Yahoo! - Il motore perde colpi

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Speciale di Lorenzo Corvi

                                                 Yahoo! tra passato e futuro

Il motore perde colpi

Nata come passatempo di due studenti californiani,
si è presto affermata come una delle più utilizzate piattaforme
di servizi web. Oggi deve affrontare la sfida più impegnativa: uscire dalla crisi per non rischiare di scomparire


  Febbraio 1994, due studenti di ingegneria della Stanford University, trascorrono le nottate dedicandosi ad un progetto a dir poco curioso: catalogare i loro siti web preferiti. David Filo e Jerry Yang, questo il nome dei due ingegneri in erba, hanno anche un nome per questo strampalato progetto: Jerry and David’s Guide to the World Wide Web (La guida di Jerry e David per il World Wide Web). L’elenco di siti diventa presto una lista troppo affollata e caotica. Il progetto evolve, David e Jerry decidono di riorganizzare la lista in categorie e sottocategorie. Senza saperlo stanno gettando le basi del futuro progetto Yahoo!

Il lancio
Jerry Yang e David Filo, gli inventori di Yahoo!
Il sito di Jerry e David diventa subito un punto di riferimento per gli studenti della Stanford University e per la nascente comunità di internet. Nell’autunno del 1994 vengono raggiunti per la prima volta un milione di contatti al giorno, con oltre 100 mila visitatori unici. Akebono e Konishik, i due pc che ospitano il progetto, ormai non bastano più. David e Jerry vanno in cerca di un investitore disposto a finanziare la loro idea e lo trovano in Sequoia Capital, una società che in passato aveva aiutato nomi come Apple Computer, Atari e Oracle.  
Nelle casse di Jerry e David arrivano 2 milioni di dollari e un nome tutto nuovo per il sito: Yahoo! acronimo di Yet Another Hierarchical Officious Oracle (Ancora un altro oracolo gerarchico ufficioso). Il termine hierarchical (gerarchico) descrive il modo in cui i link dei siti web sono stati organizzati in categorie e sottocategorie. La parola oracle invece ricorda l’oracolo, fonte di saggezza e conoscenza.
Il termine Yahoo! è una parola semplice e conosciuta universalmente, scelta per il suo significato nella lingua inglese: rude, non sofisticato e selvaggio. Ed è così che doveva apparire il sito agli occhi dei suoi due fondatori.

Ascesa e caduta
La società si allarga e si dà una veste manageriale: arrivano Tim Koogle come capo esecutivo e Jeffrey Mallett a capo dell’ufficio operativo. Nel 1996 Yahoo! può contare su nuovi investitori e una struttura con 49 impiegati. Negli stessi mesi viene lanciato il motore di ricerca MyYahoo e una home page personalizzabile Yahoo.com per visualizzare news, meteo e informazioni di interesse dell’utente. Filo e Yang sono ormai multi milionari. Alla fine del 1999 il valore commerciale di Yahoo! viene stimato intorno ai 100 miliardi di dollari. Iniziano le grandi acquisizioni: entrano a far parte della famiglia nomi come Geocities, un popolare servizio di webhosting gratuito e Broadcast.com, una radio internet. 
Nel 2000 il primo passo falso che frena la rapida crescita degli anni precedenti: Yahoo! per potenziare il suo motore di ricerca sceglie di prendere in affitto la tecnologia di ricerca di Google. Questo si traduce in una enorme visibilità per Google ma soprattutto in una emorragia di utenti che scelgono di collegarsi direttamente alla pagina di Google anziché visitare Yahoo.com. Yahoo! comincia a scricchiolare, e il segnale che qualcosa non sta funzionando per il verso giusto arriva nel 2001, quando l’amministratore delegato Tim Koogle decide di abbandonare la nave rimpiazzato da Terry Semel.

La “cura dimagrante”
Sotto la guida di Semel viene rafforzato il legame con gli inserzionisti, cercando di dimostrare tutte le potenzialità pubblicitarie nascoste dietro una semplice ricerca sul web. Da questa idea nasce nel 2004 un progetto di targeting comportamentale, che consente agli inserzionisti di mostrare annunci basati sulle ricerche effettuate dagli utenti Yahoo!. Parallelamente al rilancio dell’azienda, vengono messi in atto pesanti licenziamenti.
Una storia, questa, che abbiamo visto ripetersi, tristemente uguale, in molte realtà dell’hi-tech. Nel giro di pochissimi mesi gli scenari si ribaltano, cambiano, e il successo di ieri sembra già preistoria, complice un mondo (quello digitale) che cambia abitudini e gusti sempre più in fretta. Di fronte alla crisi la parola d’ordine delle Internet company diventa tagliare i costi e razionalizzare le attività. Yahoo! non fa eccezione tagliando 1400 posti di lavoro nel 2008 e 700 posti nel secondo trimestre del 2009. 

La scalata di Microsoft
Microsoft annusa aria di crisi in casa Yahoo! e lancia nel 2008 un’offerta di 45 miliardi di dollari per l’acquisto di Yahoo!. Dopo un consiglio di amministrazione infuocato, il management rifiuta però l’offerta, ritenendola insufficiente. Il mercato non reagisce bene al rifiuto di Yahoo!: le azioni del colosso del web crollano in Borsa e Jerry Yang (con molti altri dirigenti) è costretto alle dimissioni. Il declino sembra ormai inarrestabile.
Marissa Mayer ha preso in mano le redini della piattaforma nel 2012 per rilanciarla.
Nuovi amministratori delegati si succedono, passando inosservati, fino all’arrivo nel 2012 di Marissa Mayer, laureata a Stanford e tra i primi dipendenti ad essere assunti da Google. La Mayer avvia una serie di acquisizioni volte ad ampliare il raggio d’azione di Yahoo! e acquisire nuove professionalità. La più importante è l’acquisizione del social network Tumblr, che nelle speranze della Mayer avrebbe dovuto portare un aumento del 20% del traffico del portale.
Nel luglio del 2013 Yahoo! diventa il portale più visitato degli Stati Uniti, superando anche Google e Facebook. Un successo momentaneo, ma che sembra di buon auspicio per il futuro. 
A giugno 2015 i numeri di Yahoo! parlano di sette miliardi di pagine visitate con oltre settecento milioni di visitatori unici. Sul fronte economico non si può essere altrettanto soddisfatti: ad aprile 2015 la società ha annunciato un crollo dei ricavi del 90%, attestandosi a ventuno milioni di

dollari. Difficile dire come andrà a finire in un universo così fluido e in continua evoluzione come quello del web. L’unica cosa possibile al momento è continuare a tifare Yahoo!, se non altro per garantire una pluralità dell’informazione sul web.

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