Virtual crash
attualità di Ilaria Beretta Se saltasse Internet Virtual crash È un’ipotesi alquanto remota, ma nemmeno irreale....
https://www.dimensioni.org/2016/02/virtual-crash.html
attualità
di Ilaria Beretta
Se saltasse Internet
Virtual crash
È un’ipotesi alquanto remota, ma
nemmeno irreale. A quali scenari andremmo incontro
se tutte le reti improvvisamente
si bloccassero?
Immaginate un’enorme tempesta solare capace di fare
interferenza con ogni Wi-Fi terrestre, oppure l’esplosione contemporanea dei
cavi sottomarini che fanno viaggiare Internet: in un attimo il mondo sarebbe
disconnesso e riportato a un’era pretecnologica con conseguenze disastrose
per l’umanità…
A prima vista, sembrano le solite ipotesi apocalittiche, ma il rischio
della scomparsa del web inizia a essere sentito come una questione
reale.
La rete potrebbe non reggere l'eccessivo carico degli utenti e rompersi. |
Dal guasto tecnico all’attacco di potere
Il primo problema, infatti, è che i servizi virtuali passano attraverso
infrastrutture, che potrebbero – proprio come ogni costruzione umana – subire
un guasto. Le sedi delle aziende Internet, per esempio, potrebbero bruciare
o essere rase al suolo da eventi catastrofici, mentre danneggiare i fili
dell’online non è un’attività impossibile visto che qualche mese fa in Egitto
sono stati arrestati alcuni sommozzatori che cercavano proprio di scollegarli.
Staccare la spina al web dunque non è pura invenzione fantascientifica e
sono molti gli informatici a parlare di un possibile crash della più famosa
rete Internet. Primo fra tutti è l’ingegnere americano Danny Hillis, il
quale oggi – dopo aver passato anni innamorato del web, tanto da essere il
terzo al mondo a registrarvi un dominio – si dice molto scettico sul suo
futuro. Secondo l’esperto, infatti, il sistema potrebbe rompersi più presto di
quanto s’immagina: la rete non è stata pensata per ospitare miliardi di persone
e dunque potrebbe non reggere l’eccessivo carico di utenti.
In effetti il www (per intero, World Wide Web) nacque a fine anni
Ottanta da un’idea di alcuni ricercatori del laboratorio scientifico d’avanguardia
Cern a Ginevra. Gli studiosi avevano pensato di inventare e utilizzare una rete
per scambiarsi con i colleghi le informazioni inerenti ai propri studi. In
realtà la loro intuizione ebbe ben altra portata e oggi – 30 anni dopo – quella
rete è diventata indispensabile per miliardi di persone.
Questo “cambio di programma” nelle regole di Internet,
però, sarebbe proprio il motivo del rischio del crash della ragnatela: secondo
Hillis, lo spirito di collaborazione e di fiducia dei primi tempi, quando sul
web ci navigavano in pochi, è ormai finito e la rete è diventata un luogo
poco sicuro e facilmente attaccabile. A confermarlo sono altri grandi
dell’informatica che stanno studiando un piano alternativo alla rete.
La fine in un secondo
Alla scorsa Ted Conference (assemblea dove ogni anno vengono
presentate le idee più avveniristiche del globo), il signor Vint Cerf,
uno dei padri di Internet, ha aggiunto un altro elemento: se ogni fornitore di
servizi virtuali spegnesse (o fosse obbligato a farlo) i suoi trasmettitori,
tutto finirebbe in un secondo. Insomma, il crash della rete potrebbe non
avvenire per guasti tecnici o per opera di isolati pirati informatici, ma
essere un’azione organizzata da gruppi di potere, interessati a prendere il
controllo della rete e a utilizzarla come strumento di ricatto per il mondo
intero.
Non è una novità: la rete che secondo le intenzioni avrebbe dovuto
garantire democrazia e parità, si sta dimostrando sempre più una concentrazione
di aziende dai grandi interessi, impegnate nella contesa dell’immenso
regno del Web. Avere il controllo di mostrare questo o quel contenuto tra le
ricerche è un ruolo di responsabilità estrema che esige un’onestà di cui spesso
le aziende sono prive; mentre soldi o tornaconti politici non mancano a nessuno
di quelli che tessono la ragnatela.
Pensate a quei regimi autoritari (come Iran, Siria e Cina) che hanno
limitato ai privati l’accesso a Internet in modo tale da far apparire solo
contenuti favorevoli al governo. In Corea del Nord, addirittura, esiste una rete
virtuale isolata da quelle occidentali, completamente controllata dalla
polizia del dittatore Kim Jong-Un. Anche negli Stati democratici però c’è da
temere il “Grande fratello” online: grazie alle nostre ricerche e al Gps, tutte
le nostre abitudini sono monitorate clic dopo clic e vengono usate a
fini pubblicitari, non sempre in modo lecito.
La centralità della rete
Ecco perché, di fronte a queste prospettive, si cercano soluzioni da
attuare nel malaugurato caso che la connessione saltasse. Alcuni stanno
progettando un generatore elettrico di emergenza, mentre l’americano
Google ha investito un miliardo di dollari per mettere in orbita satelliti e
portare Internet ovunque, senza dover dipendere da infrastrutture terrestri. Ma
– al di là di un “Piano B” pratico che ancora non esiste – immaginare la
scomparsa di Internet è un ottimo esercizio per riflettere sul ruolo della
grande ragnatela, diventata ormai uno strumento fondamentale per tutti.
Da qualche anno, per esempio, registro e libretto
scolastici si sono convertiti al formato elettronico, mentre molte operazioni bancarie sono
diventate possibili esclusivamente tramite mouse. Anche per iscriversi a un
concorso o comunicare con certi uffici è necessario utilizzare un messaggio di
posta elettronica. Ancor più di recente, stanno nascendo applicazioni per
pagare le bollette di luce o gas, e c’è da scommettere che fra qualche anno
sarà impossibile farlo agli sportelli postali.
L’idea che le notizie su carta siano in via d’estinzione poi è in
giro già da molto: l’editore del New York Times, all’inizio del secolo,
aveva addirittura profetizzato che l’ultima copia del suo giornale sarebbe
stata stampata nel 2013. Si sbagliava ma è solo questione di tempo: chi non ha
o ancora non usa Internet sarà presto obbligato a mettersi al passo con i tempi
per evitare l’emarginazione sociale. <