Editoriale - Luce che scalda i cuori
di Valter Rossi Luce che scalda i cuori Lo raccontavano i pastori del deserto. Grotte che nessuno aveva mai aperto, Luo...
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Luce che scalda i cuori
Lo raccontavano i pastori del deserto.
Grotte che nessuno aveva mai aperto,
Luogo segreto in cui un popolo antico
custodiva i sacri libri e la fede al nemico.
Poi la luce tornò a illuminare gli anfratti
e a fendere il buio del dubbio sui fatti.
Luce che vince con forza quell’ombra
come vento che il cielo dalle nuvole sgombra
e sussurra parole di verità,
nel silenzio che puzza di morte e viltà.
Barlume riflesso di ben altra presenza
Or che più forte ne pesa l’assenza…
Che cosa sta dicendo? – vi starete chiedendo di certo –. È impazzito di colpo?
Può darsi, ma il furor letterario mi ha preso e non ho potuto fermare le dita sulla tastiera. In realtà il mio intento era ben più elevato, poi il sacro furore si è estinto e mi sono rassegnato a tornare alla meno poetica prosa. Sicuramente più chiara.
Volevo fare un paragone tra le grotte di Qumran, di cui parliamo in questo mese e un’altra grotta, il sepolcro che per alcune ore conservò il corpo del Signore Gesù.
Le prime grotte custodirono per secoli i testi sacri di popoli che per certi versi mantengono, ancora inviolati, i propri misteri.
L’altra grotta conservò la Parola di Dio viva, la Parola del Padre che si è rivelata agli uomini attraverso l’opera missionaria delle prime comunità di fedeli che da lì sono partite.
E se la luce ha illuminato le grotte di Qumran e un immenso materiale di grande valore storico si è reso disponibile per gli studiosi e gli appassionati, allo stesso modo la luce, con una direzione opposta, dall’interno di quella grotta ha illuminato la mente e scaldato il cuore a tutti coloro che si sono accostati con atteggiamento aperto e sincero.
E se nelle prime grotte sono rimasti molti dubbi, da quella grotta, il mattino di Pasqua, è uscita la certezza che salva: la morte non ha vinto, il Signore Gesù è risorto ed è vivo.
Una certezza che diventa augurio di speranza per ogni uomo che in questi giorni saluta dicendo: «Buona Pasqua!».