Non bruciamoci il cervello
società di Elena Giordano Alcol, parliamone Non bruciamoci il cervello Bere ogni tanto, bere perché. ...
https://www.dimensioni.org/2016/03/non-bruciamoci-il-cervello.html
di Elena Giordano
Alcol,
parliamone
Non bruciamoci il cervello
Bere ogni tanto, bere perché. I
ragazzi italiani consumano alcolici sempre in minor quantità, ma in modo più
pericoloso (per la salute).
Gli ammonimenti lasciano il tempo
che trovano: occorre andare alle radici dell’abitudine.
Sono le 19, Gaia ha impiegato un’ora a scegliere i vestiti, truccarsi,
prepararsi e organizzarsi con le amiche. Prima tappa del sabato sera: il nuovo
bar che hanno aperto in centro. Poi passeranno a mangiare una pizza sul
tardi, due chiacchiere e poi via verso un altro locale per chiudere in
bellezza.
Ogni “momento” della lunga serata sarà scandito da sorrisi, divertimento,
qualche battuta con gli amici e bevande. Gaia, in realtà, durante la settimana
non beve, né birra né vino, men che meno a casa. Quando, però, arriva il
weekend, ecco sopraggiungere il consumo di alcolici e superalcolici.
Prima due aperitivi coloratissimi, da consumare con patatine e snack curiosi e
carini, che sembrano progettati da un designer. Poi, con la pizza, una birra
media, e in chiusura un limoncello. Infine, nell’ultimo step della serata, si
beve qualcosa di molto forte, per mantenere l’umore alto e spensierato.
Il comportamento di Gaia non è molto diverso da quello tenuto da
tantissimi ragazzi italiani. Il nostro Paese sta vivendo un periodo davvero
particolare, in merito al consumo di alcol. Le indagini confermano che i
giovani (minorenni) consumano sempre meno vino e birra. I giovani over
18, invece, pur bevendo meno, aggiungono il consumo di alcolici e
superalcolici.
A modificarsi – proprio come conferma il comportamento di Gaia – sono
anche tempi e modi di assunzione. I giovani tra i 15 e i 19 anni, per
esempio, bevono in più occasioni durante la stessa giornata, sia in case
private, che nei locali.
Infine, volendo sempre parlare di numeri, sotto la lente
d’osservazione di medici, psicologi e genitori, è il cosiddetto “binge
drinking”, ossia il consumo di cinque o più bevande nella stessa
occasione (che porta allo stordimento). Binge drinking, ebrezza e
ubriachezza sono pericolosi da più punti di vista: per il cervello e per le
relazioni e i comportamenti ad essi associati. È purtroppo molto semplice da
constatare: chi è ubriaco o alterato per colpa dell’alcol si mette spesso alla
guida e mette a rischio se stesso e gli altri. Non per altro, come precisano i
dati dell’Istituto superiore di sanità, “l’alcol causa mediamente 18 mila
morti l’anno in Italia e rappresenta la prima causa di mortalità sino ai 29
anni di età”.
Ritorniamo a Gaia...
Gaia ha una famiglia normalissima. È al primo anno di università, non ha
particolari problemi ad andare d’accordo con amici e compagni di studi. Certo,
ama essere accettata (soffre se si sente trascurata dal gruppo delle amiche più
“avanti”) e soprattutto, quando sopraggiunge il weekend, desidera lasciare da
parte preoccupazioni e ansie quotidiane (scadenze; esami; attività sportiva,
ecc.) e pensare solo a divertirsi.
L’alcol, in questo frangente, è per lei un alleato potentissimo. Gaia non
vede il “pericolo assuefazione o tossicità”, perché relega la sbandata alcolica
solo a due giorni su sette. A Gaia qualcuno dovrebbe invece spiegare che i
danni causati all’organismo dal consumo concentrato di alcolici non sono
visibili adesso… ma sono pronti a presentare il conto in età più adulta. Il
corpo è una macchina perfetta, ma se viene stressata a ripetizione può mostrare
incrinature e problemi con il passare del tempo.
C’è chi beve...
Anche se Gaia si ritiene una virtuosa del bere, perché
in grado – è una sua opinione – di gestire uso e abuso di alcol, attorno a lei
ruotano, come in ogni gruppo di amici, in ogni parte d’Italia, ragazzi che
bevono per i motivi più svariati.
C’è chi vuole dimenticare una pesante situazione familiare; chi
beve perché a casa sua tutti bevono ed è quindi la normalità; chi lo fa per
prendere coraggio e invitare a cena una certa persona; chi si annoia e non
trova altri stimoli interessanti nella giornata.
E ancora. Chi sente i pensieri nel cervello urlare a perdifiato, e
desidera tacitarli. Chi vuole rendere sopportabile un periodo faticoso. Chi
farsi bello con gli amici e dimostrare di poter reggere l’alcol meglio di
tutti.
Se ci fate caso, ciascuna di queste motivazioni è sensata: le situazioni
appena raccontate meritano una presa di posizione, un colpo di reni. L’alcol
può essere la risposta: semplice, veloce,
a costo ridotto. Altre risposte – un po’ più complesse – possono però
risultare molto più adeguate.
Diamoci una mano
Anche lo studente più preparato, il figlio modello, il fidanzato
impeccabile possono avere piccoli tarli che rodono e che devono essere placati.
Il consiglio più banale da dare a queste persone è: «Parlatene, parliamone.
Senza bere». Nessuno esplicita e cura i propri fantasmi da solo. Riuscire a
rispondere in modo sincero al quesito: «Perché bevi così tanto?» è un ottimo
punto di partenza. Nessuno potrà sostituirsi
al soggetto in questo percorso (se la persona vuole bere, a dispetto di
consigli o avvisi, continuerà a farlo); importante è che la persona sia
consapevole: di ciò che fa, delle conseguenze, dei rischi.
La vita non è preordinata e organizzata al 100 per 100, per quanto tutti
si sforzino di riempire le agende elettroniche di alert: è un insieme di
conquiste e grane da risolvere ogni giorno. Cercando di fare e dare
sempre il meglio di sé. L’alcol non è una semplice tentazione: è uno strumento
(sbagliato) di supporto. Cerchiamo allora di far uscire allo scoperto altri
strumenti, come l’amicizia, il sostegno, il volontariato. Diamoci una mano.
Diamo una mano. <