Una farfalla sulla bici
persone di Elisa Murgese Quando lo sport va oltre ogni limite Una farfalla sulla bici Anna Mei, record mondial...
https://www.dimensioni.org/2016/02/una-farfalla-sulla-bici.html
di Elisa Murgese
Quando lo sport va oltre ogni limite
Una
farfalla sulla bici
Anna Mei, record mondiale di
permanenza su pista, racconta il proprio impegno per far conoscere una rara
patologia:
i bambini farfalla. Una causa che
motiva gli sforzi di una vita.
Lo sport unisce. Sui campi da calcio, nelle
piscine olimpioniche o tra le piste da running, “lo sport va a cercare la paura
per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla”. E nella
definizione data a inizio Novecento dal fondatore dei Giochi olimpici, Pierre
de Coubertin, si percepisce quanto ogni sforzo atletico sia anche una
questione mentale, una spinta, che alcuni sportivi hanno scelto di dedicare
alla lotta contro le malattie rare. Come Vincenzo Nibali, ciclista
vincitore del Giro d’Italia 2013 e del Tour del France 2014, che da anni pedala
per destinare fondi alla ricerca contro la distrofia muscolare di Duchenne e
Becker, una malattia rara che porta alla paralisi degli arti.
La nuotatrice olimpica Federica Pellegrini, invece, ha posato per
il calendario 2016 dell’Associazione Ipertensione Polmonare Italiana onlus,
malattia degenerativa poco conosciuta che
colpisce soprattutto le donne. Una scelta che a Genova fa superare perfino le
rivalità del derby, visto che Genoa e Sampdoria Calcio, avversarie sul
campo, sono insieme supporter dell’associazione malattie rare “Mauro
Baschirotto”.
Professionisti che hanno dedicato il loro volto a una causa.
Una
carriera dedicata
Diverso è votare un’intera carriera sportiva a far conoscere una malattia
rara. Lo sa bene Anna Mei, record mondiale di permanenza su pista. Una
battaglia di mille chilometri combattuta in
sella alla sua bici dopo 35 ore, 11 minuti e 6 secondi. Una sfida che la 48enne
di Milano ha deciso di vincere per i bambini farfalla, bimbi affetti da
una malattia genetica rara (epidermolisi bollosa) che rende la loro pelle
estremamente fragile come la ali di una farfalla, coprendosi di vesciche e
ustioni a un semplice sfregamento.
Per fare conoscere questa patologia, la biker a novembre 2015 ha percorso
4mila giri di pista al
velodromo bresciano di Montichiari. Obiettivo dichiarato: andare oltre il gesto
atletico, liberandosi di tutti gli sponsor, per sostenere le associazioni Debra
e Sport nel cuore.
«Ho fatto solo quel che era giusto fare – racconta Anna Mei a Dimensioni
Nuove –. Il mio record non l’ho fatto da sola: ognuno aveva un compito
durante quelle 36 ore, come organizzare la logistica e occuparsi del pranzo,
per esempio. Il mio dovere era quello di pedalare e, come tutti, l’ho fatto nel
migliore dei modi».
Record conquistato nel weekend, a inizio settimana la
48enne milanese era già tornata in classe, dietro una cattedra alle scuole
primarie di Santo Stefano, a Lecco. Le sue materie? Storia, geografia, informatica
e immagine. Ma da quest’anno, ecco la nascita anche di alcuni laboratori. «Con
i bambini più piccoli voglio creare gadget da vendere a sostegno dei
bimbi farfalla – continua la biker – mentre alle scuole medie mi hanno chiesto
di motivare adolescenti che, a detta dei loro insegnanti, sono apatici e con
poca volontà».
Anna Mei |
La
forza per pedalare 35 ore
Secondo la ciclista da record, la chiave è spingere ognuno a trovare
il proprio talento. «Dio ha un disegno su tutti
noi, ma certe volte ci fa vivere situazioni che ci fanno arrabbiare. Abbiamo
tutto il diritto di arrabbiarci con Dio, anche Gesù lo ha fatto. Ma non
dobbiamo mai dimenticare che anche la nostra sofferenza rientra nei suoi
piani».
Quando non riusciva più a stare seduta e le gambe
sembravano abbandonarla, Anna Mei pensava a loro, a quei bimbi affetti da
epidermolisi bollosa, costretti a fare i conti con medicazioni e bendaggi
quotidiani. «Qualche giorno prima del record una ragazza farfalla mi ha detto
di soffrire anche mentre dorme. E nei momenti di massimo dolore, questa giovane
24enne dice a se stessa “Io sono più forte” – ricorda la 48enne milanese –. Era
questa sua frase a darmi coraggio giro dopo giro: se loro riescono a portare la
croce della sofferenza ogni giorno, io dovevo riuscire a sopportare il male
per soli mille giri di pista».
Spese
ingenti e poca ricerca
Una malattia rara, l’epidermolisi bollosa, orfana di
cure e ricerca, per cui diagnosi e trattamento possono essere difficoltosi, non
solo per una scarsa conoscenza medica, ma anche per il mancato interesse
delle case farmaceutiche a fare ricerca per medicinali usati da pochissime
persone. Sono quindi le famiglie a pagare i costi economici e sociali di assistenza. Cifre non indifferenti che, secondo
un’indagine di Regione Lombardia del 2012-2013, arrivano a toccare la soglia
dei 2.500 euro l’anno. Somme che non sempre le famiglie riescono a sostenere:
ecco quindi scendere in campo parenti e amici (11%), associazioni di
volontariato (1,6%) ma anche istituti di credito (6,7%).
Dedicare una carriera sportiva a
questa causa, quindi, significa dare un sostegno concreto alla ricerca.
Una lotta, che la ciclista spera ora di portare avanti in Europa. «Vorrei
partecipare alla Coppa del mondo, una 24 ore in sella alla bici», racconta Anna
Mei immaginando una nuova raccolta fondi alle porte, sempre con addosso la
maglia con le farfalle.
La
forza di ogni giorno
«I feedback più importanti li ho dalla gente comune –
continua la ciclista da record –. C’è chi, in esaurimento nervoso, mi ha visto
pedalare dicendomi di avere un motivo in più per lottare. Altri, mi
hanno detto che, prima di vedermi, non avevano mai pensato di potere aiutare
gli altri non con il denaro, ma mettendo il proprio talento al loro servizio.
Bisogna sempre darsi una seconda chance e credere in qualcosa».
Ed è proprio questo misto di fede e passione ad averla
portata nel 2013 a fare il Cammino di Santiago in bici o ad averla spinta a
pedalare fino alla Madonna di Medjugorje per poggiare, ai suoi piedi, la
farfalla che le aveva donato la mamma di un bimbo malato di epidermolisi
bollosa. «I bambini farfalla mi hanno dato una nuova vita mostrandomi la
forza con cui affrontano ogni giorno. Sono loro i miei veri insegnanti». Uno spirito sportivo che partecipa sempre
dello spirito religioso. Mentre le lotte, in ospedale come su campi da gioco e
piste, continuano. Nella speranza, un giorno, di vincere entrambe queste gare. <