanno
timore nel seguire questo sentiero perché il mondo offre loro delle possibilità
che sembrano più allettanti e interessanti, per poi rivelarsi invece fonti di
infelicità. L’invito, dunque, è di seguirlo: Lui non ti toglie nulla, anzi, ti
arricchisce, come ha fatto con me. E se nel mio piccolo, riesco a dare
un’immagine diversa dell’essere suora, visto che spesso la si considera come
una persona grigia chiusa in convento, beh, mi fa piacere che il Signore mi usi
come uno strumento per far passare un bel messaggio. <