Ebola: andare oltre la paura
di Nicola Di Mauro Ebola. Emergenza sanitaria globale Andare oltre la paura Sta uccidendo a migliaia gli esseri umani in alcuni Pae...
https://www.dimensioni.org/2015/02/ebola-andare-oltre-la-paura.html
Ebola. Emergenza sanitaria globale
Andare oltre la paura
Sta uccidendo a migliaia gli
esseri umani in alcuni Paesi dell’Africa, e si teme possa diffondersi per
contagio nel resto del mondo. Ma la paura irrazionale non serve per affrontare
e risolvere la questione.
Incomincia
con la febbre alta, mal di testa, dolori muscolari. Poi arrivano vomito,
diarrea, dolore addominale, emorragia inspiegabile. È il virus Ebola che
nel giro di dieci, venti giorni distrugge il corpo e porta alla morte. Il nome
deriva da un fiume, che scorre ai confini del Congo.
È noto da tempo in Africa. La scoperta di questa infezione mortale
avvenne nel 1976, nel Congo e nel Sud del Sudan. Si constatò che a
causare la malattia endemica era un virus classificato in 2 sotto-tipi, uno
chiamato “Sudan” e l’altro “Zaire”. Oggi se ne conoscono 5 di questi sotto-tipi
del virus dell’Ebola, la cui pericolosità è estremamente elevata per l’uomo.
La morte incombe in Africa
A
distanza di decenni, a partire dal 2012, durante l’anno successivo e in tutto
il 2014 fino a oggi, la sua pericolosità si è incrementata con picchi
elevatissimi di contagi e di decessi.
Sierra
Leone, Guinea e Liberia, sono i principali Stati in cui si sono registrati casi
di Ebola. Lo stato di allarme è tale che ha messo ognuno di questi Paesi
in ginocchio, fermandone la vita sociale, il commercio interno e l’attività
economica, già compromesse del resto da altri fattori, che risalgono alle
problematiche tipiche del Sud del mondo. Molto più distanti nei numeri, anche
Nigeria, Senegal, Repubblica Democratica del Congo hanno dovuto affrontare
l’emergenza.
Secondo i
dati forniti dal World Health Organization (una stima comunque
approssimativa, visto le condizioni dei villaggi in cui si sviluppa) sino al 3
dicembre del 2014 sono stati rinvenuti 17.111 casi di infezione e 6.055
malati di Ebola sono morti. Questo nonostante la rete di misure e provvedimenti
di carattere sanitario che le organizzazioni internazionali, le Ong, le
associazioni di medici provenienti dall’Occidente hanno posto in atto per
prevenire o debellare questa epidemia, con strutture mediche locali fragili,
carenti o inesistenti.
Nel resto del mondo
Ma,
intanto, il pericoloso bacillo ha già messo piede in Spagna e negli Usa dove
sono morte due persone. Alcuni casi sono stati riscontrati e isolati in
Germania, Francia, Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera e Olanda. In Italia,
un solo caso, un medico guarito. Casi di infezione non sono stati rilevati, ma
le misure di prevenzione e sorveglianza sono già state predisposte in tutte le
Regioni dal Ministero della Salute.
Un pipistrello
In base
alle più recenti rivelazioni, si è documentato che il virus incriminato provoca
dunque una febbre emorragica dalle conseguenze fatali. Questa malattia ha
colpito l’uomo, inizialmente, per aver avuto contatto con cacciagione
infetta. La trasmissione del morbo avviene da animale a uomo, attraverso, per
esempio, il pipistrello, un tipo appartenente alla famiglia dei Pteropodidae,
anche denominato come pipistrello della frutta, che è considerato l’ospite
naturale del virus di Ebola. Ma la presenza del virus è stata identificata
pure nei gorilla, nelle scimmie, nei porcospini e nelle antilopi. Il
contatto con il sangue, le secrezioni e i fluidi corporei degli animali infetti
comporta dunque per l’uomo una sorte certa di contagio.
Il
rischio di infezione risulta elevato anche per gli operatori sanitari
che curano e assistono i malati di Ebola. Fra i dati di cronaca resi pubblici
dalle organizzazioni internazionali, si è rilevato che all’inizio di settembre
2014, per esempio, sono spirati 144 assistenti sanitari che operavano in
Guinea, Sierra Leone e Liberia.
Cerimonie funebri
Altri
casi di contaminazione si erano verificati, e tutt’ora sono possibili, con la
partecipazione ai riti funebri, quando la gente dei villaggi africani
non solo aderisce in massa al funerale di un congiunto e ne tocca le spoglie
mortali già infette, ma anche collabora alla cerimonia di sepoltura, che
prevede il lavaggio e la vestizione della salma, nonché il saluto, l’abbraccio
e il bacio recati al defunto.
A
tutt’oggi questa realtà di contagio (durante le celebrazioni funerarie
collettive) è ancora riscontrabile nei villaggi africani, ma il rischio dell’estensione
della malattia è aumentato con la marcata frequenza dei viaggi e degli
spostamenti all’interno o fuori del Paese in cui la pandemia si è radicata,
diventando così un fenomeno patologico ormai dalle dimensioni globali.
Il
periodo di incubazione dell’Ebola può durare sino a 21 giorni, in alcuni casi
anche sino a 24-25 giorni, poi l’esito è la morte o la sopravvivenza, ma l’infezione
perdura ancora per un po’ di tempo, nonostante l’avvenuta guarigione.
Fra i
sintomi riscontrati nei malati di Ebola, emergono soprattutto: febbre, astenia,
dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, cattivo funzionamento dei reni e
del fegato, lacerazioni della pelle, emorragia interna. Se la malattia è curata
subito aumenta di molto la possibilità di sopravvivenza.
Assenza di un vaccino
Al
momento manca ancora un vaccino autorizzato. La terapia da seguire è ancora
sconosciuta, non si tastano ancora farmaci adeguati, la sperimentazione
non ha ancora dato esiti positivi. La prevenzione, l’assistenza, l’isolamento, il
monitoraggio e il controllo costante del paziente sono le uniche procedure
sinora adottate per cercare di arrestare l’epidemia, affinché non si espanda.
La
risposta del sistema sanitario dei paesi africani colpiti dall’Ebola risulta
inadeguata, ed è supportata dalla presenza operativa delle organizzazioni
mediche e assistenziali provenienti dall’Occidente, almeno a livello di
profilassi. Cuba è lo Stato che ha inviato il maggior numero di medici
ed assistenti sanitari.
Per
assumere maggiori informazioni sulla epidemia dell’Ebola si può
consultare il sito: www.who.int della World Health Organization, o anche
il sito del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della
Salute: www.epicentro.iss.it. <